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Giovedì 28 APRILE 2022
Covid. Cimo Fesmed: “Si pensi anche a preparare gli ospedali per l’autunno, siamo sfiniti”

Il sindacato: “In percentuale, i casi di Covid-19 tra gli operatori sanitari continuano ad essere di più rispetto alla popolazione. Rivedere i percorsi e riorganizzare le strutture sanitarie per consentire il ricovero di pazienti Covid e non Covid”

“Mascherine o non mascherine, è davvero solo questo il problema? C’è qualcuno che sta pensando a come riorganizzare gli ospedali in vista della nuova ondata di Covid-19 che molto probabilmente tornerà a colpirci in autunno? Le aziende sanitarie stanno pensando a come riuscire a ricoverare sia pazienti Covid che pazienti non Covid? A come recuperare realisticamente le infinite liste d’attesa? A mettere in pratica quello che due anni di emergenza ci hanno insegnato e ad evitare di ripetere gli stessi errori, non facendoci cogliere nuovamente impreparati da un virus che – ormai si sa – è destinato a circolare ancora per un bel po’ e a causare ricoveri e decessi tra le persone più fragili? A noi non risulta” dichiara Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED (cui aderiscono CIMO, FESMED, ANPO-ASCOTI e CIMOP).

“Quel che sappiamo – aggiunge - è che i medici e i sanitari sono sfiniti, e che continuano ad essere più colpiti dal virus rispetto alla popolazione generale. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, complessivamente dall’inizio dell’emergenza ad oggi si sono registrati 16,2 milioni di casi, che su una popolazione di 60 milioni di persone corrispondono al 27%. Dei 753 mila operatori sanitari, se ne sono contagiati 295 mila, ovvero il 39%. Analizzando i dati dell’ultimo mese, la differenza permane: è risultato positivo l’1,7% della popolazione a fronte del 3,8% dei sanitari. Sintomo che, forse, la prevenzione ed i percorsi definiti sino ad oggi hanno ancora qualche falla, che va necessariamente risolta”.

“Comprendiamo l’esigenza dei cittadini di liberarsi delle mascherine e di godersi l’estate in serenità – conclude Quici -, ma ci auguriamo che si rifletta in modo più organico sulle azioni necessarie per consentire agli ospedali di assistere indiscriminatamente tutti i pazienti”, conclude.

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