quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 13 MAGGIO 2022
La fiducia dei professionisti della Sanità



Gentile Direttore,
ho letto con grande attenzione ed altrettanto piacere l’intervento del dott. Dott. Buccino, e non si può non concedere che, a fronte dei tanti impegni formali verificabili nel pressoché totale complesso delle Aziende Sanitarie Italiane, effettivamente i temi portati avanti dall’ex Direttore Sanitario corrispondano ad effettivi malpancismi di ordinaria discussione delle persone a vario titolo impegnate nelle attività sanitarie.

La constatazione del «basso valore aggiunto» cui attualmente è affetta la “produttività” sanitaria – ormai sembrano assai lontani i tempi del “piè di lista” o dello «scandalo nello scandalo di Tangentopoli» , la c.d. “Sanitopoli” ove peraltro, e non a caso, tale “valore aggiunto”, ora eminentemente considerato … non c’entrasse proprio nulla – altro non è (è stato qui detto tante volte), che soltanto uno degli esiti delle politiche usate ed abusate su un sistema sanitario al quale nel corso del tempo il legislatore abbia sempre più chiuso i “rubinetti economici”, basando le sue determinazioni non esclusivamente per via di contingenti cogenze determinate dalle varie leggi finanziarie, ma sul fatto che il nostro SSN era ed è un sistema comunque mediamente ad alta efficienza e che quindi lo stesso poteva continuare a funzionare egregiamente – come pure paradossalmente effettivamente ha continuato a fare.

La pandemia ha forse anche peggiorato questo aspetto, malgrado emergessero forse con anche maggiore evidenza sia le carenze che i malpancismi degli “eroi per un giorno”: per certi professionisti anche svolgere il necessario ed irrinunciabile ruolo di vaccinatori – ruolo che varie personalità di spicco del mondo istituzionale ora ritengono sia stato decisivo – è stato in realtà reso difficoltoso e farraginoso proprio dallo stesso limite normativo per cui è possibile tutt’oggi ad es. prenotare una ecografia, ma non la collegata radiografia in contestuale regime libero-professionale.

Ecco perché è stato possibile negli ultimi 30 anni per «medici talentuosi addentrarsi, con successo, nella innovazione clinica terapeutica» e per i non medici applicare le logiche di «produttività a basso valore aggiunto». Un discriminante sfuggito alla analisi del dott. Buccino (ma non soltanto alla sua).

Alla fine la storia è sempre la stessa, e non riguarda soltanto e ad un livello di mera generalità, lo sviluppo della Telemedicina, le rigettate «sfide delle nuove tecnologie», o perché «le Aziende sanitarie hanno poca attenzione verso le persone che vi lavorano, investono poco in innovazione, hanno una capacità di gestione manageriale improvvisata», ma anche perché, a fronte di multiformi situazioni fortemente limitanti, prime fra tutte quelle normative e contrattuali, coloro che sono oggetto di simili discriminazioni sembra abbiano sempre molto poco da dire e da fare – non a caso anche l’intervento giornalistico è di un medico ex direttore sanitario e non di un “non medico” …

È ormai lecito, legittimo e forse addirittura assillante domandarsi cosa stia facendo da così tanto tempo il pur imponentemente implementato apparato rappresentativo dei professionisti sanitari, composto da enti sia sociali (sindacati) che sussidiari dello Stato (ordini), soprattutto in un momento in cui si devono proporre i migliori indirizzi all’utilizzo di nuove risorse che alla Commissione europea, al Parlamento europeo ed ai leader dell’UE sembra sia diventato molto più doveroso mettere in campo (Next Generation EU e Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), per aiutare «l’Unione europea a riparare i danni economici e sociali causati dall’emergenza sanitaria da coronavirus e contribuire a gettare le basi per rendere le economie e le società dei paesi europei più sostenibili, resilienti e preparate alle sfide ed alle opportunità della transizione ecologica e digitale».

Anche riguardo ad entrambe questi apparati rappresentativi alla fine la storia è sempre la stessa … e se tutt’ora non c’è corrispondenza tra i malpancismi e le azioni politiche, allora (è stato qui detto tante volte in vari interventi degli ultimi anni) i difetti stanno essenzialmente nel sistema elettivo delle cariche.

Il management deve credere nelle persone – certo – ma forse ancor prima le persone, ossia i diretti interessati devono – se proprio qui dovesse trattarsi di una professione di fede, ma personalmente preferisco forme verbali di stampo più laico e di più ampia efficacia – aver fiducia (il “trust” angloamericano) negli strumenti del management, ma ancor prima e ad un livello di maggiore attenzione ed intensità, aver fiducia in sé stessi e nelle proprie potenzialità e possibilità.

Soltanto così si potrà sperare che nel prossimo futuro “non medici” talentuosi si addentreranno con successo in ogni ruolo – dalla collaborazione alla dirigenza – in Aziende nelle quali verranno valorizzati, premiati per l’impegno, riconosciuti per il contributo e ascoltati per ciò che possono dare.

Dott. Calogero Spada
TSRM – Dottore Magistrale

 

_

[1] 

[2] 

____________________________________________________________________

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA