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Venerdì 04 NOVEMBRE 2022
Missione compiuta

Con il nuovo contratto del comparto sanità è realtà il diritto per ognuno anche alla carriera professionale che permetterà anche di espletare funzioni avanzate e specialistiche, più complesse, diverse da quelle del profilo di base ed espletandole in diritto al giusto riconoscimento normativo ed economico assicurato contrattualmente. Una vicenda durata colpevolmente per tanto, troppo tempo che ha pesato negativamente nel rapporto tra le professioni ma soprattutto nella capacità del SSN di dare prestazioni sanitarie nel minor tempo possibile, nella qualità e nella quantità maggiore possibile

Il nuovo contratto nazionale del comparto sanità è finalmente realtà, ora si tratta solo di renderlo spendibile e concretizzato in sede di applicazione aziendale. Certo la dimensione economica degli aumenti contrattuali stride con la grave attuale situazione del carovita, ma, queste, purtroppo sono ancora le vigenti regole contrattuali.

Tuttavia, questo rinnovo contrattuale introduce delle innovazioni discontinue con il passato che, se ben gestite possono divenire l’inizio di una profonda innovazione nell’ordinamento della categoria, inizierei dal fatto che si rende visibile plasticamente e graficamente le componenti maggioritarie e strategiche del personale del comparto distinguendo i laureati direttamente impegnati nell’attuazione del diritto alla salute cioè i “professionisti della salute” accentuando la loro precipua caratteristica e cioè sono tutti esercenti una professione ordinistica che intervengono, secondo le loro proprie specifiche competenze, nelle linee di produzione della salute.

Mentre all’altra parte del personale laureato è riservata la classica e appropriata definizione di “funzionari” termine proprio del pubblico dipendente amministrativo o tecnico o professionale che concorre all’organizzazione dei mezzi di produzione per i professionisti della salute.

Non è certamente la contrattazione separata delle professioni sanitarie che qualcuno teorizzava bensì è riconoscimento visivo delle differenze di ruolo e di soggettività professionale che esiste tra le due fattispecie di laureati….separati in casa…usando un termine comune….

Altrettanto apprezzabile è il fatto che, continuando sulla strada di specificità del contratto della sanità, si sia archiviata la terminologia classica di “collaboratore…..” con dare ad ognuno il termine proprio della professione che esercita: infermiere, ostetrica fisioterapista, assistente sociale….proprio per riconoscere appieno il loro essere professionista da chi garantisce i “fattori produttivi” cioè i “funzionari” laureati amministrativi, tecnici e professionali i quali non sono di supporto ai professionisti di salute (scordiamoci che in sanità qualcuno è di supporto a qualcun altro ma si collabora l’uno con l’altro) bensì mettono in condizione i professionisti della salute ad operare nel miglior modo possibile…tagli alla sanità e scelte strategiche aziendali permettendo…

L’altra novità importante è data dal fatto che il contratto si è potuto finalmente avvalere del diverso inquadramento degli assistenti sociali e degli operatori sociosanitari nel ruolo sociosanitario liberandoli dall’incongrua collocazione nel ruolo tecnico. Ricordo che ero già riuscito, grazie all’emendamento presentato dall’onorevole Donata Lenzi, a farli inserire ope legis nell’area delle professioni sociosanitarie e successivamente, a più riprese con emendamenti ripresentati più volte dalle senatrici Paola Boldrini e Guidolin e dall’onorevole Elena Carnevali fino a che è divenuta norma di legge l’istituzione del nuovo ruolo sociosanitario nello stato giuridico del personale del SSN, di cui ho già scritto Cosa cambia con la nuova norma sul ruolo sociosanitario - Quotidiano Sanità (quotidianosanita.it)

Giustamente si è riconosciuto a questi profili professionali il loro ruolo nell’attuazione del diritto alla salute, così come è quanto mai apprezzabile il fatto che si sia evitato di scrivere contrattualmente le competenze dei professionisti della salute e si sia rimandato alle varie leggi che regolamentano le loro competenze permettendo per esempio che sia risolta l’annosa questione dei requisiti dei master di coordinamento e specialistici che sono richiesti solo per le professioni sanitarie di cui alla legge 43/06 e non per gli assistenti sociali, la cui legge istitutiva della professione già riconosce che possa svolgere attività di coordinamento.

Certamente la novità maggiore e realmente discontinua che caratterizza la specificità di questo contratto rispetto agli altri del pubblico impiego e che, anche in analogia a quello della dirigenza del SSN, sia stato riconosciuto per ogni laureato il diritto ad avere uno specifico incarico organizzativo o professionale di base, di media ed elevata complessità da graduare secondo le scelte aziendali.

Ho già commentato la novità storica di questa scelta Perché il nuovo contratto sanità è veramente innovativo - Quotidiano Sanità (quotidianosanita.it) che tenacemente ho continuato tra mille difficoltà a perseguire addirittura per quattro decenni nei vari ruoli che ho ricoperto nel sindacato e nelle istituzioni e ora finalmente non sarà più possibile che un professionista della salute come è assunto così andrà in pensione a meno che diventi coordinatore o dirigente.

Ora è realtà il diritto per ognuno anche alla carriera professionale che permetterà anche di espletare funzioni avanzate e specialistiche, più complesse, diverse da quelle del profilo di base ed espletandole in diritto al giusto riconoscimento normativo ed economico assicurato contrattualmente.

Una vicenda durata colpevolmente per tanto, troppo tempo che ha pesato negativamente nel rapporto tra le professioni, nella capacità di chi governa di essere realmente statista, ma soprattutto nella capacità del SSN di dare prestazioni sanitarie nel minor tempo possibile, nella qualità e nella quantità maggiore possibile.

Ora cambiare si può…da parte mia posso finalmente dire: “missione compiuta”.

Saverio Proia

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