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Mercoledì 01 FEBBRAIO 2023
Per il 55% degli italiani la salute e la sanità devono essere una  priorità per il Governo

Dalla ricerca IPSOS presentata all’“Inventing for Life Health Summit” organizzato da Msd è emerso che un italiano su due pensa che la salute debba essere prioritaria e un italiano su tre crede che l’Articolo 32 della Costituzione non sia pienamente rispettato. Al centro dell'evento anche il tema dell'innovazione nella salute che può essere un volano strategico per lo sviluppo economico, industriale e sociale dell'Italia. Ma per farlo servono investimenti strutturali e revisione di vecchie logiche. IL SONDAGGIO

Per essere competitivi a livello europeo, e non solo, e per avere un Paese forte e sano serve investire in ricerca e innovazione. Economia e salute devono essere visti come un binomio imprescindibile e la sfida si gioca sul rapporto pubblico-privato. Queste le conclusioni a cui si è arrivati nel corso dell’evento “Inventing for Life Health Summit”, organizzato da MSD Italia, che si è tenuto a Roma. Appuntamento giunto ormai alla sua quinta edizione, ha visto come argomento portante dell’edizione di quest’anno il tema dell’“Investing for Life: la salute conta”. Del resto anche una recente ricerca condotta da IPSOS dal titolo Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo SSN”, e presentata proprio in occasione dell’evento, parla chiaro: un italiano su due (55%) considera la sanità come prioritaria per il nuovo Governo davanti a lavoro, storicamente in testa in sondaggi di questo tipo, e a temi a sfondo energetico. E ancora, per un intervistato su tre il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, non viene pienamente rispettato.

“Un solo virus è stato in grado di mettere in ginocchio le economie mondiali”, ha esordito Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia. “Se oggi viviamo una fase di nuova normalità è anche grazie allo straordinario impegno della Ricerca e Sviluppo delle aziende farmaceutiche – unitamente a virtuose Partnership Pubblico-Privato che occorrerebbe mantenere e consolidare”. Gli italiani si stanno abituando a convivere con la pandemia e la parola che meglio può riassumere questa condizione di incertezza e continua emergenza è, secondo Luppi, “permacrisi”. Ciò nonostante occorre mantenere fermi “quelli che sono i pilastri per poter garantire al nostro Paese un'opportunità reale di continuare a crescere”.

Per Nicoletta Luppi, oltre all’intervento del Governo sul Fondo sanitario nazionale, visto positivamente, occorre impegnarsi su tre pilastri fondamentali: payback, farmaci innovativi, investimenti strutturali. Andando con ordine, un segnale importante per la Presidente MSD sarebbe “riconoscere quello che è l'avanzo del tetto della spesa condizionata a vantaggio dello sforamento del tetto della spesa diretta e della spesa per farmaci in distribuzione”. Un’altra boccata d’ossigeno, non solo per le aziende, sarebbe quella di includere nel Fondo dei farmaci innovativi anche i “farmaci con l’innovatività condizionata. Questo permetterebbe a pazienti e cittadini di avere accesso prima e a un maggior numero di farmaci che potrebbero avere un impatto fondamentale nella loro vita”. Infine si richiede un reale cambiamento di paradigma e di visione: “riconoscere nella spesa sanitaria e nella spesa farmaceutica un vero e proprio investimento per il Paese”. Ciò darebbe due possibilità all’Italia nel contesto europeo. Basta “continuare a cercare cerotti per potere crescere”, serve “investire perché la direzione è chiara, l'Italia non solo è tornata, ma ha le idee chiare per il proprio futuro, anche dei propri cittadini e dei propri pazienti”, ha concluso Nicoletta Luppi.

Il riconoscimento del valore strategico della sanità e, più in generale, della salute sembra essersi parzialmente “rarefatto” nell’agenda politica del Paese; così come la copertura mediatica dedicata ai temi sanitari, passata dall’80% dei primi mesi del 2020 (dati AGCOM) a una quota assolutamente residuale ai nostri giorni.

