quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 23 GENNAIO 2023
Medico di guardia aggredito nel veronese. Fimmg: “Tutele o a rischio l’assistenza”

Il medico sarebbe stato aggredito in ambulatorio, a Cologna Veneta (Verona), da un paziente che pretendeva un certificato di malattia che il sanitario riteneva di non poter rilasciare. Maio (Fimmg CA): “Si riconosca ai medici nell'esercizio delle proprie funzioni lo status di pubblico ufficiale”. Secondo i dati della Fimmg sono già 8, in Veneto, a gennaio, le aggressioni al personale sanitario. “Non stupisca se i medici lasciano la professione o evitano incarichi in aree pericolose”.

Ennesima aggressione contro un medico. Stavolta è accaduto a Cologna Veneta (Verona), come un medico di continuità assistenziale sarebbe stato aggredito da un paziente, secondo quanto riferisce la Fimmg in una nota, per essersi rifiutato di produrre un certificato di malattia per giustificare l’assenza dal lavoro che il medico non riteneva di poter rilasciare.

“Quanto avvenuto al medico a Cologna Veneta, cui va la nostra solidarietà, è gravissimo. Non possiamo più accettare di essere esposti a questi rischi nell’assoluto immobilismo di quanti hanno la responsabilità di tutelarci”, commenta Tommasa Maio, segretario nazionale Fimmg Continuità Assistenziale.

Per Maio “non è tollerabile che i medici impegnati in prima linea debbano essere alla mercé di questi soggetti e, per di più, che nulla si faccia per arginare il fenomeno e punire i colpevoli. Questo episodio è l’ennesima dimostrazione che l’inasprimento delle pene previsto dalla recente legge non è sufficiente”. La Fimmg torna quindi a chiede che sia riconosciuto ai medici nell’esercizio delle proprie funzioni lo status di pubblico ufficiale. “Riconoscendo ai medici nell’esercizio delle proprie funzioni lo status di pubblico ufficiale – spiega Maio – le aggressioni si ridurrebbero, perché aggredire un medico sarebbe come aggredire un carabiniere. Con tutte le conseguenze del caso. Inoltre, eviterebbe a chi subisce violenza di dover vivere anche il trauma di battersi in solitudine per fare in modo che queste persone siano debitamente perseguite”.

Un vuoto normativo, dunque, ma anche il frutto di enormi lacune di organizzazione del territorio. Il segretario nazionale Fimmg Continuità Assistenziale denuncia infatti che queste situazioni, che ormai riguardano “indistintamente l’intera penisola”, sono spesso esacerbate da carenze di personale e da carenze strutturali. “Invece di investire in una riorganizzazione del modello di offerta assistenziale sempre più frequentemente le Aziende puntano ad accorpare le sedi e mantenere ridotto il numero dei medici, ma ampliando le aree territoriali di attività”.

In questo contesto, secondo i dati riferiti dalla Fimmg, nel solo mese di gennaio (in Veneto) sono già 8 le aggressioni registrate al personale sanitario. “È solo la punta dell’Iceberg, perché numeri simili, se non superiori, si registrano in tutta Italia. Dati che spesso non emergono per la mancata denuncia da parte dei medici, che continuano ad essere lasciati soli. È desolante ritrovarci ciclicamente a fare proposte di riorganizzazione e chiedere interventi per la messa in sicurezza dell’attività, restando inascoltati e con la frustrazione di non poter offrire ai colleghi soluzioni efficaci. Colleghi – conclude Maio - che sono costretti a lavorare convivendo con la paura di poter essere aggrediti in qualunque momento. In questa inerzia, non ci si deve stupire se sempre più medici decidono di lasciare la professione o se evitano di acquisire incarichi in aree della medicina sempre più pericolose”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA