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Giovedì 14 LUGLIO 2022
Violenza domestica. “Viola il muro del silenzio con il tuo medico”: Fnomceo e Omceo Foggia lanciano il corso di formazione con il volontariato

Anelli: “È importante che i medici siano opportunamente formati, soprattutto quelli che per primi vengono a contatto con la vittima, Mmg, Pls, Medici di Continuità Assistenziale, Medici di Emergenza-Urgenza 118 ma anche del. Previsto anche un progetto formativo aperto a tutti i medici italiani”. A livello mondiale si stima che la violenza domestica sia causa di morte o di disabilità grave tanto quanto il cancro.

Un corso di formazione a distanza che aiuti tutti i medici italiani a riconoscere i segni della violenza domestica. È questo uno dei progetti emersi nel corso dell’incontro tra la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, l’Ordine dei Medici di Foggia e l’organizzazione di volontariato ‘Vìola Dauna’, volta a formare, sensibilizzare ed informare sanitari e laici sul tema della violenza domestica e maltrattamento sui minori. Sarà istituita anche una Commissione dedicata a queste tematiche.

Alla riunione, che si è tenuta presso la sede della Fnomceo a Roma, erano presenti, per la Federazione, il Presidente Filippo Anelli, il vicepresidente Giovanni Leoni, il Segretario Roberto Monaco, la Coordinatrice della Commissione “Professione declinata al femminile”, Maria Assunta Ceccagnoli; per l’Ordine dei Medici di Foggia, il Presidente Pierluigi De Paolis, il Segretario Maria Teresa Vaccaro, il past president Salvatore Onorati, la Consigliera Laura Spinelli, Coordinatrice della Commissione Ordinistica “Viola”, Maria Cassanelli, della Commissione Medicina di genere. Per ‘Vìola Dauna’, la Presidente Stefania Di Gennaro, il Vicepresidente Michele Zamboni, la Coordinatrice del progetto di sensibilizzazione nelle scuole E.D.VI.GE, “Educare alle Differenze per prevenire la VIolenza di GEnere”, Anna Latino.

La violenza domestica
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha definito la violenza interpersonale come un problema di salute pubblica che può essere identificato e trattato precocemente, al fine di ridurne e minimizzare le complicazioni e la gravità delle ricadute sulla salute dei cittadini, evitando anche il ricorso ad inutili e costosi accertamenti diagnostici e visite specialistiche.

La violenza rappresenta un determinante sociale della salute fisica e mentale della donna e dei minori, a fronte del quale i sistemi sanitari hanno risposto finora con lentezza. A livello mondiale si stima che la violenza domestica sia causa di morte o di disabilità grave tanto quanto il cancro e sia una causa di cattiva salute (per le conseguenze fisiche e psicologiche) più importante dei postumi degli incidenti stradali e della malaria combinati insieme. Secondo un questionario somministrato in forma anonima dai medici aderenti all’organizzazione Vìola Dauna ai loro pazienti, il 18,7 delle donne ha subito violenza psicologica, fisica, economica o sessuale. Nell’80 per cento dei casi, a perpetrarla è stata una persona vicina alla vittima: un partner, un ex partner, un familiare. Il 49% ha assistito a un episodio di violenza domestica. Per il 74% degli uomini, invece, un fattore predisponente è “essere violento per natura”.  Il 13,5% ritiene che le donne “a volte meritano di subire violenza”, soprattutto se vestono in modo provocante o “pensano di poter decidere da sole” o dicono no a una richiesta del maltrattante. Da qui l’idea di uno strumento elettronico, una piattaforma che aiuti il medico a individuare i sintomi della violenza, messa a punto dall’Organizzazione e fornita in dotazione ai medici aderenti.

“È importante che i medici – spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -soprattutto quelli che per primi vengono a contatto con la vittima, Medici di Medicina Generale, Pediatri di libera scelta, Medici di Continuità Assistenziale, Medici del Servizio di Emergenza-Urgenza Territoriale 118 ma anche del Pronto soccorso e in generale tutti i colleghi, siano opportunamente formati per riconoscere i segni della violenza e per offrire un supporto concreto. Abbiamo apprezzato molto l'impegno dei colleghi dell'associazione Vìola Dauna che hanno elaborato uno strumento elettronico che permette di individuare le situazioni più a rischio, che potrebbe essere esteso a tutti i medici. Istituiremo quindi una commissione dedicata a questa tematica che ci tocca molto da vicino e che risponde al dovere deontologico di tutelare in maniera particolare i pazienti fragili. Previsto anche un progetto formativo aperto a tutti i medici italiani”.

“È compito degli Ordini formare i propri iscritti a saper riconoscere i segni e sintomi della violenza, subita ma anche assistita – aggiunge il Presidente dell’Omceo di Foggia, Pierluigi De Paolis –. A Foggia noi lo abbiamo fatto.  La violenza è un grave problema di salute che va intercettato e affrontato con il sostegno alle vittime e la denuncia alle autorità”.

“Noi siamo partiti circa dieci anni fa domandandoci perché non riuscivamo a vedere i segni della violenza che le donne ci potevano portare negli ambulatori – racconta la Presidente di Vìola Dauna, Stefania Di Gennaro, medico - quindi ci siamo interrogati e abbiamo deciso di promuovere un'iniziativa di ricerca, tramite questionari. Abbiamo visto che le violenze c’erano, che erano in linea con la situazione nazionale e mondiale.  Allora abbiamo cominciato ad annotare, proprio come in un gestionale, tutti quei segni e sintomi che potevano essere campanelli di allarme. Abbiamo poi deciso di fare formazione, di sensibilizzare la classe medica, soprattutto i colleghi delle cure primarie, ad avere un colloquio accogliente, a mettere in condizione la donna di poter parlare.  Abbiamo sul camice la nostra spillina viola che manifesta la capacità di ascolto e il fatto che siamo disponibili a capire”.

“Abbiamo messo insieme i medici delle cure primarie – conclude la presidente Di Gennaro -, quindi i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, continuità assistenziale, 118, tutta la medicina del territorio. Cerchiamo di dare una voce a tutte quelle situazioni nascoste che si manifestano con un’altra patologia, o con la richiesta di psicofarmaci. Oltre ad essere un problema di salute oggi la violenza è anche un problema di economia sanitaria: se sottaciuta ci porta a fare tante indagini che magari possono rivelarsi improprie e poi, dopo tempo, riusciamo a capire che dietro questi sintomi c'era la violenza. Per tutti questi motivi, l’invito è quello di violare il muro del silenzio con il proprio medico”

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