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Mercoledì 22 FEBBRAIO 2023
Benessere animale, macellazione ed etichettatura: un passo oltre



Gentile Direttore,
il benessere animale è stato da sempre motivo di riflessione etico-morale soprattutto per gli animali da reddito, cioè di quelli destinati alla produzione di alimenti e nel tempo nel rapporto di quest’ultimi con l’uomo si è fatta strada una visione sempre meno antropocentrica. Il benessere sottintende una situazione di piacere e, nel settore animale include lo stare bene nell’ambiente, l’assenza di malattie, dolore, paura, fame e sete e la possibilità di esprimere un comportamento secondo la propria natura (Brambell Committee Report del 1965) difficilmente proponibili nel contesto di una zootecnia sempre più intensiva e funzionale ad un concetto di animale geneticamente selezionato per garantire elevati livelli produttivi.

Il rispetto dell’animale è un principio fondamentale nella nostra cultura ed è sancito nell’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea" (TFUE) che attribuisce agli animali uno status morale, riconoscendoli esseri senzienti capaci di provare dolore e sofferenza. Negli ultimi anni il legislatore comunitario, anche in risposta alla crescente sensibilità dei consumatori ha elaborato standard di benessere sempre più evidence based in linea con i pareri scientifici dell’EFSA. Le grandi aziende che operano nel settore carni e la GDO hanno risposto con strategie di marketing basate su scelte alimentari welfare-friendly e realizzato soluzioni di etichettatura volontarie sul benessere limitate tuttavia alla fase di allevamento.

Nell’ambito della macellazione, quella effettuata con rito religioso ebraico (Kosher) o musulmano (Halal) che prevede l’abbattimento dell’animale senza stordimento, aggiunge una ulteriore tensione etico-morale sostanziata nelle campagne dissuasive ed attività di lobbying delle associazioni animaliste, fino al punto che in alcuni paesi, come Danimarca, Svezia, Slovenia, Belgio e da ultimo la Grecia vige il divieto di questo tipo di macellazione. C’è da osservare tuttavia che se da un lato la normativa comunitaria sulla protezione degli animali al macello (Regolamento CE n. 1099/2009) stabilisce che gli animali devono essere abbattuti esclusivamente previo stordimento e che la perdita di coscienza e di sensibilità devono essere mantenute fino alla morte, dall’altro introduce la deroga per particolari metodi di macellazione prescritti da riti religiosi, come quello Ebraico e Musulmano che non ammettono lo stordimento.

Lo stordimento reversibile (es. elettronarcosi), giudicato compatibile con il diritto comunitario da una recente sentenza della Corte di giustizia europea, viene già effettuato in alcuni macelli halal in linea con alcune interpretazioni dei testi sacri. In Italia, la macellazione religiosa può essere effettuata solo in macelli autorizzati dai servizi veterinari e le carni ottenute devono essere destinate esclusivamente alle relative comunità.

Purtroppo, il consumatore non è in grado di riconoscere e distinguere le carni di animali macellati senza stordimento, in conformità ai disciplinari halal o kosher in quanto le etichette sono prive di tali informazioni. Ciò ha spinto alcune associazioni di consumatori ma anche comunità religiose, a richiedere alle istituzioni di diversi Paesi europei l’introduzione di un sistema di etichettatura che certifichi la macellazione religiosa senza stordimento. Sul tema, la Commissione Europea nel 2021 ha avviato un iter di revisione della normativa sul benessere animale in allevamento per tutte le specie, durante il trasporto e al macello da concludersi entro il 2023 con le proposte di regolamento da inviare al Parlamento europeo ed al Consiglio per la loro approvazione.

La Commissione assegna la materia della etichettatura ad un sottogruppo di esperti con il compito di quantificare i costi e i benefici di tipo economico, sociale, ambientale e amministrativo di alcune opzioni descritte nel documento Inception impact assessment del 2021 e utilizzando i risultati del Fitness-check avviato dalla Commissione. Gli obiettivi sono di superare i sistemi di etichettatura divergenti ed evitare condizioni distorte di mercato interno. Si parte dalla opzione zer senza nessun intervento legislativo, fatto salve le norme di etichettatura che prevedono standard elevati di benessere animale per l'agricoltura biologica o per la commercializzazione delle uova in guscio e carni di pollame. Riguardo invece alla possibilità di intervento normativo la Commissione lavora su tre opzioni: - regolamentare le dichiarazioni (claim) di benessere animale con requisiti minimi per i prodotti alimentari sul mercato dell'UE (es. principi generali e condizioni d'uso, fondamento scientifico); - prevedere un'etichetta (labelling) limitata ai metodi di allevamento con gabbie/senza gabbie durante il periodo di transizione verso i metodi senza gabbia a partire dal 2027 con un approccio simile a quello attualmente in vigore per le uova in guscio; - prevedere un'etichetta (animal welfare label) con i criteri chiave per il benessere che superi la questione delle gabbie.

Nell'ambito di queste due ultime opzioni di etichettatura verranno valutati sia il regime obbligatorio che volontario. Come si può notare le opzioni non contemplano la fase di macellazione, per la quale rimane aperta la strada dell’etichettatura volontaria per consentire ai consumatori di scegliere in modo consapevole. L’implementazione di questi protocolli costituisce una priorità soprattutto per le aziende che vogliono avere una filiera di produzione della carne certificata e spendibile anche in ambito commerciale e necessita del ruolo chiave dei veterinari, nell’ambito della collaborazione multidisciplinare ed intersettoriale per la verifica dei requisiti di benessere animale sia in allevamento che al macello e per la promozione di metodi che puntino su soluzioni tecnologiche migliorative.

Maurizio Ferri
Coordinatore scientifico Simevep

Maria Grazia Cofelice
Veterinario ufficiale

Nicola Martinelli
Veterinario ufficiale

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