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Venerdì 17 MARZO 2023
Tumori solidi. Da nuovo studio potenziale strategia per migliorare la terapia Car-T

Colpendo due regolatori genici dell’infiammazione, le cellule T ingegnerizzate si espandono e durano più a lungo all’interno del tumore solido, aumentando la possibilità che possano avere lo stesso effetto terapeutico che hanno nei tumori del sangue. È il concetto su cui si basa un nuovo approccio contro i tumori solidi, in studio in fase preclinica, messo a punto da ricercatori dell’Università della Pennsylvania.

Colpire due regolatori che controllano le funzioni dei geni correlate all’infiammazione porta a decuplicare l’espansione delle cellule T, con un aumento dell’attività immunitaria anti-tumorale e della loro persistenza nel sito tumorale. È il concetto su cui si basa un nuovo approccio contro i tumori solidi, in studio in fase preclinica, messo a punto da ricercatori dell’Università della Pennsylvania. La metodologia è stata descritta su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).

Dall’autorizzazione del primo trattamento a base di cellule CAR-T, i trattamenti cellulari personalizzati hanno rivoluzionato la terapia dei tumori del sangue, ma restano inefficaci contro i tumori solidi. Uno degli ostacoli in questa applicazione è il fenomeno noto come ‘esaurimento’ delle cellule T, in cui la persistente esposizione all’antigene porta a far perdere, alle cellule immunitarie, la possibilità di rispondere al tumore.

Lo studio
Attraverso la tecnica CRISPR-Cas9, il team di ricerca è andato a inibire i geni regolatori dell’infiammazione Regnase-1 e Roquin-1, individualmente o insieme, in cellule T da donatori sani, con due diversi recettori immunitari attualmente in fase I di studio clinico: il mesothelin-targeting M5 CAR (mesoCAR) e il NY-ESO-1-targeting 8F TCR (NYESO TCR). Dopo l’editing, le cellule sono state espanse e infuse in modelli animali di tumori solidi, in cui i ricercatori hanno osservato che la doppia inibizione ha aumentato di almeno dieci volte la quantità di cellule T ingegnerizzate, e hanno evidenziato un’aumentata attività antitumorale e una maggiore durata delle cellule T ingegnerizzate.

Fonte: Proceedings of the National Academy of Sciences 2023

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