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Lunedì 25 LUGLIO 2022
Cure palliative come alternativa all’eutanasia



Gentile Direttore,
la Corte Costituzionale con l'ordinanza 207 del 2018 segnalava al Parlamento la necessità di iniziare un percorso legiferativo sul fine vita. Gli eventi di cronaca che hanno portato a ciò sono diversi e spicca su tutti la storia di dj Fabo e del procedimento a carico di Marco Cappato per aiuto al suicidio. Ricordiamo anche che la Corte stessa aveva bocciato il referendum sull'eutanasia legale.

Questo iter inizia il 13 dicembre 2021 alla Camera (con una forte opposizione del centrodestra) e si conclude con un disegno di legge che tiene conto delle cure palliative e del ruolo che rivestono nel processo decisionale che può guidare pazienti e medici a condividere un procedimento eutanasico.

Le cronache di palazzo Madama riportano che gli ultimi lavori sul disegno di legge risalgono al 6 luglio, dopo tale data, con gli eventi politici in corso che si concluderanno con un ritorno alle urne degli italiani l’iter della legge sull'eutanasia si ferma.

La mia riflessione è che questa pausa legiferativa deve essere sfruttata dai palliativisti per consolidare l’identità della propria disciplina, descrivendola come la corretta via clinica da percorrere in casi di terminalità.

Le cure palliative se intraprese precocemente e assieme alle cure attive (early palliative care e simultaneus care), portano a una riduzione della sintomatologia e, quando il decesso è imminente e ipotizzabile nelle successive ore o giorni, con la sedazione terminale si ha un'abolizione progressiva della coscienza e con essa della consapevolezza e relativa angoscia (inevitabile per la nostra natura umana).

Una progressiva e continua integrazione della pratica palliativistica quotidiana con la normativa sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (D.A.T.) produrrà una “good practice” che potrebbe non rilevare la necessità di ricorrere a normative legate all’eutanasia.

Bruno Nicora
Medico palliativista

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