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Giovedì 28 APRILE 2022
Specializzazioni. Anaao Giovani: “All’Università coordinamento attività didattiche e di ricerca e il rilascio del titolo. Ma la formazione sul campo si deve fare in ospedale. E poi contratto subito a tempo determinato sin dal primo anno”

Sono i capisaldi della proposta di riforma presentata oggi a Roma dal settore giovani del sindacato che celebra i sui tredici anni di vita.  “Occorre mutare il paradigma formativo polarizzato verso un insegnamento teorico, shiftando decisamente verso quell’insegnamento pratico che in medicina appare di importanza imprescindibile al fine di formare professionisti di qualità”, ha spiegato il responsabile di Anaao Giovani, Di Silverio.

Con uno slogan e una grafica del programma ispirata alla schedina del totocalcio Anaao Giovani ha aperto oggi a Roma la sua conferenza nazionale a tredici anni dalla sua creazione (“Anaao Giovani ha fatto tredici” lo slogan).

Sono infatti passati tredici anni da quel 2009 quando, per l’intuizione dell’allora segretario dell’Anaao Carlo Lusenti, nasce la costola giovanile del sindacato (che sarà poi formalizzata l’anno dopo al Congresso nazionale).

L’idea di Lusenti era quella di dare spazio istituzionale alle nuove generazione di medici e dirigenti sanitari. Una sorta di vivaio dove far germogliare e crescere nuove idee e proposte ma anche un cambio di mentalità nella gestione e nelle dinamiche dei rapporti sindacali.

Da allora Anaao Giovani ha cercato di crearsi un suo spazio di proposta e negli ultimi anni si è molto concentrata su due aspetti: la formazione specialistica e il problema dell’occupazione medica.

Nella convention odierna a Roma protagonista è proprio una nuova proposta per riformare profondamente la formazione specialistica quale leva fondamentale per invertire il declino occupazionale dei medici del Ssn e mettere l’Italia al passo con quei paesi europei che da tempo inquadrano a pieno titolo (sia economico che contrattuale) la figura del medico specialista all’interno dei loro sistemi sanitari.

Ma sul tavolo anche un grido d’allarme su “almeno cinque priorità, cinque soluzioni che potrebbero arginare la fuga dei colleghi e riqualificare il capitale umano del nostro Ssn”:
1) rinnovare il contratto di lavoro, mai o mal applicato in periferia e scaduto da quasi 4 anni. Un nuovo contratto che adegui le retribuzioni all’inflazione;
2) depenalizzare l’atto medico;
3) detassare almeno il lavoro straordinario;
4) investire sulle assunzioni per permettere di adeguare i piani di lavoro alla normativa sull’orario;
5) avviare una riforma strutturale della formazione.

E, come dicevamo, è su quest’ultimo aspetto che il congresso di oggi si è concentrato maggiormente. A tracciare le linee della proposta di riforma della formazione specialistica è l’attuale responsabile del settore Anaao Giovani, Pierino Di Silverio che nella sua relazione parte proprio dal problema della carenza di personale medico nelle corsie ospedaliere e nei servizi territoriali, “presente da anni ed emersa con forza durante la sindemia COVID-19”.

Per Di Silverio il rischio di questa situazione è addirittura quello di “dare un colpo mortale alla sostenibilità del SSN”.

Del resto che da qui a pochi anni mancheranno migliaia di medici non è una novità. Di Silverio ricorda infatti che “il fenomeno nasce dalla progressione della gobba demografica, che vede nei nostri ospedali la popolazione medica più vecchia del mondo, dall’ulteriore brusca accelerazione dovuta alla “Quota 100” prevista nella Legge di Bilancio 2019, che modifica la cosiddetta “Riforma Fornero” e infine dalla fuga costante dei medici dal SSN”, rilevata recentemente proprio da uno studio della stessa Anaao.

“Intanto – ricorda il leader di Anaao Giovani - il Governo ha aumentato il numero dei contratti di formazione specialistica finanziati dallo Stato per il prossimo quadriennio e ha aumentato a 12.000 l’anno i posti in scuola di specializzazione”.

Ma quella che può sembrare solo una buona notizia dopo anni di contratti di formazione con il contagocce, per Di Silverio rischia tuttavia di “spostare, senza i dovuti accorgimenti e una reale programmazione dei fabbisogni, l’imbuto formativo combattuto per anni, a imbuto lavorativo”.

Da non sottovalutare peraltro il fulcro della problematica legata alla carenza di personale. Oggi nel nostro sistema sanitario pubblico esiste un’esigenza immediata di medici, aumentata da una crisi vocazionale imperante e destruente.

Del resto, incalza Di Silverio, “i medici specialisti servono subito, e occorre inoltre assicurare agli stessi una formazione adeguata e di qualità. Soprattutto alla luce dell’incremento di borse previsto per il futuro la capacità formativa delle Università non riuscirebbe a garantire una formazione di qualità e sufficiente”.

