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Martedì 28 AGOSTO 2012
Sconfiggere la chemioresistenza è possibile. Grazie allo studio delle staminali tumorali

Una ricerca sul melanoma dimostra che la popolazione di cellule più pericolosa nel cancro è un marker per le staminali tumorali e agendo su di esso si può tenere a bada la patologia e eliminare la resistenza alle terapie.

Le cellule staminali tumorali sono definite da tre caratteristiche: capacità di differenziarsi, capacità di autorinnovarsi e capacità di dare vita a un tumore. Da qualche tempo è stato dimostrato che queste unità biologiche sono capaci di resistere alla chemioterapia, e da molti scienziati sono state spesso associate alla ricomparsa dopo anni del tumore. Come eliminarle? La soluzione potrebbe arrivare oggi da una ricerca dell’Università del Colorado, pubblicata su Stem Cells: questa popolazione di staminali – studiate in particolare su tessuti affetti da melanoma – presenterebbe infatti un marker, l’enzima Aldh, che permetterebbe di riconoscerle e dunque le renderebbe un target terapeutico oncologico.
 
“Avevamo già osservato questo marker in altri tipi di cancro, ma mai nel melanoma. Inoltre non avevamo mai capito che funzione avesse”, spiega uno degli autori principali dello studio, Mayumi Fujita. Per osservarne le caratteristiche, il team del ricercatore ha trapiantato su modello animale cellule del melanoma ricche di Aldh e altre prime dell’enzima, dimostrando che le prime risultavano molto più prolifiche delle seconde. Avendo scoperto questa proprietà, gli scienziati hanno allora tentato di silenziare il gene che produce Aldh, e hanno così osservato che le cellule tumorali così modificate in coltura morivano e su modello animale perdevano la capacità di generare cancro. In laboratorio, inoltre, le staminali prive dell’enzima, erano più sensibili alla chemioterapia.
 
Nell’analizzare campioni di tumori umani, gli scienziati hanno trovato sottopopolazioni distinte di cellule ricche di Aldh, che costituivano appena lo 0,1-0,2% delle unità biologiche delle neoplasie primarie. Ma nei melanomi metastatici, i più aggressivi, arrivavano ad essere molto più numerose, fino al 10% dell’intera popolazione cellulare tumorale, a dimostrazione della loro pericolosità. Le unità biologiche sono poi state testate per le tre caratteristiche primarie delle staminali e poiché le soddisfavano, catalogate come tali.
 
La speranza dei ricercatori ora è duplice.“Vorremmo usare queste nuove conoscenze sia per intervenire direttamente nella genesi dei tumori, sia per rendere le cellule già malate più sensibili alla chemioterapia”, ha concluso Fujita. “In particolare, sintetizzare un farmaco capace di rendere il melanoma non più resistente alla terapia, potrebbe aiutarci in molti campi, rendendo molti altri farmaci e molecole più efficaci”.
 
Laura Berardi

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