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Giovedì 03 NOVEMBRE 2022
Il “j’accuse” dei neonatologi: “L’Italia non è un paese per bambini, serve cambio di rotta”

I neonati non sono ancora al centro degli obiettivi del nostro Paese e continueranno a non esserlo se non si cambia rotta rapidamente, con politiche strutturali di sostegno alla famiglia e soprattutto ai giovani. L’assegno unico universale ha rappresentato un grande passo avanti, ma da solo non basta. La denatalità non può essere considerato un problema tra gli altri. Non è una questione meramente demografica ma sociale, economica e culturale

Nascere e vivere in un periodo caratterizzato da emergenze, tra guerra, pandemia e povertà. Si è aperto così il XXVIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN) svoltosi a Firenze dal 26 al 29 ottobre scorsi, da me presieduto, con un intenso programma ricco di aggiornamenti sui principali temi di interesse neonatologico, ma anche un faro acceso sui grandi problemi di attualità di questi tempi, che hanno ulteriormente aggravato le condizioni di vita di famiglie e bambini.

Tra questi la denatalità, che continua ad essere una vera emergenza sociale per il nostro paese. Le nascite, infatti, continuano a diminuire, così come il numero di figli per donna, sceso nel 2021 a 1,24. In nessuna provincia d’Italia oggi si raggiungono i 2 figli per donna, anche se non è una novità. È dal 1975, infatti, che non si registra un tasso di fecondità superiore a 2 e, dato ancora più drammatico, mancano all’appello le madri “potenziali”, cioè quelle donne che in questi anni avrebbero fra i 25 e i 44 anni.

I neonati non sono ancora al centro degli obiettivi del nostro Paese e continueranno a non esserlo se non si cambia rotta rapidamente, con politiche strutturali di sostegno alla famiglia e soprattutto ai giovani. L’assegno unico universale ha rappresentato un grande passo avanti, ma da solo non basta. La denatalità non può essere considerato un problema tra gli altri. Non è una questione meramente demografica ma sociale, economica e culturale. L’Italia non è un paese per bambini!

Cure neonatali sicure, TIN aperte anche ai primi mesi pediatrici, Ophtalmia neonatorum, dimissioni dalla TIN, pratiche facilitanti la relazione e l’allattamento, prevenzione delle infezioni neonatali ed antibiotico-resistenza, cure palliative e bioetica, sono solo alcuni dei temi affrontati in questi giorni di condivisione e confronto.

Cure più sicure nelle neonatologie italiane
In Europa è ancora alto il tasso di incidenza di eventi avversi e di decessi dei pazienti dovuti a malprassi in sanità e le strutture più comunemente coinvolte sono i dipartimenti di emergenza/urgenza, i reparti di lunga degenza e le terapie intensive per adulti, pediatriche e neonatali. Il rischio clinico è dovuto soprattutto alle infezioni, all’uso di farmaci inappropriati ed a procedure non codificate.

Definire le “aree di rischio” neonatologiche e gli strumenti di prevenzione più adeguati per dare concretezza ai principi di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché consentire ai neonatologi italiani una maggiore serenità nell’esercizio della loro attività professionale: questi gli obiettivi della Società Italiana di Neonatologia (SIN), che dal 2020 ha dato priorità al tema della sicurezza nelle cure, che riguarda la gestione del rischio clinico e l’adozione nelle Neonatologie e Terapie Intensive Neonatali (TIN) italiane del risk management, purtroppo ancora non sufficientemente diffuso.

L’assistenza materna e neonatale sicura è un’area dell’assistenza sanitaria che necessita, oggi più che mai dopo l’esperienza della pandemia, di una particolare attenzione, alla luce del significativo impatto sullo stato di salute fisico e psichico a cui potrebbero essere esposti donne e neonati, quando ricevono cure non appropriate.

Per sensibilizzare i professionisti sul tema, la SIN, con il suo Gruppo di Studio “Rischio Clinico e Simulazione ad Alta Fedeltà”, ha messo in atto azioni di promozione della formazione continua del team in sala parto, corsi FAD inerenti al tema del rischio clinico e l’adozione del risk management in tutti i centri nascita italiani. Ha inoltre identificato quelle che possono essere le buone pratiche volte a garantire cure sicure nei reparti di neonatologia e TIN:

TIN allargate ai primi mesi pediatrici
Le Terapie Intensive Neonatali (TIN) potrebbero garantire assistenza anche per i trattamenti intensivi pediatrici dei primi mesi, in modo da sopperire alla mancanza di Terapie Intensive Pediatriche (TIP). La proposta viene dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN).

In Italia, i reparti di Terapia Intensiva Pediatrica (TIP) sono pochi e con una disomogenea distribuzione geografica, a favore delle regioni del Nord e per questo, frequentemente, i bambini vengono ricoverati nelle terapie intensive degli adulti, come riportato in un recente articolo dell’European Journal of Paediatrics di Nicola Pozzi ed il Gruppo di Studio di Terapia Intensiva della Prima Infanzia della Società Italiana di Neonatologia.

Eppure, le TIP sono molto importanti, come d’altra parte lo sono le TIN. Negli ultimi anni, una serie di studi hanno dimostrato che i bambini criticamente malati, ricoverati nei reparti di Terapia Intensiva Pediatrica (TIP), ricevono qualità di cure più elevate, hanno esiti migliori e una mortalità più bassa rispetto a quelli ricoverati nei reparti intensivi degli adulti.

