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Martedì 17 GENNAIO 2023
Fabbisogni di personale e servizi per la Salute Mentale: inadeguato il numero di psicologi previsti



Gentile direttore,
si è molto discusso, anche in queste pagine, della attuazione della legge sulla “funzione aziendale di Psicologia” (legge 176/2020), ovvero del coordinamento in ogni azienda sanitaria di tutte le attività psicologiche del SSN in modo da poterne ottimizzare l’erogazione.

Una discussione che va fatta sempre dal punto di vista del cittadino e dei bisogni di salute che esprime e che rivolge alla Sanità pubblica. Questa è l’ottica dei Livelli Essenziali di Assistenza del 2017 che prevedono una presenza di competenze psicologiche trasversali, che riguardano prevenzione e cura, tutte le fasce d’età, problemi di salute fisica e psichica, disabilità e cronicità, disturbi che vanno dalle forme di disagio psicologico sono alle malattie mentali più gravi.

Una presenza trasversale ha bisogno di forme adeguate di coordinamento per ottimizzare le risorse che abbia uno sguardo a 360° rispetto ai servizi e alle attività dell’azienda sanitaria e sia anche in grado di svolgere funzioni per l’organizzazione in quanto tale (qualità relazionale, stress lavorativo e burnout, comunicazione, ecc.).

Nel dibattito su questo tema si sono a volte ascoltate critiche prive di fondamento, come quelle che ipotizzerebbero che questo coordinamento toglierebbe gli psicologi, che ricordiamolo nel SSN sono anche tutti psicoterapeuti, dai servizi di salute mentale. Senza fondamento perché è chiaro che una cosa è il coordinamento ed altra la presenza dei professionisti nelle strutture che erogano i servizi.

Nel discutere della ottimizzazione delle (poche) risorse psicologiche si faceva notare che la maggior parte di esse, in virtù dei compiti svolti, sono già da tempo in servizi diversi da quelli di salute mentale: sui 5 mila dirigenti psicologi del SSN che risultano dai dati più recenti del sito Ministero della Salute, solo la metà opera nei DSM.

In questi giorni sono usciti due documenti che fanno chiarezza con la forza dei numeri e che parlano un linguaggio evidente, anche se non del tutto condivisibile.

Il primo è l’intesa Stato-Regioni sugli standard del personale per i servizi di salute mentale del 21.12.22 ma diffuso in questi giorni. In questo documento di programmazione si indicano degli standard che riguardano i servizi di salute mentale territoriali e di ricovero (SPDC): ebbene si prevedono (considerando anche gli ambulatori dei DSM nelle carceri) 41.448 operatori di cui 6.795 psichiatri, 31.181 tra infermieri, OSS, tecnici riabilitazione psichiatrica, educatori, ass.sociali) e 2.647 psicologi psicoterapeuti. La proporzione risulta: 16,4% di psichiatri, 75,2% di infermieri e altri, 6,4% psicologi psicoterapeuti (la percentuale mancante al 100% sono amministrativi). Ciò a dire che su 100 operatori gli psicologi psicoterapeuti previsti sono poco più di 6.

Se accanto a questo vediamo i dati del Rapporto annuale Salute Mentale del Ministero della Salute troviamo che attualmente lavorano nei DSM 29.785 operatori, dei quali il 17.9% medici e il 6.9% psicologi psicoterapeuti, con un carico di lavoro in rapporto agli utenti (calcoli de Il Sole24ore) di un medico ogni 182 utenti e di uno psicologo psicoterapeuta ogni 284 utenti.

Sono dati che appaiono del tutto inadeguati per una cura davvero multidisciplinare delle malattie mentali già oggi, ma soprattutto quelli dell’intesa Stato-Regioni del 21 dicembre 2022 dimostrano che non si modificherà sostanzialmente il modello di cura delle malattie mentali di cui si occupano i DSM a livello territoriale e di ricovero, oggi quasi esclusivamente farmacologico per mancanza di risorse psicologico-psicoterapiche.

Ovviamente non siamo affatto soddisfatti di questa prospettiva che limita la psichiatria e la psicologia e penalizza gli utenti, anche per le crescenti evidenze sul ruolo dell’approccio psicologico-psicoterapico ai malati mentali più gravi e ai loro familiari. Senza un adeguato numero di psicologi psicoterapeuti gli psichiatri saranno praticamente costretti ad adottare quasi esclusivamente un certo tipo di approccio e gli psicologi a seguire solo i casi più gravi ed urgenti.

Parzialmente diversa è la situazione che riguarda la neuropsichiatria infantile, anch’essa oggetto dell’Intesa Stato-Regioni, laddove si prevede uno standard di neuropsichiatri e psicologi psicoterapeuti di 6 ogni mille cittadini minorenni, che vuol dire 6 mila professionisti a livello nazionale.

Che dire? Con questi numeri è chiaro che la scelta del Governo e delle Regioni è di dare risposta in termini di prevenzione, ascolto, sostegno e terapia psicologica alle tante situazioni di disagio e dei più comuni disturbi, che riguardano oggi un’ampia fascia della popolazione in contesti diversi da quelli tipicamente psichiatrici, come in gran parte avviene già oggi. Basti pensare ai consultori familiari, a quelli psicologici, ai servizi psicologici presenti in molte realtà territoriali e in molte regioni.

Tale situazione appare però molto frammentata e non costituisce un riferimento chiaro per i bisogni psicologici per i cittadini, basti pensare che i consultori sono molto lontani dagli standard previsti e nella metà degli stessi non ci sono psicologi per carenza di organico, oppure negli ospedali dove a fronte di oltre mille psicologi che vi lavorano solo un terzo è incardinato in servizi psicologici strutturati, identificabili come tali dall’utenza ed in grado di ottimizzare le attività.

Ovviamente ci sono le esigenze locali ma il cittadino che cerca uno psicologo dovrebbe sapere con chiarezza dove trovarlo da Aosta a Ragusa, sia nell’assistenza primaria che nelle case di comunità sino all’ospedale. Molte Regioni hanno attivato i servizi di psicologia di base ed ora serve una legge quadro nazionale, così come si spera che si arrivi presto ad una intesa Stato-regioni sulla “funzione aziendale di Psicologia” che è in itinere.

Se l’ottica è quella dei bisogni dell’utenza e della ottimizzazione delle risposte è necessario che questi nodi vengano presto definiti superando i limiti dei tradizionali “silos”, con logiche nuove e aperte ad una sensibilità ormai assai diffusa nella popolazione.

David Lazzari
Presidente CNOP

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