quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 13 MAGGIO 2022
Tumore del seno. Mortalità ridotta del 18% per le pazienti delle Breast unit delle Marche

Presentato documento di consenso. Individuati 10 indicatori chiave per migliorare l’assistenza. La sopravvivenza è migliore nei centri che trattano oltre 150 casi ogni anno. Berardi (Ospedali Riuniti di Ancona): “I percorsi multidisciplinari garantiscono risparmi e riduzione dei tempi di attesa. I parametri permettono di valutare la qualità delle cure”.

La cura del tumore della mammella in Centri di Senologia multidisciplinari riduce la mortalità a 5 anni del 18%. Inoltre, un recente studio su 25.000 donne ha dimostrato che la sopravvivenza a 5 anni aumenta del 9% negli ospedali che, ogni 12 mesi, trattano più di 150 casi rispetto a quelli con meno di 50. Vanno considerati anche i benefici psicologici, che derivano da una migliore qualità di vita delle pazienti, e un utilizzo più razionale ed efficace delle risorse.

Per migliorare il livello di assistenza delle donne colpite da carcinoma mammario, le Breast Unit della Regione Marche hanno elaborato un documento di consenso, presentato oggi nella Prima Sessione del Convegno “Tumori Femminili” ad Ancona (Mole Vanvitelliana), giunto alla settima edizione, con l’intervento di Filippo Saltamartini, Assessore alla Sanità della Regione Marche.

In particolare, sono stati individuati 10 indicatori chiave, ritenuti rilevanti e appropriati per monitorare l’andamento delle Breast Unit e per condividere e confrontare la loro attività per un miglioramento continuo dell’assistenza a vantaggio delle pazienti.

“Questo documento rappresenta il frutto di un lavoro condiviso tra i professionisti marchigiani che, con diverse competenze multidisciplinari nel contesto delle Breast Unit della Regione, hanno valutato gli indicatori relativi al Percorso Diagnostico Terapeutico e Assistenziale (PDTA) per questa patologia – spiega Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica, Aou Ospedali Riuniti di Ancona e membro del Direttivo Nazionale Aiom – l’utilizzo degli indicatori di qualità per la neoplasia della mammella è uno strumento efficace per valutare l’aderenza alle raccomandazioni cliniche e, se necessario, proporre e mettere in atto miglioramenti. La definizione e selezione degli indicatori, che sono basati sui livelli di evidenza scientifica, è necessariamente dinamica. Per i parametri per i quali il centro di senologia non raggiunge lo standard previsto, il team multidisciplinare dovrà concordare azioni correttive per migliorare la performance clinica relativa a quel determinato indicatore”.

La Breast Unit è un modello di assistenza specializzato nella diagnosi, cura e riabilitazione psicofisica delle donne colpite da carcinoma mammario, affidate a un gruppo multidisciplinare di professionisti dedicati e con esperienza specifica in ambito senologico. “La presa in carico avviene attraverso un Percorso Diagnostico Terapeutico ed Assistenziale – afferma Filippo Saltamartini, Assessore alla Sanità della Regione Marche -. La paziente non deve più recarsi personalmente e in maniera separata dalle diverse figure di professionisti, ma viene curata da personale altamente specializzato e che opera secondo elevati standard internazionali. Inoltre, ha la possibilità di partecipare a studi clinici multicentrici, nazionali e internazionali, con maggiori e più innovative possibilità terapeutiche”.

La chirurgia rappresenta solo una parte, anche se essenziale, dell’iter terapeutico che si deve integrare con altre professionalità nel contesto di un team formato e dedicato specificatamente alla patologia. 

