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Mercoledì 01 GIUGNO 2022
Riforma Mmg. Lo Snami non ci sta: “Sarà un fallimento, non abbiamo il dono dell’ubiquità”

Il Sindacato autonomo boccia il progetto che prevede che il medico di famiglia lavori 38 ore a settimana, di cui 20 nel suo studio e 18 nei servizi del Distretto. “Coloro che hanno concepito questi percorsi sono contemporaneamente mal informati, mal consigliati, poco lungimiranti e oggettivamente votati al fallimento”.

Allo Snami la riforma della medicina generale che prevede che il medico di famiglia lavori 38 ore a settimana, di cui 20 nel suo studio e 18 nei servizi del Distretto non piace. “La prima riflessione che farei-dice Angelo Testa, presidente nazionale Snami- è che coloro che hanno concepito questi percorsi siano contemporaneamente mal informati, mal consigliati, poco lungimiranti e oggettivamente votati al fallimento. Se tu costruisci quello che dovrebbe essere un cambiamento epocale e un miglioramento della assistenza medica territoriale sulle fake news che circolano, sulle leggende metropolitane che con interesse vengono diffuse e sui luoghi comuni imperanti, cioè sulle narrazioni che i Medici di Medicina Generale siano dei fannulloni, un ricettificio automatico e dulcis in fundo dei loro favolosi guadagni, soprattutto senza fare niente, sbagli perché parti da un presupposto totalmente sbagliato.”

“Intanto non si capisce - aggiunge Salvatore Cauchi, addetto stampa nazionale,- perché a fronte della narrazione di questo mondo fantastico dove si guadagna tanto e non si fa nulla, ci sia un fuggi fuggi generale dal nostro comparto con pensionamenti anticipati e stra-anticipati  e sempre  meno giovani che ambiscono alla Medicina Generale”.

“La realtà è ben altra e decisamente all’opposto di quella che strumentalmente vogliono vendere - puntualizza Gennaro Caiffa, vice segretario nazionale Snami, - perché siamo malpagati, schiacciati da incombenze inutili ed asfissianti  e siamo rimasti l’unico front office medico nei confronti dei cittadini.”

“La verità” - conclude Angelo Testa - è che hanno gentilmente pensato a Noi per le Case di Comunità perché non hanno altri Medici su cui investire.  Se non dimostrassero di averli non avrebbero i finanziamenti del PNRR, hanno voluto ignorare il nostro impegno quotidiano di dieci/dodici ore, considerando semplicemente i nostri orari minimi di ricevimento e volutamente ignorando che quella è solo una piccola parte delle nostre incombenze e strumentalmente  facendo finta di credere che il Medico di famiglia sia dotato del divino DONO DELL’UBIQUITA’ !”

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