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Martedì 24 GENNAIO 2023
Cancro. Prevenzione, lotta al fumo e meno burocrazia. Verso l’ok al Piano oncologico nazionale 2022-2027. Sulle risorse aggiuntive il Ministero della Salute rassicura le Regioni

È pronto per l’approvazione in Conferenza Stato-Regioni il Piano di cui dopo una prima presentazione in estate si erano perse le tracce. Tra i punti cardine la prevenzione, percorsi di cura chiari ed omogenei nonché attenzione al malato e a chi lo assiste a 360°. E ancora, digitalizzazione per snellire la burocrazia, assistenza sempre più domiciliare e integrata con l’ospedale e i servizi territoriali. E poi lotta al fumo e potenziamento screening. IL TESTO

Prevenzione, percorsi di cura chiari ed omogenei nonché attenzione al malato e a chi lo assiste a 360°. E ancora, digitalizzazione per snellire la burocrazia, assistenza sempre più domiciliare e integrata con l’ospedale e i servizi territoriali per evitare di essere sballottati da un presidio all’altro. E poi formazione degli operatori sanitari e campagne informative per i cittadini, supporto nutrizionale e psicologico, ampliamento delle fasce di età per gli screening, cure palliative a domicilio e potenziamento delle coperture vaccinali.

Sono solo alcuni dei capisaldi del nuovo Piano oncologico nazionale 2022-2027 che sarà all’ordine del giorno della prossima Conferenza Stato-Regioni. Un piano molto atteso, sia per la delicatezza dell’argomento (in Italia ogni anno ci sono circa 180 mila morti per cancro) sia perché in esso vengono recepite le indicazioni del Piano europeo contro il cancro pubblicato l’anno scorso.

Un documento corposo e anche molto ambizioso il cui fil rouge sta nella necessità “di un approccio globale e intersettoriale, con una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, compreso il miglioramento delle cure e la prevenzione delle recidive”, e nel “mantenere l’attenzione sulla centralità del malato”, puntando “alla riduzione o all’eliminazione delle disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura”.

Il Piano era stato presentato in estate ma poi se n’erano perse le tracce. Principale nodo del contendere era la mancanza di risorse aggiuntive per la sua realizzazione. Il Ministero della Salute aveva provato in manovra con un emendamento a iniettare risorse ma l’opera non era andata a buon fine. Ora ci sono anche emendamenti al Milleproroghe ma in ogni caso per sbloccare l’empasse da Lungotevere Ripa hanno rassicurato le Regioni che ci saranno risorse aggiuntive. Una mossa che di fatto ha fatto ripartire l’iter del Piano che quasi sicuramente sarà approvato nella Stato-Regioni del 26 gennaio.

I numeri del cancro. Nel nostro Paese i dati ISTAT relativi all’anno 2019 rilevano 179.305 decessi per tumori (99.384 maschi e 79.921 femmine), di cui 169.521 per tumori maligni (94.064 maschi e 75.457 femmine), mentre nel Rapporto “I numeri del cancro in Italia 2021” si stimano per il 2021 100.200 decessi da tumore nei maschi e 81.100 nelle femmine, con un aumento del numero di decessi (0,6% per i maschi, 2,0% per le femmine) in linea con l’invecchiamento della popolazione e una riduzione dei tassi di mortalità per tutti i tumori (circa del 10% nei maschi e dell’8% nelle femmine) rispetto al 2015. Nei maschi la mortalità è in riduzione per tutti i tumori, ad eccezione del tumore del pancreas che rimane stabile, mentre nelle femmine sono in aumento i tassi di mortalità per il tumore del polmone (+5%) e per il tumore del pancreas (+3.9%). I dati di mortalità appaiono, in entrambi i sessi, inferiori rispetto alla media europea.

Ma veniamo al Piano. Primo tassello è quello dei Registri tumori. Qui l’obiettivo è quello di completare l’iter di istituzione del registro tumori nazionale e “garantire il processo di costituzione e la piena funzionalità organizzativa in tutte le aree del paese della Rete dei registri tumori regionali, “valorizzando le esperienze anche attraverso la costituzione di reti regionali. Per questo sarà fondamentale definire gli standard di funzionamento dei registri tumori attraverso requisiti organizzativi, tecnologici e strumentali, nonché dei flussi informativi”.

Tema decisivo è poi la Prevenzione. Secondo gli studi il 40% dei nuovi casi e il 50% delle morti per tumore sono potenzialmente evitabili in quanto causare da fattori di rischio prevenibili. Tra questi il fumo rappresenta il principale fattore di rischio essendo associato all’insorgenza di circa un tumore su tre. Inoltre, ruolo importante hanno l’alimentazione e l’attività fisica. Mangiare sano, moderare il consumo di alcolici e fare regolarmente attività fisica può ridurre fino al 30% le possibilità di ammalarsi di cancro. Solo in Italia questi fattori di rischio comportamentali causano 65 mila decessi l’anno.

Per questo nel Piano si punta a sviluppare forme di comunicazione sui corretti stili di vita partendo dalla scuola fino ai luoghi di lavoro. Nel documento si insiste sul contrasto al fumo e al consumo dannoso di alcol, riduzione della sedentarietà, contrasto all’obesità (soprattutto infantile), riduzione del consumo eccessivo di sale e aumento del consumo di frutta e verdura

Vi sono poi gli agenti infettivi come il Papilloma virus e i virus dell’epatite B e C che causano il 10-12% dei tumori. Per questo nel Piano si propone di lavorare per aumentare le coperture vaccinali attraverso la promozione della cultura delle vaccinazioni (si pensi a quelle contro l’Hpv che hanno percentuali molto basse).