La proposta della SIN delle TIN “allargate” consentirebbe a tanti bambini di ricevere cure più appropriate. Secondo gli ultimi dati della Società Italiana di Neonatologia si contano 118 Terapie Intensive Neonatali, con una distribuzione omogenea su tutto il territorio nazionale, inoltre, alcune TIN hanno già iniziato a gestire anche bambini oltre i canonici 30 giorni di vita. Infatti, da una survey condotta dal Gruppo di Studio della Terapia Intensiva della Prima Infanzia della SIN, riferita all’anno solare 2019 e a cui hanno risposto l’86% delle TIN intervistate, emerge che il 79% delle TIN ricovera o gestisce bambini oltre i 30 giorni di vita e/o le 44 settimane di età post-concezionale, anche se la maggior parte delle strutture con volumi di attività molto bassi.

In aree geografiche con limitati o assenti posti di TIP, infatti, si potrebbero allestire una o più TIN “allargate” al fine di gestire questi lattanti e bambini, che non troverebbero posto se non nei reparti intensivi degli adulti, che non sono i più idonei e attrezzati per questa tipologia di pazienti e di patologie, considerando, inoltre, che i lattanti e i bambini piccoli rappresentano circa il 30% dei ricoveri in TIP.

Congiuntivite nei neonati, è ora di cambiare la profilassi
La profilassi oftalmica per il trattamento delle congiuntiviti, cioè l’istillazione di gocce di collirio antibiotico negli occhi dei neonati in sala parto, è una delle azioni compiute su tutti i neonati ed è oramai obsoleta. L’obbligo della profilassi congiuntivale con nitrato d’argento (successivamente sostituito da colliri antibiotici) risale, infatti, ad un decreto-legge del 23-01-1940, abrogato da provvedimenti successivi e scomparso nella legislazione italiana attualmente vigente. Anche le linee guida sulla gravidanza fisiologica, emanate dal Ministero della Salute nel 2011, non fanno alcun riferimento all’obbligo di profilassi congiuntivale nel neonato e, ad oggi, non esistono vincoli normativi che richiedano l’attuazione di questa procedura sui neonati.

La Società Italiana di Neonatologia (SIN), con la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) e la Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP), in seguito ad una survey, ha elaborato un documento che contiene raccomandazioni in linea con quanto vigente in campo internazionale sulla prevenzione dell’ophthalmia neonatorum. Nel corso degli ultimi due anni c’è stato, infatti, un confronto tra i componenti di alcuni Gruppi di Studio della Società Italiana di Neonatologia (Infettivologia neonatale, Organi di senso, Qualità delle cure e Farmacoterapia neonatale) in merito alla obbligatorietà in Italia e alle modalità di esecuzione della profilassi dell’ophthalmia neonatorum, per valutare l’opportunità della modifica di questa procedura che, nell’attuale modalità di esecuzione, sembra ampiamente superata.

Per verificare la situazione italiana nel 2021, il Gruppo di Studio di Infettivologia neonatale della SIN, ha condotto un’indagine nazionale per conoscere quanti neonati venivano sottoposti alla profilassi oculare, con quali farmaci, in quali tempi dopo la nascita, quante congiuntiviti da Neisseria gonorreae e da Chlamydia trachomatis erano state osservate nel triennio 2018-2020, al fine di avere dei dati concreti e attuali, per ragionare su alcune modifiche da apportare a questa procedura, apparentemente superata.

Il Gruppo multidisciplinare della SIN (Infettivologia neonatale, Farmacoterapia, Organi di senso, Qualità delle cure) sostenuto anche dalla consulenza legale dell’avvocato Paolo D’Agostino di SIN-Safe, sta lavorando per modificare e rendere più attuale questa procedura obsoleta. Il team, coordinato dalla dott.ssa Chryssoula Tzialla, è composto da me, dal past president prof. Fabio Mosca e dai dott. Cinzia Auriti, Salvatore Aversa, Mario Giuffrè, Daniele Merazzi, Vito Mondì, Stefano Martinelli, Luca Massenzi, Giacomo Cavallaro, Luigi Gagliardi, Gabriella Araimo e i prof. Vito Troiano e Irene Cetin.

Antibiotico-resistenza
Il fenomeno dell’antibiotico resistenza nei neonati è tra le principali preoccupazioni di neonatologi e pediatri.

Le strategie da mettere in atto per arginare questa silente pandemia non sono diverse da quelle proposte per la popolazione generale, ma sicuramente investono un ruolo molto importante il corretto uso degli antibiotici e l’implementazione dei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza.

Dimissioni dalla TIN
La dimissione di un neonato dopo l’esperienza in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) è sempre un momento di grande felicità, ma anche di paura, dubbi ed incertezze per i genitori.

Per questo la SIN ha pensato ad un percorso di “coinvolgimento attivo dei genitori”, che consenta loro di acquisire competenze e conoscenze tecniche, comfort emotivo e fiducia nella cura del proprio bambino, durante il ricovero, fino al momento della dimissione.

Dott. Luigi Orfeo
Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN)

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