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Mercoledì 08 FEBBRAIO 2023
Anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata. Impegnati 5,6 mln di euro per contrastarli

In Lombardia nell’età compresa tra 6 e 16 anni il fenomeno dei disturbi della nutrizione è cresciuto dal 50% al 300% rispetto a periodo pre pandemia. Alle Agenzie di Tutela della Salute il compito di programmare l’utilizzo dei fondi ministeriali e regionali, effettuare la mappatura della rete di servizi e di equipe dedicate alla prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi alimentari concentrare le risorse sui servizi già operativi e valutare le nuove proposte progettuali

Anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata: combattere i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) con un approccio nuovo, favorendo l’accessibilità ai servizi dedicati all’intercettazione e cura dei disturbi, secondo una visione che tenga conto dei diversi contesti.

È l’obiettivo di Regione Lombardia che ha impegnato nella lotta a questa complessa patologia 5,6 milioni di euro tra fondi regionali e ministeriali. Si sta osservando negli anni una crescente incidenza delle più diverse forme di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (anoressia, bulimia, binge eating disorder/BED); un dato aggravato ancor più dalla pandemia che ha determinato, tra gli adolescenti della Lombardia di età compresa tra 6 e 16 anni, una crescita del fenomeno - rispetto al periodo pre pandemia - che oscilla da oltre il 50% a quasi il 300%, a seconda della fascia di età.

“In pratica - commenta l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso - abbiamo reso operativo il ‘Piano biennale regionale’ di attività per il contrasto dei disturbi della nutrizione e della alimentazione attraverso la trasmissione alle Agenzie di Tutela della Salute (Ats) delle linee di indirizzo per la stesura dei piani biennali locali”.

Le Ats saranno pertanto tenute a programmare l’utilizzo dei fondi ministeriali e regionali, effettuare la mappatura della rete di servizi e di equipe dedicate alla prevenzione, diagnosi e cura dei DNA esistenti sul proprio territorio, concentrare le risorse sui servizi già operativi e valutare le nuove proposte progettuali avanzate dagli enti erogatori. E ancora, dovranno valorizzare e coinvolgere le realtà associazionistiche di settore (pazienti e familiari), in particolare, nei progetti di informazione e di sensibilizzazione alla popolazione.

Le Agenzie di Tutela della Salute dovranno infine potenziare la rete dei servizi dedicati ai DNA sui singoli territori per evitare attese o ritardi, favorire la diagnosi precoce, realizzare interventi tempestivi.

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