Una percezione che sembra essere avvalorata dai dati della ricerca IPSOS “Priorità e Aspettative degli Italiani per un nuovo SSN”, presentata dal Presidente Nando Pagnoncelli. “Lo sguardo dell’opinione pubblica sulle prospettive per il Servizio Sanitario Nazionale si rivela composita e densa di attese”, ha commentato Pagnoncelli. “Superata l’emergenza pandemica, si consolida il tema sanitario come prioritario nelle azioni di Governo, il rinforzo dell’offerta di sanità pubblica a sostegno dei cittadini in un momento di difficoltà economica per le famiglie. Prevenzione, centralità del paziente e trasformazione digitale continuano ad essere tematiche di rilievo. Cruciale il ruolo della medicina territoriale con il medico di medicina generale e la farmacia al centro. L’alleggerita pressione emergenziale sull’opinione pubblica fa flettere leggermente il credito di fiducia nei confronti delle coperture vaccinali, ma non incide significativamente sull’immagine dell’industria farmaceutica nel complesso”, ha proseguito il Presidente IPSOS. Inoltre, dalla ricerca “non emerge un'accusa rivolta alla politica. Ci sono delle aspettative però che, se disattese, potrebbero creare problemi di consenso. I cittadini si aspettano più investimenti nella sanità pubblica rispetto agli investimenti nella sanità privata e uno sforzo maggiore da parte delle Regioni, in particolare nelle regioni meridionali, per migliorare la qualità del servizio”.

Le aspettative nei confronti della politica sono alte, ma come si pone la politica stessa nei confronti delle scelte che riguardano il futuro del Ssn? “La tragedia della pandemia ha evidenziato i limiti del sistema sanitario e ha imposto il superamento di un approccio ragionieristico al tema del diritto alla salute”, ha commentato l’On. Ugo Cappellacci, Presidente XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. “Il ritorno alla normalità richiede un impegno straordinario per recuperare terreno anche su tutti i fronti che non riguardano il Covid ma che continuano ad esistere e sui quali si sono accumulati ritardi a causa del virus. Le priorità sono il reclutamento del personale sanitario e il miglioramento del trattamento professionale e delle condizioni di lavoro dello stesso”. Per Cappellacci, “Il 2023 può essere considerato l'anno della ripartenza. Purtroppo i problemi sul tavolo sono enormi, perché la pandemia ha rallentato i ricoveri ospedalieri, le cure, la diagnosi delle malattie. Però questo può anche essere un dato positivo perché ha evidenziato tutte quelle che sono le criticità. Ripartiamo per ricostruire, sapendo bene dall'esperienza, quello che c'è da fare”.

Anche per l’On. Elena Bonetti, membro della XII Commissione della Camera dei Deputati “Le emergenze nuove che il Covid-19 ha portato, e quelle preesistenti che la pandemia ha solo evidenziato e aggravato, devono trovare una risposta strutturale di pianificazione e di intervento. Ci serve più personale e una riorganizzazione efficiente, a partire dalla necessità urgente di eliminare le liste di attesa per esami diagnostici, che metta a sistema i tre assi degli investimenti in formazione, in medicina territoriale ed eccellenze. Il PNRR, da solo, non può bastare. Quello che ci occorre è tornare a pensare e pianificare seriamente la sanità italiana”.

In questo contesto anche la telemedicina può essere d’aiuto. Secondo l’On. Alessandro Cattaneo, membro della XIV Commissione della Camera dei Deputati, vi è “la necessità di accelerare la digitalizzazione del sistema e di sostenere la ricerca” e che “ogni euro destinato alla sanità non vada concepito come una spesa ma come un investimento nella salute degli italiani”.

Rassicurazioni arrivano anche dall’On. Vanessa Cattoi, membro della V Commissione della Camera dei Deputati che ha assicurato un “comune impegno di tutti per cercare far intervenire questo Governo anche sui tavoli europei per cercare di richiedere a gran voce un cambio generale di paradigma e di allocazione”. Le risorse messe a disposizione dal PNRR nella missione Salute rappresentano un’occasione in tal senso, “rispondendo all’input che proviene dall’Unione Europea di potenziare l’assistenza territoriale e incentivare la capacità di ricerca e innovazione del sistema. A tale scopo ho richiamato l’attenzione del Governo attraverso un ordine del giorno a mia firma, approvato nell’ambito dell’ultima manovra, volto a prevedere l’istituzione di un tavolo di lavoro interministeriale coordinato dal ministero della Salute e quello dell’Economia e delle Finanze, con la partecipazione di AIFA, pazienti e clinici, che abbia la finalità di favorire e rendere fattibile questo auspicato cambio di paradigma considerando, in termini di allocazione di bilancio, un investimento ciò che ora viene considerato una mera spesa sanitaria”.

Ricerca e Innovazione possono rappresentare un volano strategico per lo sviluppo economico, industriale e sociale del nostro Paese: ricerca personalizzata, prevenzione, terapie avanzate, combinazioni tra farmaci, device e tecnologie digitali, multidisciplinarietà trasformano e alimentano le pipeline. E gli investimenti già programmati tra il 2021 e il 2026 sono pari a 1.300 miliardi di euro nel mondo, +10% rispetto alle proiezioni precedenti la pandemia.