Altro fattore decisivo è l’ambiente in cui si vive. L’inquinamento è dimostrato che aumenta la possibilità di ammalarsi di tumore. Nel Piano tra i vari obiettivi per quest’Area c’è quello di perseguire l’approccio One Health, perfezionare le politiche sull’amianto (attraverso anche l’elaborazione di Piani regionali), rendere le città più sane (anche potenziando la mobilità sostenibile e a politiche di miglioramento della qualità dell’aria), potenziare le azioni di prevenzione nel settore delle radiazioni ionizzanti e non, nonché ridurre i siti contaminati. Ma non solo, tra gli obiettivi anche quello di informare i cittadini anche sul corretto uso degli smartphone e anche sui rischi di un’elevata esposizione ai raggi Uv solari e da fonti artificiali (vedi lampade e lettini solari).

Ma oltre a questo fondamentale è anche l’attività di screening, ovvero la cosiddetta prevenzione secondaria. Con la pandemia si è assistito ad una frenata e per questo nel Piano oncologico si prevede il loro potenziamento anche avvalendosi delle nuove Case di Comunità previste dal Pnrr e normate col Dm 71. Nello specifico tra gli obiettivi quello di allargare lo screening mammografico dai 45 ai 75 anni (oggi la fascia è 50-69 anni) e anche quello di intercettare precocemente i soggetti a rischio eredo familiare anche prevedendo specifici Pdta. Inoltre, si prevede di allargare le fasce di età per lo screening mammografico dai 45 ai 74 anni e per lo screening colorettale dai 50 ai 74 anni.

Tema delicato anche quello della prevenzione terziaria. Ovvero le persone sopravvissute ad un tumore (In Italia se ne contano 3,6 mln). Per loro il piano prevede il miglioramento dei follow up e dei corretti stili di vita per evitare il rischio di recidive anche coinvolgendo le famiglie dei pazienti.

Ma non solo prevenzione. Nel nuovo PON ampio spazio anche alla cura a partire dalla presa in carico dei pazienti che purtroppo ancora non ha gli stessi standard su tutto il territorio nazionale. “Il percorso del paziente oncologico comincia ancora prima della diagnosi. Infatti già dal momento del sospetto diagnostico inizia un percorso di ansia e rincorsa agli accertamenti”. Per questo nel Piano si propone l’attivazione di Punti di accesso per la presa in carico già in fase di fondato sospetto da parte del medico di famiglia, di altro specialista o in seguito a percorsi di screening.

Una volta avviato il percorso in caso di diagnosi confermata fondamentale è poi il ruolo dei Pdta. I Percorsi dovranno essere costruiti sul modello Hub&Spoke allo scopo di realizzare la presa in carico del paziente in tutte le fasi.

Decisiva per offrire cure adeguate su tutta la Penisola sarà l’attivazione in tutte le Regioni delle reti e la collaborazione tra i vari professionisti che intervengono nel Pdta. Fondamentale poi l’implementazione della telemedicina e il ruolo di medici di famiglia, pediatri e infermieri di comunità. Dovrà essere implementata la cartella digitale oncologica per evitare il noto fenomeno dei faldoni che i pazienti portano con sé ad ogni visita o esame. Sempre digitale dovrà poi essere il percorso per l’ottenimento dell’esenzione per patologia con invio all’Inps che dovrà essere telematico.

Il piano poi affronta anche il tema di come potenziare l’assistenza per chi è affetto da un tumore raro e anche per quanto riguarda il cancro nelle persone fragili. Ma un’area del Piano è dedicata anche alle cure palliative per cui si evidenzia la necessità di potenziare la rete territoriale anche a domicilio del paziente.

Aspetto non trascurato dal Pon è anche quello psicologico per supportare pazienti e familiari durante la malattia. In questo senso si prevede l’attivazione di percorsi di formazione ad hoc per i professionisti. Così come la psiche importante in oncologia è anche la nutrizione. Per questa ragione nel Piano si propone di implementare la valutazione nutrizionale dei pazienti, oggi aspetto poco curato in molte realtà, così come gli screening nutrizionali.

Tema delicato anche della riabilitazione dei malati oncologici che va inserita a pieno titolo nei Pdta. Spesso i problemi possono derivare non solo dalla malattia in sé ma anche a causa delle terapie (ad esempio la chemioterapia, gli interventi chirurgici, la radioterapia o l’assunzione di farmaci). In questo caso si richiama l’attivazione di percorsi di riabilitazione globali (sanitari, sociali, lavorativi, finanziari) per il completo reinserimento delle persone nella società.

Un ruolo in tutto il percorso della malattia hanno anche i caregiver oncologici che, specie in situazioni che si prolungano nel tempo, possono avere ricadute sia in termini di vita familiare che professionale. Per questo nel Piano si chiede l’effettiva applicazione delle norme che riconoscono il caregiver familiare e per cui è stato creato un apposito fondo da 30 mln annui fino al 2023.

Ultimo capitolo è dedicato alla formazione degli operatori sanitari che è da considerarsi “uno dei migliori investimenti per garantire alti livelli di performance”. Si propone quindi di prevedere “interventi formativi fortemente dinamici perché riguardano un settore in continua evoluzione per quanto riguarda i modelli assistenziali, le innovazioni tecnologiche e gli aspetti indispensabili di umanizzazione e di rispetto della persona”. Nello specifico si raccomanda la definizione di indirizzi di formazione in oncologia partendo dalla definizione di profili di ruolo del personale sanitario dedicato all’oncologia in termini di competenze necessaria a garantire l’efficacia e l’efficacia dei percorsi di diagnosi e cura.

Allo stesso tempo molto dovrà esser fatto anche per formare e informare la cittadinanza.

L.F.

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