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Mercoledì 11 GENNAIO 2023
Le Aou “fantasma”. La Calabria corre ai ripari

Dopo la ricerca del Laboratorio permanente per gli studi e la ricerca nel settore del diritto e dell’economia sanitaria dell’UniCal sulle Aziende ospedaliere univrsitarie qualcosa si muove

L’esito della ricerca effettuata dal Laboratorio permanente per gli studi e la ricerca nel settore del diritto e dell’economia sanitaria dell’UniCal, pubblicato il 31 dicembre scorso a mia firma e del prof. Enrico Caterini, sullo stato dell’essere delle Aziende Ospedaliere-Universitarie italiane, ha stimolato un confronto costruttivo.

Tante le sorprese inimmaginabili
Sono state numerose le scoperte emerse in dieci mesi di proficuo lavoro del Laboratorio anzidetto, dal quale è risultato che, fatta eccezione per i già policlinici regolarizzati nel periodo transitorio di 4 anni previsto dall’art. 8 del d. lgs. 577/1999 e terminato nel 2003/2004, tutte o quasi le Aziende Ospedaliere Universitarie sopravvenute sono sprovviste del DPCM costitutivo.

Un’anomalia alla quale è stata offerta soluzione dal DPCM, a firma Monti, Balduzzi e Profumo, che ha dato riparo ad una delle tante scombinate vicende applicando quanto pedissequamente sancito dalla chiara giurisprudenza espressa dal TAR di Napoli (sentenza 4425/2012), prima, e dal Consiglio di Stato (ordinanza 569/2013), successivamente, che hanno scandito la corretta procedura da seguire.

I predetti giudici, annullando i provvedimenti regionali di costituzione della allora sedicente Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – Scuola Medica Salernitana” per difetto assoluto di attribuzione, hanno fatto sì che la stessa si dotasse, così come legislativamente previsto, del relativo DPCM, avente efficacia costitutiva, fatto valere allora con efficacia “ora per allora”.

Un decreto del Presidente del Consiglio Mario Monti adottato il 31 gennaio 2013. Una stranezza giuridica, quella appena enunciata di efficacia ex tunc, alla quale tuttavia il sistema si è dovuto adeguare allo scopo di sanare l’altrimenti insanabile.

Prerogativa e condizione all’esistenza giuridica di una Azienda Ospedaliera Universitaria è, dunque, l’emissione di un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che la sancisca. Insomma: no DPCM, no party.

Ad un tale handicap occorre che il Governo si adoperi serialmente affinché - a cominciare dalla Azienda Ospedaliera Universitaria di Torino denominata “Città della salute e della scienza” (peraltro costituita come Azienda Ospedaliera con decreto del Presidente della Regione n. 45/2012) all’ultima resa funzionante di Ancona, sotto la denominazione di “Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche - vengano tutte riconosciute con un DPCM, pena l’essere non legittimate nello status di Aziende Ospedaliere Universitarie, nonostante riportate come tali sia nell’Open Data del Governo che nel report del Ministero della Salute al 31/12/2022.

Oltre il limite della sorpresa
Un caso particolare è rappresentato dalla A.O. Materdomini di Catanzaro, sedicentemente universitaria. Tale non è e, per questo motivo, deve percorrere la particolare procedura di riconoscimento specifico, in presenza ovviamente dei presupposti per essere riconosciuta come tale.

Sarà pertanto compito dei Ministeri della Salute e dell’Università impegnarsi bene in tal senso, con il rilascio, rispettivamente, del decreto ministeriale MIUR e del conseguente DPCM a firma Meloni.

Al riguardo, tanto si è discusso, spesso fuori luogo, e tanto si è deliberato nella assoluta inconsapevolezza legislativa, rischiando così di far danno a ciò che l’Azienda Ospedaliera rappresenta, al personale ivi impegnato, alle economie aziendali e alle urgenti riparazioni giuridico-economiche che necessita mettere in piedi per risanare un’errata esistenza di una Azienda, solo apparentemente universitaria.

Il commissario ad acta Roberto Occhiuto, scoperta la magagna, ha inteso intraprendere la corretta procedura allo scopo di pervenire al risultato di avere un DPCM in tasca.

Ettore Jorio
Università della Calabria

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