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Venerdì 27 GENNAIO 2023
Il piccolo scrivano fiorentino



Gentile Direttore,
faceva la quarta elementare. Era un grazioso fiorentino di dodici anni, nero di capelli e bianco di viso, figliuolo maggiore di un impiegato delle strade ferrate, il quale, avendo molta famiglia e poco stipendio viveva nelle strettezze. Il racconto è di Edmondo De Amicis, pubblicato nel 1886 ma gli scrivani esistono ancora. Siamo noi medici di base.

Succede, e molto spesso, che il nostro paziente, dopo aver fatto una visita specialistica, torni da noi con una lettera-referto dove “gentilmente” ci viene chiesto di prescrivere al paziente i seguenti esami. Segue una lista dove molto spesso compaiono esami del tipo: dosaggio del Cadmio e profilo emocoagulativo completo con tanto di omocisteina tanto cara ai ginecologi, per non parlare delle centinaia di risonanze articolari tanto care agli ortopedici. Talmente care che i pazienti, molto spesso, dopo una distorsione di ginocchio, mi telefonano dicendo di voler andare dallo specialista ortopedico e per risparmiare tempo, vorrebbero andarci con una RMN del ginocchio.

Scrivevo, tanti anni, fa che la prescrizione degli esami con tanto di timbro e firma, dovrebbero essere compilati e firmati dal medico che effettua la visita, giusto per evitare la gustosa dicotomia tra chi visita e chi, invece, scrive firmando e timbrando esami che non si è mai nemmeno sognato di richiedere, assumendosene la responsabilità medico legale e l’onere amministrativo.

Ma come la famosa barzelletta dei Carabinieri, non me ne vogliano gli agenti ma circola da tanti anni, che lavorano in coppia perché uno sa leggere e l’altro sa scrivere, per effettuare una prestazione specialistica ci vogliono due medici: quello di serie A, lo specialista che visita e lo scrivano fiorentino di serie B che scrive le ricette.

Una sontuosa stupidaggine burocratica per la quale un buon 40% dell’attività dei medici di base è solo attività prescrittiva, per conto terzi. Qualche illuminato amministratore specifica che la normativa vigente non consente ai medici specialisti in libera professione di utilizzare il ricettario regionale. Nel rispetto di questa squisita caricatura della medicina praticata di indubbio spessore organizzativo, io trascorro metà del mio tempo in ambulatorio a trascrivere esami e farmaci “gentilmente consigliati” da urologi, ginecologi, neurologi, cardiologi, ortopedici, otorinolaringoiatri, fisiatri e, non ultimo, del vicino di casa del mio assistito che l’ha visitato sul pianerottolo, perché casualmente cardiologo.

Ma siccome la realtà si diverte spesso a praticare la fantascienza, mi capita spesso la richiesta del collega ospedaliero che mi chiede di compilare le ricette perché ha il computer che non va. Mentre io che pratico il bricolage informatico e il computer me lo aggiusto da solo, posso ritenermi un fortunato mortale, a differenza del mio collega ospedaliero che dispone dell’assistenza tecnica ospedaliera.

Sarebbe necessaria una piccola ma seria riforma amministrativa: i medici specialisti che lavorano nel pubblico, devono compilare impegnative e ricette di proprio pugno, timbro e firma. I pazienti che si rivolgono a strutture private, devono pagare di tasca propria tutte le prestazioni, dalla visita specialistica agli esami richiesti: o dentro o fuori dal SSN. Semplicissimo, forse troppo, ma cui prodest? Rimarremo piccoli scrivani fiorentini a vita, perché quanto scritto non interessa a nessuno, tanto meno ai colleghi specialisti che non sanno scrivere, ma sanno far di conto, intascando l’onorario, e noi, piccoli amanuensi facciamo copia e incolla con timbro e firma. Gratis.

Enzo Bozza
Medico di base per i comuni di Vodo e Borca di Cadore

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