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Lunedì 09 MAGGIO 2022
Sindrome feto alcolica. Iss: solo lo 0,1% delle donne italiane beve in modo eccessivo durante gravidanza

Pichini (Iss): “L'uso di alcol durante la gravidanza e la successiva esposizione fetale può causare molteplici disturbi perinatali come la nascita prematura, sindromi da astinenza, tremori, iperreflessia e uno sviluppo fisico e mentale alterato nelle fasi successive della vita. Tuttavia i dati odierni ci dimostrano che le politiche applicate dalla salute hanno accresciuto nelle donne italiane la consapevolezza sui rischi associati al consumo di alcol durante la gravidanza”.

Sono sempre meno le donne che consumano alcolici durante i 9 mesi di gravidanza. Lo rivelano i dati presentati oggi nel corso del workshop Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici e della Sindrome Feto Alcolica e raccolti dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS che ha condotto uno studio in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e l’Università Politecnica delle Marche per valutare il consumo gestazionale e l'esposizione fetale all’alcol.

“Abbiamo misurato uno dei metaboliti più specifici dell'alcol etilico, l'etilglucuronide (EtG) - dice Simona Pichini dell’ISS, coordinatore del progetto - nei capelli materni e nel meconio neonatale che coinvolge madri e neonati lungo tutto il territorio nazionale italiano. I risultati preliminari, ottenuti in coorti separate di madri e neonati in gravidanza e parto, hanno mostrato che, attualmente, una quantità trascurabile di donne italiane, lo 0,1%, beve in modo sensibile durante la gravidanza e che una piccola percentuale di neonati è esposta all'alcol prenatale”

Nel progetto sono state arruolate venti partorienti e venti neonati non accoppiati per città provenienti da ospedali del Sistema Sanitario Nazionale dislocati nel Nord, Centro e Sud Italia (isole comprese). I capelli materni, di 8 cm di lunghezza massima, sono stati raccolti alla fine della gravidanza e analizzati poiché l'intera ciocca e il meconio neonatale sono stati raccolti entro le prime 24 ore dopo la nascita. L'etilglucuronide è stato quantificato in entrambe le matrici biologiche attraverso una metodologia convalidata di gascromatografia e spettrometria di massa in tandem.

Concentrazioni di capelli EtG inferiori a 5 pg/mg capelli sono state attribuite a donne astinenti, quelle > 5 pg/mg e inferiori a 30 pg/mg sono state attribuite a donne che consumavano "un po'" di alcol durante la gravidanza e ≥ 30 pg/mg sono state attribuite a bevitrici eccessive

In totale finora sono stati analizzati 781 campioni di capelli materni e 642 di meconio. Solo una donna su 781 (0,1%) ha presentato un consumo eccessivo di etanolo cronico con concentrazione di EtG > 30 pg/mg, mentre l'8,2% dei capelli materni ha presentato concentrazioni di EtG >5 pg/mg con 1,4% >11 pg/mg. Quattro neonati (0,6%) sono risultati esposti prenatalmente all'etanolo con concentrazione di meconio EtG >30 ng/g. La percentuale più alta di donne coinvolte nello studio (età media 34 anni) erano italiane (88%) e occupate (69%). Per quanto riguarda il livello di istruzione, il 44% ha un titolo universitario e il 39% ha un livello di istruzione superiore. I quattro nati esposti non presentavano alla nascita alcun segno di evidente disabilità o malformazione.

“L'uso di alcol durante la gravidanza e la successiva esposizione fetale può causare molteplici disturbi perinatali – conclude Simona Pichini – come la nascita prematura, sindromi da astinenza, tremori, iperreflessia e uno sviluppo fisico e mentale alterato nelle fasi successive della vita. Tuttavia i dati odierni ci dimostrano che le politiche applicate dalla salute hanno accresciuto nelle donne italiane la consapevolezza sui rischi associati al consumo di alcol durante la gravidanza”.

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