quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 03 SETTEMBRE 2012
Hiv. Sarà il computer a dire come e perché un farmaco non funziona

Usata un’enorme mole di dati per creare un programma che simula come il virus dell'Aids contenuto nell’organismo reagisce ai farmaci somministrati. Ad oggi spiegato perché alcune terapie non funzionano, ma domani potrebbe dire molto di più. Lo studio su Nature Medicine.

Raccogliendo dati da migliaia di test dell’attività antivirale di più di 20 tra i farmaci per il trattamento dell’Hiv alcuni ricercatori della Johns Hopkins University e di Harvard hanno sviluppato quella che – assicurano – è la prima simulazione al computer capace di spiegare gli effetti dei farmaci sull’organismo. Il lavoro che ne parla è stato pubblicato su Nature Medicine.
 
Al momento, il programma è capace di spiegare come e perché alcune terapie non funzionano anche se i pazienti cui sono somministrate non presentano altri segni di farmacoresistenza. “Con l’aiuto della simulazione, possiamo dire con una certa sicurezza il livello di soppressione virale di una sostanza, ovvero quanto è difficile per il virus replicarsi se viene somministrata una particolare medicina, a una data dose e con una data concentrazione”, ha spiegato Robert Siliciano, docente alla Johns Hopkins School of Medicine. “Siamo capaci anche di dire cosa cambia negli effetti del farmaco se un paziente per un motivo o per un altro salta una o più dosi”.
 
Ma in teoria, spiegano gli ideatori, il modello matematicopotrebbe essere usato anche per predire quanto un paziente risponderà ad un regime terapeutico specifico oppure per capire se e quanto un dato farmaco possa innescare un processo che porti allo sviluppo di ceppi di Hiv resistenti. Un’applicazione dello strumento potrebbe infatti essere scoprire quali sostanze possono essere messe insieme in un unico farmaco che possa essere sia efficace che privo di rischio di portare allo sviluppo di resistenza, anche in caso di un’aderenza alla terapia non perfetta.
 
Il prossimo passo è quello di espandere il modelloin modo da predire non solo come varieranno i livelli di virus nel sangue, ma anche come risponderanno altre parti del corpo: ad esempio i cervello, dove le concentrazioni di farmaco possono essere diverse da quelle misurate altrove.
 
Laura Berardi

© RIPRODUZIONE RISERVATA