quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 17 NOVEMBRE 2022
I “non” medici valgono il 35% di un medico?



Gentile Direttore,
vorrei sinceramente ringraziare il dott. Francesco Medici (nomen-omen) del Consiglio Nazionale Anaao Assomed, per l’affermazione “interconfessionale” per cui «I medici (e dico io anche tutti gli altri operatori sanitari) vanno pagati di più. Subito, non domani.».

Tuttavia le restanti affermazioni di un medico “imbarazzato”, svelano un atteggiamento ben poco “universale” e/o intriso di deontologia, che invece va a ricalcare cliché sociologici che formalmente dichiariamo superati, ma che in realtà si rivelano non esserlo affatto.

A cominciare dalla nostalgia per gli “altri tempi” in cui «Il medico non deve avere problemi economici», preso come presupposto di tranquillità per potersi concentrare appieno sul proprio lavoro, mentre invece tutti gli altri possono – o di fatto devono – andare al lavoro con il cervello infarcito d’ogni genere di problemi, soprattutto economici …

Continuando con il mai trascurato dadaismo sulla carenza dei medici, ove una molteplicità di analisi indicano invece che l’Italia, assai diversamente dagli altri paesi, tanto Europei che del resto del mondo, si era semplicemente “adattata” ad un numero sovrabbondante di medici dovuto alla pletora di iscrizioni del ventennio ’70 - ’80 del secolo scorso; il tutto lasciando il sistema Italia ancora vittima di quei medesimi squilibri.

Proseguendo con il denunciato «arretramento sociale» – di questa che resta una élite – che risulta davvero ridicolo, soprattutto nel contesto attuale, ove stanno emergendo in tutta la loro gravità meri “buchi neri” di povertà vecchie … e soprattutto nuove.

Per quanto riguarda “tutti gli altri operatori sanitari” …ebbene, pur senza parlare di ripestati temi meramente economici di rapporto esclusivo e libera professione, basti indicare che questi non hanno i «tanti concorsi aperti e andati deserti» cui dolersi, soprattutto per quelli che hanno voluto continuare ad impegnarsi nel conseguimento di una laurea magistrale o di master di primo e secondo livello … tutte attestazioni accademiche guardate con spocchia dai medici, che continuano ad affermare che sono solo loro quelli che studiano, ovvero che continuano sistematicamente a replicare ad ogni istanza sempre la medesima replica: “iscriviti a medicina se vuoi fare il medico”, senza capire che non è detto che, come nei tempi nostalgicamente menzionati, tale “ambizione” – spesso più ammantata di voglia di esercizio della “superiorità” nei confronti del paziente e degli altri operatori sanitari, tipica della c.d. “dominanza medica” , che di “autorevolezza” basata su un comportamento vocato alla produzione di salute (anche psicologica) e con solide basi clinico-scientifiche – sia un indiscutibile ed auspicabile obiettivo “non plus ultra” per tutti.

Si può proseguire con quanto recentemente testimoniato dalla dott.ssa Medonica: questi (altri) professionisti vanno all’estero (assai preferibilmente entro gli “anta”) non soltanto perché «lì si lavora meglio e si viene pagati molto di più», ma anche e soprattutto perché «Nel Regno Unito un infermiere può far carriera» ed anche in tempi record, mentre in Italia ormai si fa prima e meglio a diventare magistrato o addirittura astronauta, che dirigente delle professioni sanitarie.

Tutto ciò, infine – pur senza esaurire l’elenco – senza tener conto del forse più importante fatto che la questione “sottopaghe” vede, pure in un conclamato squilibrio Europeo sempre un forte svantaggio per infermieri & Co. , che in media guadagnano (dato riferito all'Italia) il 35% di quanto guadagna mediamente un medico.

Forse i non medici valgono quindi il 35% di un medico?

Pure questa popolazione soffre gli stessi, identici contingenti “disagi” , causa di così forte imbarazzo.

A questo turbamento, che continua a ripresentare interminabilmente la figura del medico come “l’unto del Re” (o il medico-sacerdote, simbolo di potere sociale delle prime civiltà ), bisognerebbe contrapporre le evidenze di analisi quali-quantitative come quelle che ci arrivano dal Rapporto Oasi-Bocconi 2022 con in primo piano il problema riguardante il personale, «Soprattutto con riferimento alle professioni sanitarie …» , o le previsioni (forse troppo apocalittiche, ma con basi oggettive) di forfait del Ssn, che ugualmente vedono la questione del personale come un tema da ripensare con «prassi sempre più adeguate ai bisogni della gente e sempre più economicamente qualificate».

Quei bisogni della gente, sinteticamente codificati dalla WHO come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” , che includono le stesse “tranquillità” che il dott. Medici sente essere compromesse soltanto per i suoi “simili”.

Se i pretestati “unti dal Re” si ritirano nel «tacere, arrossire e andare oltre», a quelli del 35% ed a tutti gli altri … cosa resta da fare?

Dott. Calogero Spada
TSRM – Dottore Magistrale

© RIPRODUZIONE RISERVATA