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Venerdì 03 FEBBRAIO 2023
La narrazione del “troppo privato” come causa principale dei mali del Ssn rischia di essere fuorviante

C’è il rischio così che passi il messaggio che il sottofinanziamento del SSN può essere risolto semplicemente togliendo il finanziamento pubblico agli erogatori privati. Questi ultimi operano nei limiti e con i vincoli dettati dalla parte pubblica che fissa per loro budget, tariffe, standard organizzativi e controlli.

“ll punto di Paolo Pagliaro” sulla sanità pubblica dello scorso 1 febbraio ci dovrebbe far riflettere o quantomeno a me ha fatto riflettere. Ho sempre trovato questa rubrica del programma Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber misurata a partire dal tono di voce con cui vengono esposte le riflessioni sul tema del giorno. Il pezzo dal titolo “SOS sanità Pubblica” che vi invito a rivedere non ha nulla di misurato essendo tutto centrato sulla narrazione del troppo privato come causa della crisi che la sanità italiana sta attraversando.

La sequenza delle argomentazioni è semplice e per questo a suo modo convincente. Il punto di partenza del Punto è che ci saranno tra poco le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, ma della principale area di intervento e spesa delle Regioni, e cioè la sanità, si parla poco. Sono Regioni in cui il peso del privato è importante e crescente, come del resto sta avvenendo nel resto d’Italia in cui si assiste al progressivo “travaso” di risorse dal pubblico al privato. In questo modo si “depotenzia inevitabilmente” la sanità pubblica con le inevitabili “conseguenze” come “lo scandalo delle liste di attesa” e l’abbandono dei Pronto Soccorso.

Viene poi ricordato che in un recente documento dell’Ufficio Europeo dell’OMS si sottolinea a proposito del rapporto con la sanità privata che esso va ispirato al principio della massima trasparenza, con una attenzione ai rischi di bilancio e alla salvaguardia dell’interesse pubblico. Il Punto si conclude citando la Corte dei Conti che ha sollevato dubbi sulla qualità delle politiche sanitarie regionali rilevando che a volte chi spende di più dà servizi peggiori sia nell’area della prevenzione che in quelle della assistenza territoriale e ospedaliera. Quei temi che il dibattito politico non prende in considerazione. E qui il cerchio e il Punto si chiudono.

Nei 110 secondi della sua durata Paolo Pagliaro ha mandato un messaggio chiaro: il travaso di risorse dalla sanità pubblica a quella privata sta alla base delle principali criticità del SSN italiano come del resto indirettamente confermano i recenti documenti dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (riportato qui su QS con un commento) e della Corte dei Conti (anche questo riportato e commentato qui su QS). Quello che non solo mi fa riflettere, ma mi preoccupa sono due cose: la ipersemplificazione che si fa di un problema complesso e reale quale il ruolo del privato nel SSN e la sottovalutazione di un problema a mio parere come minimo altrettanto grosso quale la scarsa qualità delle politiche sanitarie regionali. Ridurre il ruolo della sanità privata a componente parassitaria e pericolosa del SSN (vedi le ripetute citazioni - in questo caso il Punto di Paolo Pagliaro non c’entra - dello studio di Lancet sul rapporto tra mortalità evitabile ed esternalizzazione dei servizi sanitari preso come prova provata della pericolosità della privatizzazione della sanità) non avvicina a scelte di politica sanitaria più utili specie quando si assume aprioristicamente che comunque, sempre e ovunque “il pubblico è meglio del privato” e che quindi togliere il finanziamento pubblico agli erogatori privati sia uno dei primi passi da fare per risanare il SSN.

Fra l’altro c’è il rischio così che passi il messaggio che il sottofinanziamento del SSN può essere risolto semplicemente togliendo il finanziamento pubblico agli erogatori privati. Quando Paolo Pagliaro parla di “travaso” di risorse dalla sanità pubblica alla privata fa in pratica questa affermazione che dimentica che la sanità pubblica ha dentro due componenti, quella degli erogatori pubblici e quella degli erogatori privati. Questi ultimi operano nei limiti e con i vincoli dettati dalla parte pubblica che fissa per loro budget, tariffe, standard organizzativi e controlli.

Il senso di queste mie considerazioni è quello di spingere il dibattito e il confronto su QS sul rapporto pubblico-privato su questioni di merito che evitino quelle semplificazioni di principio di cui il servizio di Paolo Pagliaro a me sembra pieno e che ritrovo anche in molti interventi. Ad esempio le attuali regole di programmazione ospedaliera fissate dal DM 70 favoriscono il privato consentendo alle case di Cura private ciò che alle strutture pubbliche non è di fatto consentito, come poter operare in strutture di piccole dimensioni senza coinvolgimento nel sistema dell’emergenza-urgenza e ritagliandosi spazi di attività programmata in una logica di mercato, peraltro spesso in competizione con le strutture pubbliche della stessa area. La soluzione non è chiudere le Case di cura private, ma ridefinire le regole del DM 70, come del resto da me proposto da tempo.

Se si parte dalla tesi che il privato sottragga solo risorse al pubblico si finisce col leggere tutto utilizzando questa tesi come chiave interpretativa. E’ quello che ha fatto il Punto di Paolo Pagliaro sulla sanità quando ha citato l’Ufficio Europeo dell’OMS che nel suo documento parlava soprattutto della partnership pubblico-privato in sanità che è cosa ben specifica e diversa dal coinvolgimento degli erogatori privati nel SSN. E che il Punto ha fatto anche quando ha citato al termine di un pezzo sulla spesa per la sanità privata la recente analisi della Corte dei Conti che non includeva però alcuna considerazione sul rapporto tra efficienza ed efficacia della spesa sanitaria regionale e peso del privato.

Per concludere su rapporto pubblico-privato chi è per una sanità con soli erogatori pubblici pensi, a solo titolo di esempio, al ruolo che i privati hanno nella riabilitazione. Non solo erogano in Italia quasi il 60% dei ricoveri ordinari (vedi l’ultimo rapporto SDO con i dati 2020), ma gestiscono anche - a solo titolo di esempio - nelle Marche gli unici posti letto per l’assistenza ai comi prolungati e le uniche attività di riabilitazione destinate a pazienti con deficit plurisensoriali. Anche questo è un travaso di risorse pubbliche?

Claudio Maria Maffei

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