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Giovedì 16 MARZO 2023
La memoria, una questione di sincronizzazione

La memoria fa “leva” su una serie di neuroni multipli assemblati, che risiedono nelle regioni chiave del cervello. In particolare, per far funzionare bene la memoria a  breve termine, è necessario che i neuroni dell’ippocampo e della corteccia prefrontale siano sincronizzati. La perdita della sincronizzazione coincide con la perdita della memoria. E’ quanto ha osservato uno studio condotto dall’Università di Bristol, nel Regno Unito.

Un team dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, ha osservato che la mancata sincronizzazione tra ippocampo e corteccia prefrontale produce effetti negativi sulla memoria. I risultati dello studio, condotto su animali da laboratorio, sono stati pubblicati da Current Biology.

Apprendere, ricordare qualcosa e richiamarla alla memoria, sono azioni supportate da più gruppi di neuroni separati, connessi all’interno e tra le regioni chiave del cervello. La memoria a breve termine, in particolare, si affida alle regioni dell’l’ippocampo e la corteccia prefrontale.

Lo studio
Il team inglese ha usato registrazioni dell’attività cerebrale di animali da laboratorio, scoprendo così che la capacità della memoria di codificare, conservare e richiamare cose apprese è supportata da interazioni dinamiche tra neuroni multipli assemblati, che si formano sia all’interno delle zone implicate nella memoria a breve termine, sia tra l’ippocampo, sia tra la corteccia prefrontale.

Quando la sincronizzazione tra questi neuroni multipli assemblati veniva meno, gli animali commettevano errori.

Secondo gli autori, questa ricerca ha identificato processi critici che determinano il successo o il fallimento nel ricordare. E il prossimo passo potrebbe essere quello di andare a studiare la modulazione delle interazioni di questi neuroni assemblati usando sia i farmaci, sia la stimolazione cerebrale.

Fonte: Current Biology 2023

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