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Giovedì 16 GIUGNO 2022
Medicina di genere. Anche nell’infiammazione essere uomo o donna fa la differenza. Gli estrogeni giocano un ruolo chiave

Numerosi studi hanno dimostrato come nelle donne in età fertile risulti minore il rischio rispetto agli uomini di contrarre una vasta gamma di malattie. Un fenomeno riconducibile agli ormoni sessuali femminili. Ma al contrario le donne sono più esposte alle malattie autoimmuni, dove un’eccessiva risposta di tipo immunitario e infiammatorio è tra i fattori determinanti il loro sviluppo. Il focus al 15th World Congress on Inflammation

La medicina di genere rappresenta una nuova frontiera della ricerca medico-scientifica. Un approccio che tiene conto delle differenze tra uomo e donna nel campo della salute con l’obiettivo di fornire cure sempre più appropriate e personalizzate.  Dalla prevenzione alla diagnosi, dai sintomi alla risposta alle terapie. Essere uomo o donna ha un impatto specifico su molti aspetti clinici, dall’incidenza alla sintomatologia sino al decorso di numerose patologie, in particolare quelle a base infiammatoria come le malattie cardiovascolari, neurodegenerative, respiratorie, autoimmuni e i tumori. 

È quanto spiega la Prof.ssa Elisabetta Vegeto dell’Università di Milano, che è intervenuta nel corso della sessione “Sex and Gender Differences” tenutasi durante il 15th World Congress on Inflammation (5-8 giugno, Roma), organizzato dalla Società Italiana di Farmacologia (Sif) e dall’International Association of Inflammation Societies (Iais).

“Negli ultimi anni la ricerca nell’ambito della medicina di genere - afferma Vegeto - ha fatto molti progressi: numerosi studi hanno, infatti, dimostrato come nelle donne in età fertile risulti minore il rischio rispetto agli uomini di contrarre una vasta gamma di malattie, tra cui quelle a base infiammatoria. Penso, per esempio, all’aterosclerosi, all’osteoporosi, alle malattie neurodegenerative e alle infezioni. Un fenomeno riconducibile agli ormoni sessuali femminili che regolano la vita riproduttiva e contribuiscono a modulare il processo infiammatorio e la risposta immunitaria”.

Nell’era della medicina personalizzata, le differenze di genere trovano il loro fondamento in fattori genetici ed ormonali. Fattori che, di fatto, influenzano in modo specifico anche il sistema immunitario di uomini e donne.  In particolare, un ruolo importante nella regolazione del processo infiammatorio è affidato agli estrogeni, i principali ormoni sessuali femminili, prodotti a partire dalla pubertà per tutto il periodo fertile sino a calare drasticamente con la menopausa.

“In generale, le donne presentano - prosegue la Professoressa Vegeto - una risposta immunitaria più forte di quella degli uomini e ciò è dovuto in buona parte agli estrogeni, che sono in grado di contenere e modulare il processo infiammatorio sino ad accelerarne la risoluzione. È anche grazie all’azione degli estrogeni che le donne in età fertile sono più protette da alcune malattie rispetto agli uomini; con la menopausa e il conseguente calo degli estrogeni, la percentuale delle donne che tende ad ammalarsi aumenta significativamente”.

Tra le patologie che mostrano differenze di genere importanti troviamo le malattie autoimmuni, che colpiscono soprattutto le donne.  “Se solitamente la maggiore reattività - precisa la Professoressa Vegeto - del sistema immunitario femminile rispetto a quello maschile ha un effetto protettivo, ci sono casi, invece, in cui questa caratteristica può essere dannosa come nelle malattie autoimmuni, dove un’eccessiva risposta di tipo immunitario e infiammatorio è tra i fattori determinanti lo sviluppo di queste patologie”.

Gli estrogeni giocano un ruolo chiave nella iper-reattività immunitaria e, pertanto, è necessario sviluppare trattamenti personalizzati che siano diretti contro quei meccanismi, fra cui quelli regolati dagli estrogeni, che scatenano la malattia in modo diverso fra i due generi.

Gli estrogeni sono tra i candidati ideali per lo sviluppo di nuovi ed innovativi approcci terapeutici all’insegna di una medicina sempre più personalizzata.

“Ad oggi sono in corso numerosi studi - prosegue - volti a comprendere meglio il meccanismo d’azione degli estrogeni nel regolare la risposta immunitaria con l’obiettivo di sviluppare dei trattamenti farmacologici di precisione. Da una parte, si ricercano modalità terapeutiche che siano in grado di ‘mimare’ l’azione immunitaria benefica degli estrogeni, ad esempio per prevenire l’aterosclerosi o alcune infezioni; dall’altra, abbiamo bisogno di farmaci che inibiscano in modo selettivo l’azione ormonale quando diventa indesiderata, come nel caso di alcune malattie autoimmuni e di alcuni tumori”.

 

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