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Gentile Direttore, Chissà perché hanno sempre bisogno di qualcuno che faccia, su loro immancabile delega ed istruzione, ciò di cui loro proprio non vogliono occuparsi. Alla fine è questo il motivo primo della genesi delle altre professioni. Il problema è che questi “qualcuno” prima o poi possano imparare bene tutto quanto riguardi ciò che a siffatto dire dovrebbe costituire il possibile mansionario degli identificati «coadiutori medici»; figure di cui però non si trovi alcun riferimento nella normativa vigente. Pertanto, a quanto si evidenzi, sono sempre gli stessi a concorrere a creare ulteriori «neologismi» e «contaminazioni linguistiche che impoveriscono il rigore della nostra lingua», ma anche i possibili contenuti di un dibattito che non dovrebbe mai scadere nel più surreale qualunquismo. Frattanto accade in centinaia di ambulatori sparsi «nelle periferie» di questo paese che la estemporanea o strutturale assenza di soggetti «fulgidi esempi di equità e universalità delle cure», ma altrettanto sfolgoranti modelli di scaltrezza amministrativa a curare i propri portafogli oltre che «i propri orticelli», blocchi completamente attività dirette a cittadini bisognosi – ad esempio, di un test da sforzo – che la restante équipe al completo, composta da soggetti professionali «che ogni giorno sa bene cosa fare», previsti proprio dal nostro ordinamento, è pronta a gestire «senza invasioni di campo» e senza figure essenziali solo, come accadeva nei teatri anatomici, nel godersi lo spettacolo, attendendo la prossima carta da firmare … Questo accade a non occuparsi più del proprio mestiere: presto o tardi qualcun altro se ne occuperà (e forse non peggio); a quel punto – ossia a questo punto – forse diventa per alcuni anche sconveniente domandarsi «Chi fa cosa in sanità?». Il problema vero, come già detto, è che da parte loro questi “altri” professionisti, pur potendosi assumere le responsabilità di tutti questi atti professionali e conseguentemente potendone reclamare le corrispondenti competenze amministrative, tentennano a farlo, trincerandosi in un “timore reverenziale” degno – questo sì – del T.U. del 1934. Ecco perché serve un nuovo testo unico delle leggi sanitarie che seppellisca per sempre queste futili, inutili e soprattutto sterili questioni sul “chi sono io e chi sei tu”, utili soltanto a chi ha in mente una unica cosa: quanto valga in soldoni essere “superiori”. Oggi i professionisti sanitari con équipe multidisciplinari e multiprofessionali si occupano a pieno titolo di diagnosi, cura e di assistenza. Condividono con i medici i medesimi oneri e responsabilità, facendosi certamente carico del correlato duro lavoro. Essi di fatto sono il fulcro operoso di tutto il SSN. Il problema è che tutto questo ancora non viene riconosciuto da un punto di vista normativo, ed il bisogno di tale moderno Testo Unico è evidenziato anche dalle stesse affermazioni di «norme scritte male e strumentalizzate peggio». C’è una nutrita “falange oplita” di miei colleghi che disdegnano l’appellativo “non medici” … mi unirei a loro se tale nuova locuzione del dott. Magliozzi dovesse – anacronisticamente – funzionare meglio. Meglio non medici che coadiutori medici. Dott. Calogero Spada
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Lunedì 24 OTTOBRE 2022
Meglio “non medici” che “coadiutori medici”
al di là di ogni emergenza l’atteggiamento dei medici non è mai cambiato sin dalle origini delle attività sanitarie: un po’ come accadeva nei teatri anatomici ancora in uso fino a tutto il ‘700, ci sono attività con cui i medici proprio non vogliono avere a che fare … e quindi puntualmente ci deve essere qualcun altro che se ne occupi, quando anche sia il semplice passare le carte. Infatti è assai difficile incontrare – al di là di alcune fattispecie da “libera professione” – dei medici che lavorino in solitaria autonomia.
TSRM – Dottore Magistrale
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