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Lunedì 21 NOVEMBRE 2022
Indagine Cimo-Fesded sui “gettonisti”. Cimo Piemonte: “Cresce il rischio del ‘medexit’”

L’indagine nazionale rivela come 4 medici su 10 pronti a lasciare il posto fisso: su 1000 medici del Ssn  il 37,6% si è dichiarato immediatamente pronto a dimettersi da dipendete pubblico per diventare un “gettonista. Si tratta per lo più di medici giovani, di età compresa tra i 30 e i 45 anni, impegnati nei Ps, ma anche nell’area dei servizi. Tra gli specializzati i chirurghi sono tra i più propensi a lasciare il posto fisso legandosi a cooperative.

Secondo un’indagine della Federazione CIMO-FESMED, su 1000 medici del Servizio sanitario nazionale il 37,6% si è dichiarato immediatamente pronto a dimettersi da dipendete pubblico per diventare un gettonista. Il Piemonte è in linea con l’andamento nazionale: 4 medici su 10 infatti hanno dichiarato di essere pronti a svolgere la professione a “chiamata” con inevitabili vantaggi in termini economici e di qualità della vita.

Chi è l’idealtipo del gettonista? Si tratta per lo più di medici giovani, di età compresa tra i 30 e i 45 anni, impegnati senza sosta a svolgere la professione nei pronto soccorso, ma anche nell’area dei servizi. Tra gli specializzati i chirurghi sono tra i camici bianchi più propensi a lasciare il posto fisso legandosi a cooperative e diventando di fatto dei liberi professionisti a gettone.

La sanità piemontese, già alle prese con forti problemi infrastrutturali, con il Parco della Salute in balia della burocrazia, si trova a dover affrontare l’atavico problema della carenza di personale, reso ancora più preoccupante da un numero sempre più crescente di dimissioni da parte dei medici a favore di organizzazioni di tipo cooperativistico, capaci di ingolosire i medici con guadagni alti e autonomia nella gestione tempo-lavoro.

“Il quadro che emerge, a livello nazionale e di riflesso in Piemonte è decisamente preoccupante – ha commentato Sebastiano Cavalli, Segretario Regionale di CIMO-FESMED – il rischio di depauperare il Sistema sanitario nazionale è molto alto e a pagarne il prezzo saranno i pazienti. La sanità piemontese sconta anni di tagli da parte della politica, abbiamo ospedali inadeguati, personale medico e infermieristico ridotto all’osso, liste d’attesa interminabili per esami anche dal carattere urgente, serve un cambio di passo”.

“Come sindacato della dirigenza medica siamo disponibili a sederci intorno ad un tavolo insieme ai vertici della neonata Azienda Zero, ma ci aspettiamo un piano regionale di ripresa e resilienza che preveda interventi precisi e risolutivi, anche dal punto di vista dell’adeguamento degli stipendi del personale medico, con un miglioramento delle loro condizioni di lavoro, penso soprattutto al tema della sicurezza nei pronto soccorso, altrimenti – conclude Cavalli - il rischio di un “Medexit” può diventare drammaticamente reale”.

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