quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 23 GENNAIO 2023
Aggressioni agli operatori sanitari. Un problema culturale e organizzativo. Ecco come uscirne

Scuola seria per i giovani. Attenzione alle famiglie. Un Servizio sanitario nazionale che funzioni ovunque e che spenga ogni ragione di reazione da parte di chi si ritiene scavalcato nelle file, si veda trascurato nelle corsie, si veda relegato in ricoveri indecenti assicurati nei corridoi. E corretti finanziamenti che solo attraverso i costi e fabbisogni standard posso essere sufficienti a generare il cambiamento reale.

La scuola e i pronto soccorsi sono i siti più sensibili per la misurazione dello stato evolutivo di un Paese e della cultura di una nazione. Meglio, il valore di una società civile che si ritenga tale. Guai a trascurarli da parte del decisore politico. Guai a lasciarli alla mercè della violenza.

Servizi essenziali lasciati in un colabrodo
Gli abusi in entrambi sono in forte accelerazione ovunque con maggiore frequenza ove presentano precarietà strutturali oramai storiche e organizzative. Si moltiplicano ogni giorno gravi intolleranze che ricadono sul personale pubblico destinato a garantire l’istruzione e la tutela della salute.

È da tempo che si sono venute a determinare:
- una scuola che è diventata un luogo dove si dà frequentemente ragione ai figli somari con conseguente colpa agli insegnanti di volerli stimolare a dovere. Un modo che costituisce il fronte dell’inciviltà sociale, che porta i nostri figli e diventare egemoni nei congiuntivi errati e campioni della più preoccupante ortografia;
- un accesso alle emergenze, da praticare mediante i pronto soccorsi, che è divenuto uno spazio infrequentabile per condizioni strutturali fatiscenti tali da rappresentare, in una ai sovraffollamenti dovuti all’assistenza territoriale desertificata, un grande pericolo di vita. Lo è per chi vi accede ma anche per gli operatori che vi lavorano, cui si addebitano, con pratiche violente, le responsabilità dei disservizi determinate da un governo della salute inadeguato. Del resto, non poteva essere diversamente con un Governo del Paese che non riesce a redigere un Piano sanitario nazionale dal 2006!

Aggressioni a gogò
La sanità è divenuta l’esempio del peggio. Un assistenza distrettuale che non ha mai conquistato dal 1978 una sua costante fisionomia di supporto all’utenza, che ha dato poco o nulla durante il Covid, con una rete convenzionale che ha curato gli assistiti calando le prescrizioni con il panierino dal balcone, così come facevano le nonne con la spesa. Strutture ospedaliere fatiscenti e non adeguate impossibilitate a fornire risposte ai cittadini costretti come sono a rivolgersi presso i pronti soccorsi, nell’assoluta assenza di altro.

Tutto questo genera disagio ed esasperazione, che arrivano a generare tutti i giorni aggressioni fisiche sistemiche ai medici, infermieri e a personale a servizio delle urgenze, tali da renderli spesso in condizioni di menomazione fisica e di terrore psicologico.

Questo è il modo che si sta piano piano sostituendo alla comune e civile protesta che il disservizio oramai merita da tempo. Il primato tocca al Mezzogiorno, con la Puglia la primo posto, seguita dalla Campania e dalla Calabria, con il resto del Paese che vive la medesima situazione.

Le cause
Il perché di tutto questo trova la sua esistenza in due preoccupanti facce.

La prima è culturale. Il farsi “giustizia” da sé è divenuto uno sport nazionale, non già perché non ci sia lo Stato a garantirla, bensì per una brutta preoccupante imitazione. L’esempio di chi è abituato a delinquere e a conquistare così l’occorrente, rintraccia nella società civile dei proseliti, degli imitatori e delle imitatrici che suppongono di conquistare i diritti a cazzotti. La scuola, al riguardo, non ha fatto in tempo ad insegnare altro. Le istituzioni non hanno avuto capacità di correggerlo.

La seconda rintraccia la sua ragione dell’inefficienza del sistema del welfare assistenziale. Non riesce a dare nulla alle periferie. Non riesce ad imporre comportamenti adeguati alla medicina di famiglia, che delega tutto e non affronta seriamente i problemi di salute, limitandosi alle più acritiche e asettiche prescrizioni, spesso via web. Non riesce a costruire un sistema di assistenza territoriale degno di questo nome.

Come uscire
Scuola seria per i giovani. Attenzione alle famiglie, magari assistite da mediatori dell’istanza di salute, quasi dei “vigili” incaricati di dirigere il traffico tra l’avvertimento del malessere e l’accesso alle cure. Prioritariamente, un sistema della salute che cambi radicalmente, passando dall’organizzazione teorica, da vantare sui media senza esserci, ad una assistenza praticata e accessibile senza intermediari politici. Insomma, un Servizio sanitario nazionale che funzioni ovunque e che spenga ogni ragione di reazione da parte di chi si ritiene scavalcato nelle file, si veda trascurato nelle corsie, si veda relegato in ricoveri indecenti assicurati nei corridoi. Che venga trattato con il "lei" e non già con maleducazione continua.

Poi, i corretti finanziamenti che solo attraverso i costi e fabbisogni standard posso essere sufficienti a generare il cambiamento reale.

Ettore Jorio

© RIPRODUZIONE RISERVATA