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Lunedì 28 NOVEMBRE 2022
Carenza medici. Le distorsioni della Legge Madia



Gentile Direttore,
come segnalato in altre note pubblicate da questo giornale, torno sull’argomento evidenziando che la carenza delle risorse umane del SSN perdura da molto tempo e si è ingigantita in modo esplosivo con la crisi provocata da quest’ultima epidemia.

La pandemia, con lo spirito e l’impegno con cui è stata affrontata, ha mostrato l’attaccamento alle professioni di tutto il personale sanitario, nonché l’eccellente preparazione dello stesso, peraltro pubblicamente riconosciuta anche fuori dai confini nazionali.

Come evidenziato da Giuseppe Lauria Pinter sul Corriere della sera del 22 novembre 2022, il numero dei medici in sé, in rapporto alla densità degli abitanti, è quasi analogo a quello degli altri Paesi Europei, circa 400 per 100.000. Ma abbiamo la percentuale di medici più anziani d’Europa, con il 56% oltre i 55 anni e il 23% oltre i 65 anni, contro il solo 6-15% degli altri Paesi. Con l’incremento di laureati in Medicina messo in atto negli ultimi anni incrementando i posti nelle scuole di specialità, si sono già avuti aumenti nel 2020, da due a tre volte in più di altri Paesi europei, ma per colmare l’esodo dei medici che ci sarà nei prossimi anni, ci vorrà del tempo, necessario a far conseguire la specialità nelle diverse discipline mediche e chirurgiche ai medici iscritti ai corsi di specializzazione.

Per sanare le carenze di personale infermieristico, è necessario un piano assunzionale straordinario, che, a partire dalla stabilizzazione di tutti i precari, già utilizzati per far fronte alle necessità che si sono presentate negli ultimi periodi, vada realmente a fermare l’emorragia di personale degli ultimi anni. E ‘da prevedere per questi professionisti, riconoscimenti economici e professionali attraverso una nuova valorizzazione delle carriere.

Bisogna pensare ad un Piano Nazionale Ministeriale con cui si prevede un bando nazionale in cui inserire tutti questi professionisti per titoli ed anzianità .La graduatoria nazionale , dovrà essere utilizzata, in attesa del concorso effettuato dalle singole regioni al fine di stabilire una graduatoria regionale da utilizzare per le esigenze delle Aziende di quella regione.

Per quanto riguarda i medici, il problema è ancora più grave perché gli specialisti formati e necessari per il funzionamento del Sistema sono largamente insufficienti. Come già detto, sono stati predisposti incrementi di borse di studio per l’accesso alle specialità, ma queste devono tenere il passo con il numero dei sanitari che nei prossimi anni andranno in quiescenza. Ma il problema è oggi, non fra cinque anni, periodo necessario per la formazione specialistica. Cosa faremo, chiuderemo i reparti, gli ospedali, gli studi dei medici territoriali, le RSA?

Il problema economico da parte dei medici che scelgono di andare in pensione, non è preponderante, la scelta del pensionamento viene fatta a causa delle condizioni di lavoro in cui sono costretti ad operare nell’attuale situazione con pochi medici che lavorano per far fronte di tutte le attività sanitarie (medici di 60 anni costretti alla turnistica notturna e festiva, a concordare e, magari, rinunciare a periodi di ferie programmate, l’esigenza di questi professionisti è di vivere quest’epoca della vita più vicino alla famiglia.)

Un medico specialista del settore pubblico, con una anzianità di almeno 35 anni, assorbe risorse di almeno 100 mila euro lordi l'anno incrementati per anzianità, ruolo, etc. Naturalmente il medico specialista che sta per andare in pensione può avere ha una retribuzione maggiore della cifra sopra riportata.

Da queste risorse bisogna partire per proporre ipotesi utili a minimizzare l’acuzie di carenza di medici specialisti, che andrà ad aumentare nei prossimi 5 anni. Cosa può fare il gestore pubblico nell’immediato?

Una soluzione "tampone" idonea per limitare le problematiche e che devono durare per almeno un quinquennio, tempo utile per avere specialisti formati in numero sufficiente, potrebbe esplicitarsi nel:

- Sospensione e/o deroga, per almeno 5 anni delle previsioni dell'art. 6 della legge 114/2014 (legge Madia) e le sue modifiche successive, legge che ha contribuito ad affossare ulteriormente la Sanità pubblica (questa deroga è stata già utilizzata per avere i pensionati quali medici vaccinatori).

- Utilizzo di parte delle risorse economiche disponibili, non consumate per i concorsi pubblici che risultano vuoti di partecipanti, per remunerare i medici specialisti in quiescenza che si renderanno disponibili per l'attività ospedaliera (reparto, ambulatorio, per minimizzare il problema delle liste di attesa e sale operatorie) e/o territorio, per turni giornalieri.

Oggi i clinici che hanno voglia di lavorare dopo la quiescenza vanno a prestare la loro opera professionale nel privato, e cosa ancora più grave, nel privato accreditato che svolge una funzione pubblica (questa è una anomalia della legge Madia che va da subito corretta in quanto non è serio permettere al medico specialista pensionato di dare le sue consulenze al privato accreditato e non concedere allo stesso medico, se non a titolo gratuito, l’attività nel settore pubblico, settore che si è fatto carico della formazione di quel medico, lo stesso professionista che porterà le sue conoscenze cliniche e i pazienti che hanno fiducia in lui, alla sanità privata accreditata che nulla ha investito per la sua formazione).

I medici più giovani non devono avere timore di confrontarsi con il sapere clinico di un medico più esperto, anzi devono sfruttare al meglio e attualizzare quelle conoscenze che l’esperto gli potrà trasmettere, si tenga presente il monito di Papa Francesco “Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani”

Dott. Nunzio Angelo Buccino
Già Direttore Sanitario Aziendale

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