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Venerdì 11 NOVEMBRE 2022
False ricette di farmaci costosi. In Calabria 19 misure cautelari, coinvolti medici e farmacisti

Emersa un’associazione per delinquere che percepiva il rimborso per costosissimi farmaci prescritti a ignari pazienti. I farmaci, privati della “fustella” per richiedere il rimborso, venivano smaltiti gettandoli in scarpate o nei wc delle farmacie, oppure tra i rifiuti indifferenziati. Le indagini hanno permesso di ipotizzare danni al Ssn per almeno un milione di euro,

Eseguite in Calabria, dai Nas di Cosenza, 19 misure cautelari nei confronti di medici e farmacisti per ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni del Ssn. Tre informatori farmaceutici e un medico di medicina generale sono finiti in carcere, ai domiciliari la moglie del medico. A loro si aggiungono altri 15 indagati, tra i quali figurano alcuni farmacisti della fascia ionica cosentina, è stata applicata la misura interdittiva del divieto di esercizio della professione di titolare, gestore, collaboratore di farmacia.

Le indagini, condotte dal Naso di Cosenza attraverso intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, nonché servizi di controllo e pedinamento, hanno permesso di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni del Servizio sanitario nazionale, compiuta mediante la redazione di false ricette mediche relative a costose specialità medicinali, non collegate ad alcuna necessità terapeutica di ignari pazienti, a cui sarebbero state prescritte al solo scopo di percepire il relativo profitto grazie al totale rimborso delle spese da parte del servizio sanitario.

Secondo quanto ricostruito, riferisce una nota dei Nas, “l’informatore farmaceutico avrebbe indicato al medico di famiglia l’elenco dettagliato dei farmaci da prescrivere, secondo esigenze di profitto aziendale. Il medico, con l’aiuto della moglie, avrebbe provveduto a redigere le prescrizioni di farmaci concordate con l’informatore, attribuendole a suoi pazienti ignari, e le recapitava ai titolari delle farmacie compiacenti, che provvedevano a rifornirsi dei farmaci. Una volta ricevuti i prodotti, i farmacisti o i loro collaboratori avrebbero rimosso i bollini identificativi (c.d. “fustelle”) dalle scatole dei medicinali e li avrebbero applicati sulle false prescrizioni. Queste ultime, una volta completate delle “fustelle” delle scatole dei singoli prodotti, costituiscono il titolo con cui ogni farmacista richiede ed ottiene il rimborso del prezzo del farmaco prescritto dal Ssn”.

Secondo l’ipotesi accusatoria, il farmacista avrebbe avuto anche il vantaggio di incassare dal Ssn il prezzo pieno dei farmaci, anche costosi, quando in realtà li acquistava dall’azienda con sconti superiori del 45%. Le attività svolte da parte dei militari hanno permesso di ipotizzare un danno al Servizio Sanitario pari ad almeno un milione di euro, circostanza che ha determinato il sequestro preventivo dei beni degli indagati in via equivalente.

L’ultima parte dell’attività illecita riguarda le singole modalità di smaltimento delle centinaia di confezioni di farmaci che, ormai privi della “fustella”, non erano più regolarmente commercializzabili. “Si ha ragione di ritenere infatti - spiegano i Nas - che, quando si trattava di polveri, liquidi o compresse di piccole dimensioni, i titolari delle farmacie si sarebbero disfatti dei medicinali gettandoli in scarpate o nei wc delle farmacie. Nella maggior parte dei casi invece, sarebbe stato il medico prescrittore, in prima persona o per il tramite dell’informatore farmaceutico, a gettarli tra i rifiuti indifferenziati”.

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