“Il Centro di Senologia rappresenta un esempio di come deve essere affrontata oggi una patologia oncologica che purtroppo è molto frequente in tutti i paesi del mondo – sottolinea Luigi Cataliotti, Presidente di Senonetwork Italia -. Il trattamento del tumore della mammella in un centro a questo dedicato garantisce una strategia che vede una serie di attori alternarsi nel costante rapporto con la paziente per offrirle la miglior cura in base ai suoi problemi. I buoni risultati che si ottengono con una organizzazione di questo genere sono da attribuire al giusto integrarsi delle varie discipline ognuna delle quali porta il suo contributo di conoscenza. Il modello proposto non può prescindere dalla realizzazione di un sistema di monitoraggio e dalla verifica di qualità dell’attività effettuata. Abbiamo definito parametri oggettivi, da utilizzare come indicatori di efficacia del trattamento e di qualità della prestazione erogata. Senonetwork Italia ha proprio lo scopo di promuovere il trattamento delle pazienti con tumore al seno in centri dedicati che rispettino i requisiti europei per offrire a tutte le donne pari opportunità di cura”.

“Le principali figure professionali coinvolte nel gruppo di lavoro – afferma Roberto Papa, responsabile Qualità, Rischio Clinico, Innovazione Gestionale e Tecnologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona – sono il chirurgo senologo, il chirurgo plastico, l’anatomopatologo, il radiologo, il medico nucleare, il radioterapista, l’oncologo, l’infermiere con funzioni di case management e con specifica formazione in comunicazione, il data manager, cioè il coordinatore di ricerca clinica, lo psicologo clinico, il fisiatra e il genetista. Il ruolo di ciascun professionista varia in funzione della fase di gestione della malattia. La Breast Unit, costituita con il contributo multidisciplinare dei professionisti coinvolti, inoltre può in alcuni casi avvalersi in maniera integrata di servizi dislocati in sedi diverse, all’interno di una stessa area geografica, avvicinando le cure alla residenza del paziente. La verifica della qualità dell’assistenza viene invece garantita, a prescindere dalle diverse scelte organizzative a livello locale, attraverso la realizzazione di un sistema di indicatori e standard comuni, capaci di consentire un confronto tra i professionisti e di ottimizzare gli esiti delle cure erogate. Questo percorso virtuoso produce un incremento della qualità professionale ed organizzativa, che si traduce in un contestuale miglioramento della qualità percepita dai pazienti”.

“Lo sforzo per organizzare questi confronti scientifici di qualità viene ben compensato dal fine ultimo dei sempre maggiori benefici per coloro che devono affrontare questi impegnativi percorsi diagnostico-terapeutici. La nostra Azienda supporta convintamente queste iniziative di rilevante valore scientifico, che le donano prestigio e la collocano all’attenzione generale ben al di fuori dei confini regionali – afferma Michele Caporossi, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona -. A fianco dell’aspetto scientifico, evidenzio il lavoro di squadra tra professionisti che c’è alla base di questo progetto, valore aggiunto in ogni risultato raggiunto”.

Per stilare il documento di consenso è stato istituito un comitato di esperti delle Breast Unit delle Marche. Durante il primo incontro del comitato, a maggio 2020, è stato condiviso di produrre preliminarmente una lista di indicatori per il monitoraggio del PDTA del carcinoma della mammella. “La ricerca – conclude Rossana Berardi – ha prodotto la raccolta di 59 indicatori, poi raggruppati in sottocategorie (diagnosi, tempi di attesa, terapia chirurgica, radioterapia, terapia medica, staging, counselling, follow-up, Breast Unit). Durante il secondo incontro del comitato regionale, a settembre 2020, sono stati presentati i risultati delle selezioni effettuate dai vari membri ed è stata aperta la discussione per definire gli indicatori da condividere. Gli esperti regionali hanno identificato un gruppo di 10 indicatori chiave, gli altri 49 possono essere facoltativamente adottati dalle singole Breast Unit regionali. Tra i parametri chiave, ricordiamo il volume di interventi per struttura e anno (che deve essere superiore a 150), la proporzione di interventi di ricostruzione o inserzione di espansore nella stessa seduta dell’intervento chirurgico demolitivo (uguale o superiore al 70%) e l’effettuazione dell’intervento chirurgico di asportazione di neoplasia maligna entro 30 giorni dal momento in cui è stata posta l’indicazione all’intervento da parte dello specialista (più del 90%)”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA