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Mercoledì 08 GIUGNO 2022
Demenza. Rigidità aortica possibile fattore di rischio modificabile

Uno studio condotto negli Usa su oltre 250 adulti partecipanti al Framingham Third Generation ha evidenziato come l’aumento della rigidità della parete dell’aorta e della pressione del polso siano associate a un più ampio impatto della proteina tau a livello regionale nel cervello degli anziani senza demenza.

(Reuters Health) – L’aumento della rigidità della parete dell’aorta e della pressione del polso sono associate a un più ampio impatto della proteina tau a livello regionale nel cervello degli anziani senza demenza. A evidenziarlo è uno studio pubblicato da JAMA Neurology e condotto da un team americano guidato da Leroy Cooper, del Vassar College a Poughkeepsie di New York.

Per lo studio, il team ha preso in considerazione 257 adulti dalla coorte Framingham Third Generation con un’età media di 54 anni e appartenenti all’etnia europea, occidentale. Dai risultati è emerso che misurazioni più elevate di rigidità dell’aorta e pressione del polso erano correlate in modo significativo a un maggior carico di tau a livello di corteccia entorinale e rinale, soprattutto tra gli adulti di età pari o superiore a 60 anni.

E l’associazione è rimasta significativa anche dopo aver ‘aggiustato’ i risultati rispetto alla proteina beta-amiloide; invece non sono state evidenziate associazioni tra quest’ultima proteina, l’aumento della rigidità dell’aorta e la pressione del polso.

“Questi risultati suggeriscono che una emodinamica vascolare anomala può contribuire a un maggior carico di tau nelle regioni del cervello più vulnerabili alla deposizione precoce della proteina”, hanno scritto gli autori, secondo i quali, “la rigidità dell’aorta è potenzialmente modificabile, quindi potrebbe essere un obiettivo indipendente per la prevenzione di patologie correlate alla proteina tau. Il nostro studio fornisce un’ulteriore prova che la disfunzione arteriosa a monte può contribuire a tossicità neuronale associata a un aumento dei depositi di tau”.

Fonte: JAMA Neurology

Reuters Staff

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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