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Lunedì 23 MAGGIO 2022
Fp Cgil contro l’esternalizzazione della guardia medica di Monfalcone

Per il sindacato “si concretizza così il sistema sanitario regionale misto pubblico-privato, voluto dall’assessore Riccardi e dal presidente Fedriga, anche per il servizio medico di Continuità Assistenziale”. Un atto “gravissimo”, un "duro colpo per il Ssn pubblico e universale” e una “sconfitta per i medici pubblici, mal pagati e in fuga da ospedali e ambulatori”.

La Fp Cgil Medici e Dirigenti Sanitari di Trieste denuncia e si schiera contro la “grave decisione del DG Poggiana” dell'Asugi (Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina) di “esternalizzare un servizio medico essenziale, come la Guardia Medica di Monfalcone, affidandolo ad un ente privato”. Una decisione che arriva, evidenzia il sindacato, “mentre l’Atto Aziendale ASUGI è stato approvato in questi giorni con grave ritardo, senza correggere il forte ridimensionamento dell’assistenza territoriale (due Distretti Sanitari per Trieste invece dei precedenti quattro)”.

Per Pierpaolo Brovedani, del sindacato, “si concretizza così il Sistema Sanitario Regionale misto pubblico-privato, voluto dall’assessore Riccardi e dal presidente Fedriga, anche per il servizio medico di Continuità Assistenziale. Mai era successo in Asugi che un servizio del sistema emergenziale venisse privatizzato: è un atto gravissimo, che mette a repentaglio le fondamenta del Ssn, così come inteso dal legislatore fin dal 1978”. 

Si tratta, dice Brovedani, di “un duro colpo per il Ssn pubblico e universale; una sconfitta per i medici pubblici, mal pagati e in fuga da ospedali e ambulatori; una dimostrazione di incapacità programmatoria da parte della Direzione Generale ASUGI, in ritardo sia con le retribuzioni aggiuntive che con l’attribuzione degli incarichi professionali per i medici e i dirigenti sanitari". 

La Fp Cgil Medici e Dirigenti Sanitari chiede da tempo un piano straordinario di assunzioni per tutte le professioni mediche e sanitarie, “in mancanza del quale - averte Brovedani - anche le Case di Comunità previste dal PNRR rischiano di rimanere delle strutture vuote, potenziale obiettivo per l’ulteriore collocazione di operatori sanitari privati”.

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