Da qui la proposta odierna, le cui basi. Ricorda ancora Di Silverio, “sono poste dal DL Calabria, con risultati positivi”.

Ma, “mentre in Europa gli specializzandi sono integrati e spesso dipendenti dei servizi sanitari nazionali, in Italia, rimarca Di Silverio, “sono un ibrido tra studenti e lavoratori, una figura assai difficile da inquadrare nell’ottica di diritti e doveri”.

Inoltre, e qui sta il nodo della proposta di riforma di Anaao Giovani, “l’Italia – spiega Di Silverio - è l’unico Paese europeo nel quale l’Università ha il monopolio della formazione medico-specialistica la cui qualità, a detta degli stessi specializzandi, è spesso insufficiente e, quando confrontata con quella delle strutture del SSN, nettamente inferiore”.

Serve quindi una riforma “organica e nazionale” che renda la formazione specialistica “meno vincolata a dinamiche universitarie e più legata al fabbisogno e alla programmazione del SSN”.

“Una riforma strutturale – spiega Di Silverio - deve prevedere il passaggio della gestione della formazione specialistica pratica dal MIUR al Ministero della Salute, con rilascio del titolo da parte dell’Università”. Fermo restando che quest’ultima “continuerebbe a offrire la formazione teorica agli specializzandi, partecipando al controllo della qualità del percorso”.

“L’attività professionalizzante si svolgerebbe, invece, in ospedali di apprendimento con volumi minimi soglia per ogni specialità, stabiliti dalle Regioni, compresi quelli universitari, attualmente detentori esclusivi della formazione medica specialistica e unici destinatari del lavoro prodotto”, sottolinea Di Silverio.

La necessità sarà quindi quella di “individuare reti formative in cui l’Università svolga un ruolo di coordinamento delle attività didattiche e di ricerca, in collaborazione con strutture ospedaliere, learning hospitals, capaci di trasmettere competenze professionali insegnando il ‘saper fare’ e il ‘saper essere’ del medico di domani”.

E qui la seconda mossa di Anaao Giovani: un vero contratto di lavoro dipendente per lo specializzando sin dal primo anno “anticipando l’incontro dell’attività formativa con l’attività assistenziale con contratto di lavoro dipendente, a tempo determinato e a scopi formativi, dal primo anno o dopo il tronco comune, che sancisca il passaggio dei giovani medici dallo status di studenti a quello di lavoratori, garantendo loro tutele assistenziali e previdenziali attraverso un pieno e precoce inserimento professionale nel SSN”.

“Da un punto di vista giuridico e contrattuale – spiega in sintesi Di Silverio - il medico in formazione specialistica entra come tale nell’area della dirigenza medica, al fine di poter usufruire delle tutele previdenziali e assistenziali proprie di ogni lavoratore”.

“Il percorso di specializzazione verrebbe diversamente articolato con acquisizione progressiva, e certificata di autonomia professionale fino al conseguimento del titolo di specialista e se il medico in formazione al primo anno di specialità è ancora privo di autonomia – sottolinea Di Silverio - dal secondo potrà effettuare attività di base e attività specialistiche sempre tutorate, fino ad arrivare nella fase finale a compiere atti e procedure cliniche in prima persona, con un tutor sempre disponibile in caso di bisogno”.

L’iter formativo nella proposta Anaao Giovani “prevede la possibilità di formazione all’estero, con una borsa di studio ad hoc della durata massima di 12 mesi, prolungabile, a scelta del medico, fino a 18 mesi, ma in regime di aspettativa senza assegno”.

Inoltre, nel primo biennio “dovrà essere prevista in maniera obbligatoria una formazione sulle urgenze emergenze attraverso tirocini nei Pronto Soccorso e corsi di bls-d, ALS e PTC”.

La figura del tutor. In questo nuovo sistema formativo, spiega infine Di Silverio, “il tutor rappresenta una figura chiave”.

“Troppo spesso, nell’attuale modello, il tutor è solo sulla carta, senza alcun potere decisionale sulla formazione del giovane medico, ostaggio del volere del Direttore di Scuola di Specializzazione. In questo caso – sottolinea Di Silverio - il tutor sarebbe uno specialista con almeno 5 anni di specializzazione ed esperienza, titolare insieme con la équipe di una specifica funzione formativa che va retribuita con una voce stipendiale specifica. La sua attività sarebbe giudicata dagli specializzandi stessi e dal Direttore di Struttura ogni 3 anni, con possibilità di revoca dell’incarico”.

“Occorre in definitiva mutare il paradigma formativo che oggi è polarizzato verso un insegnamento teorico, shiftando decisamente verso quell’insegnamento pratico che in medicina appare di importanza imprescindibile al fine di formare professionisti di qualità”, conclude Di Silverio che lancia un ultimo monito al Gverno: “Se è vero che i giovani medici rappresentano il futuro del sistema sanitario, chiediamo al Governo che su questo futuro si investano le risorse necessarie affinché nessuno debba più abbandonare gli ospedali e il nostro Paese alla ricerca di migliori condizioni di lavoro e di vita”.

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