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Mercoledì 15 MARZO 2023
Congresso nazionale Cgil. “Via a una vertenza nazionale per la difesa e lo sviluppo della sanità pubblica. Servono investimenti straordinari sopra la media UE per garantire potenziamento servizi ed esigibilità dei Livelli di assistenza”

È quanto si chiede in uno dei documenti congressuali da oggi all’esame dell’assise del più grande sindacato italiano. Rivendicato anche “un piano pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, investa nella formazione, con il definitivo superamento del tetto alla spesa del personale e del numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari per le professioni sanitarie e alle scuole di specializzazione per i medici”. IL DOCUMENTO.

“Occorre rilanciare e dare forza a una vertenza nazionale, da articolare anche nei territori, per la difesa, il potenziamento e lo sviluppo della sanità pubblica, a garanzia del diritto universale alla salute”, è quanto si legge in uno dei documenti presentati al Congresso nazionale della Cgil che si è aperto oggi a Rimini con la relazione del segretario generale Maurizio Landini, e al quale interverrà venerdì prossimo anche la premier Giorgia Meloni.

Più investimenti per la sanità anche sopra la media UE. Per la Cgil è “prioritario un forte investimento in termini organizzativi ed economici, anche straordinari e al di sopra della media europea in rapporto al PIL nella fase di riorganizzazione e rilancio, del Servizio Sanitario Nazionale per garantire il potenziamento dei servizi di prevenzione, ospedalieri e territoriali e l’esigibilità dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in modo uniforme in tutto il territorio nazionale e accrescere il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, anche consolidando e potenziando il trend di incremento registrato durante la pandemia per rispondere ai bisogni di salute e rendere strutturali le risorse previste dal PNRR”.

Ma non basta, per il maggiore sindacato italiano, “è necessario che vengano coperte dallo Stato tutte le risorse spese dalle Regioni per il contrasto alla pandemia e per l'organizzazione delle vaccinazioni anti covid onde evitare il disavanzo di bilancio della maggior parte delle Regioni italiane, e il rischio connesso di ulteriori scadimenti delle tutele sanitarie per i cittadini e di privatizzazioni di servizi o prestazioni”.

E ancora “occorre definire un piano pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, investa nella formazione, con il definitivo superamento del tetto alla spesa del personale e del numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari per le professioni sanitarie e alle scuole di specializzazione per i medici e garantire stabilità occupazionale e maggiori risorse alla ricerca sanitaria”.

Per la Cgil poi occorre intervenire anche sul fenomeno della mobilità e dei tempi di attesa. “E’ necessario contrastare i fenomeni della mobilità passiva e dei tempi d’attesa – si legge nel documento - potenziando strumentazioni e organici, rafforzando il rapporto esclusivo dei medici, rivedendo le modalità di erogazione delle prestazioni in regime di libera professione e superare inappropriatezze e diseconomie, investendo nella prevenzione, nella medicina di iniziativa e in una rete capillare di servizi sanitari e socio-sanitari territoriali in un’ottica di forte integrazione, prevedendo anche un piano di assunzioni di medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali alle dirette dipendenze dei SSR”.

No a esternalizzazioni e privatizzazioni. Non ha dubbi la Cgil, “occorre fermare i processi di esternalizzazione e privatizzazione nelle diverse forme in cui si sono concretizzati e riformare il sistema degli accreditamenti anche al fine di contrastare il dumping contrattuale”.

Come “è necessario realizzare strutture e presidi territoriali come le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità, a gestione pubblica, garantendo la piena operatività con il personale necessario, garantendo una rinnovata centralità anche strategica dei distretti, e va inoltre garantito il sistema pubblico di assistenza domiciliare, riformata l’attività residenziale riequilibrando il rapporto pubblico-privato, così come per l’area della riabilitazione”.

Sì alla telemedicina. “Occorre sviluppare la telemedicina e l’assistenza da remoto per dare risposte ai bisogni sociosanitari di una parte importante di popolazione, non autosufficiente, con disabilità, con disturbi di salute mentale, con cronicità, con dipendenze e contrastare l’indebolimento del sistema dei consultori rafforzandone la capillarità e garantire la piena applicazione della Legge 194/1978 e la salute di genere”, si legge ancora nel documento che infine ricorda l’urgenza di “definire la legge sulla non autosufficienza, con misure a carico della fiscalità generale e promuovere politiche per l’invecchiamento attivo”.

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