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Lunedì 24 OTTOBRE 2022
Il consenso informato in area radiologica



Gentile Direttore,
ritengo doveroso attenzionare un tema caro alle professioni sanitarie ossia quello dell’informazione al paziente, che trova la sua autentica collocazione nella relazione di cura con il medico. Tale relazione di cura e fiducia è tuttavia integrata da altre figure professionali gli “esercenti una professione sanitaria”: infermieri, tecnici, fisioterapisti ecc., così come prevede l’art.1, co.2 della L. 217/2019.

È evidente che al medico compete la comunicazione circa la diagnosi e la prognosi, mentre ad altri professionisti che intervengono nel processo assistenziale, diagnostico o riabilitativo, spetti fornire al paziente e ai suoi familiari, quella parte di informativa che caratterizza il proprio agire.

È inevitabile che attorno al tema del consenso informato, si debba per il bene del paziente, aprire una riflessione vera e responsabile capace di rendere moderno questo “obbligo contrattuale”, a maggior ragione che, nei prossimi anni, grazie all’applicazione delle nuove tecnologie che prevedono l’uso di IA, moderni orizzonti germineranno sulla relazione medico-paziente e sul consenso informato.

Difficile quindi immaginare (per il medico) un rapporto di cura solo a due: quel che oggi è un utile strumento (anche dematerializzato) potrebbe a breve, con un terzo incomodo (il signor algoritmo), trasformarsi in un prezioso “sostituto”.

Sul tema, per esempio in area radiologica, dove IA già oggi sta dimostrando tutta la sua potenza, si è fermi al documento AgID del 2018 (non ancora aggiornata dai contenuti espressi dalla legge 217/2019). Tale circolare che aveva l’obiettivo di mettere in condizione le strutture sanitarie di sostituire la tradizionale documentazione cartacea con documenti digitali pienamente validi e certificati, salvaguardando i diritti del paziente, prevede che tra le figure professionali coinvolte nella gestione del consenso informato, il personale “non medico”, svolga una mera e “passiva” consegna di moduli.

Che sia questo il momento (maturità culturale) e l’ambito specialistico dal quale iniziare una profonda e costruttiva riflessione sul tema?

Roberto Di Bella
Esperto in Bioetica ed etica delle nuove tecnologie

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