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Giovedì 30 GIUGNO 2022
Cari medici, o ci uniamo o è la fine



Gentile Direttore,

le novità più importanti del nostro presente  sono costituite da due principali pilastri: la tecnica ed il capitale. Flussi di conoscenza  e flussi finanziari. Se questo è vero, può sembrare un’impronta  positiva per il nostro futuro. Ma se la spinta di queste  due flussi realizza una serie di opportunità, essi tendono, tuttavia, a ridurre il ruolo degli individui. La tecnica e il capitale ridefiniscono la forma umana.

Questa realtà è particolarmente evidente e difficile nella sanità e nel ruolo dei medici.

Il capitale, la finanza, li ha allontanati da ogni partecipazione. Vengono investiti decine di miliardi in fantasiose strutture: 1.430 Case della comunità, 435 ospedali di comunità e ben 611“ centrali operative territoriali” (!?),  senza che gli operatori, che vivono  queste esperienze, siano stati mai consultati.                                                                              

Si è  dato mandato ad un Ente (Agenas) di vedere come spendere il denaro, e qualche “buontempone” si è inventato la sanità dei muri. Lo stesso presidente di Agenas, in una conferenza, affermava che  mancano per la loro realizzazione e funzionalità almeno 30 mila infermieri e 10 mila medici.                  
Ma è poco importante.  Importante è costruire i muri ed inaugurarne le stanze.          

E chi dovrà lavorarci cosa ne pensa ? Quali esperienze  sono state consultate? (es. Ospedale di Mestre, dell’Angelo, pazienti e medici vivono in una serra, ci si è dimenticati di costruire un’aula, le stanze dei medici di guardia…..).                                    

Ma la finanza, il capitale non si cura di questi “ marginali ” problemi. Anche il privato può edificare un ospedale di 17 piani con 34  sale operatorie.              
Direte: ma i soldi sono i loro. Ma hanno funzionalità? Sono necessari? Rispondono a criteri di correttezza clinica? Ricordiamo che i costi saranno, poi, a carico del SSN.

Veniamo alla tecnica, alla tecnologia. Sono una grande conquista. Ma il medico sa più visitare un paziente? Conosce cosa sono i sintomi? Sa fare una diagnosi differenziata?

E allora perché bisogna garantire il suo ruolo? Basta un calcolatore, un’intelligenza artificiale, un tecnico per fare quello che si ritiene necessario.          E la professione, gli studi, i sacrifici di tanti anni, non solo non servono più, ma il medico è di impaccio. Allora basta un infermiere  per sostituirlo, un perito per regolare i flussi di informazione ed i dati.

E’ stata anche colpa loro. Hanno spesso abdicato alla loro funzione. Chi sa fare più un’anamnesi, visitare un  malato, fare una diagnosi differenziale ?    Ci pensa la macchina, la tecnologia, qualcun altro:  è più comodo. Ma poi ci si accorge che per intubare un malato non c’è ancora la macchina, a mettere un drenaggio senza sfondare il polmone ci vuole esperienza. 

La tecnica e il capitale stanno ridefinendo la forma umana ma anche la  professione medica generando inaudite  e sconfinate concentrazioni asimmetriche di potere.

E’ stato  recentemente (22  giugno) dal Governo istituito un  Tavolo tecnico inter-istituzionale in materia di edilizia sanitaria, riqualificazione e ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico formato dal Ministero della Salute, Ministero dell’economia e delle finanze, AGENAS, Dipartimento per le politiche di coesione, Dipartimento per gli affari regionali, Dipartimento per la trasformazione digitale, la Conferenza dei Presidenti delle regioni e delle province autonome e la Cassa depositi e presti.

Cosa dire ? Cosa dicono i medici e le loro Organizzazioni? E’ il momento di agire per un’alleanza di tutta la classe medica, di annullare individualismi, sterili conflitti, veti e rancori.  Di ricomporre tutti assieme MMG, ospedalieri, universitari, società scientifiche e Ordini un “paradigma” nuovo che si imponga  a definirsi vera ed unica forza del sapere medico, liberandosi dai ricatti  ed agire quale effettiva dirigenza della sanità.

Claudio Testuzza

 

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