“L'Italia è un Paese leader per quanto riguarda l'industria farmaceutica e il diritto all'accesso all'innovazione dei cittadini e dei pazienti”, ha dichiarato Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria. È però questo il momento di fare delle riforme strutturali affinché ci sia una reale crescita. Oltre a dover intervenire su una vecchia governance, anche per Cattani serve superare la logica del payback e “garantire tempi rapidi per l'accesso al rimborso nazionale con Aifa e andare a eliminare quelle grandi differenze che esistono ancora negli accessi regionali”. Infine, appunto, la ricerca. “L'industria farmaceutica italiana investe ogni anno in ricerca clinica circa 700 milioni di euro. Bene ha fatto il ministro Schillaci ad attuare la riforma finale del recepimento del regolamento europeo. Questo consentirà alle aziende farmaceutiche e al sistema Italia di essere competitivo nell'attrarre investimenti e nell'assicurare ai cittadini italiani il diritto all'accesso alla sperimentazione clinica”.

A continuare su questo ragionamento è stato anche Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). “Ricerca e innovazione sono degli strumenti fondamentali per poter migliorare la qualità della vita, per poter migliorare la salute”, ha detto. “Oggi dobbiamo declinarli attraverso un binomio imprescindibile diventato patrimonio di tutti noi: economia e salute sono strettamente correlati”. Parliamo quindi di una economia del benessere atta a rispondere a quelli che sono i bisogni di salute della popolazione, il tutto in un sistema sostenibile. Serve, dunque, “fare una filiera, una filiera che parte dal bisogno di salute a cui si deve dare una risposta, ma che nel dare la risposta genera anche ricchezza per la comunità nazionale, attraverso l'innovazione, l'industria e la messa a disposizione dei servizi che si basano su queste scoperte”.

Tuttavia, inflazione, crisi energetica, incertezze causate dal conflitto ucraino hanno costretto il Governo a destinare quasi tre quarti delle risorse a disposizione nella Legge di Bilancio per finanziare misure contro il caro energia a sostegno di imprese e famiglie.

La Legge di Bilancio ha previsto un incremento del Fondo Sanitario Nazionale che riconosce il valore strategico della Sanità e, più in generale, della Salute, ma non tale da assicurare ai cittadini italiani le stesse garanzie (in termini di assistenza sanitaria) disponibili per i cittadini europei.

A dire che non è stato fatto abbastanza è stata la Senatrice Maria Domenica Castellone, Vice Presidente del Senato della Repubblica. “Aver investito solo 2 miliardi di euro in più in questa Legge di Bilancio – ha detto - significa non aver ben chiaro qual è l'obiettivo che bisogna invece raggiungere per fare in modo che il nostro Servizio sanitario nazionale riesca sempre di più a garantire cure che siano distribuite in modo omogeneo sul territorio nazionale”. Secondo Castellone occorre intervenire sulla carenza di personale, su una revisione della governance sanitaria “rafforzando sempre di più il rapporto tra pubblico e privato con un privato che non sia sostitutivo ma sia integrativo del pubblico e certamente non attuando il progetto di autonomia differenziata che significa di fatto aumentare quelli che sono i divari” e, infine, sulla prevenzione.

Certo è, infine, che una delle vie da perseguire è la collaborazione pubblico privato. “Le Scienze della Vita vivono una fase di trasformazione profonda e velocissima che si deve all'innovazione straordinaria che le caratterizza”, ha sottolineato Enrica Giorgetti, Direttore Generale di Farmindustria. “La partnership pubblico-privato è la soluzione vincente per governare queste trasformazioni, con novità organizzative, competenze e regole in grado di gestire la sanità non più come un costo ma come un investimento che genera valore clinico, economico e sociale. Per questo il modello di dialogo che ci ha consentito di uscire dall’emergenza pandemica deve diventare strutturale”.

Dello stesso avviso anche Silvestro Scotti, Segretario Generale della FIMMG. “La partnership pubblico-privato vede nella Medicina Generale la sua realizzazione più efficiente ed efficace all’interno del Ssn, attraverso il meccanismo del convenzionamento che permette alla dirigenza sanitaria pubblica di programmare gli obiettivi di salute e assegnarne la realizzazione ai medici, liberi professionisti, in autonoma organizzazione”, ha concluso Scotti.

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