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Lunedì 20 MARZO 2023
Arresto cardiaco improvviso. In Emilia Romagna soccorsi più tempestivi grazie alll’app DAE RespondER

Il sistema DAE Responder mette in rete il sistema del 118 e quasi 15mila primi soccorritori occasionali volontari pronti ad entrare in azione in tutta l’Emilia-Romagna in caso di allarme. Un recente studio mostra che nel 13% dei casi il loro intervento ha preceduto quello dei servizi di emergenza, permettendo di iniziare le manovre di rianimazione precocemente. Nello 0,9% dei casi i primi soccorritori occasionali avevano un defibrillatore portatile e sono riusciti ad erogare la scarica salvavita. LO STUDIO

Rendere i cittadini capaci di prestare i primi soccorsi in caso di arresto cardiaco improvviso è un’efficiente strategia per diminuire i tempi di inizio delle manovre di rianimazione cardiopolmonare e della defibrillazione, aumentando le possibilità di sopravvivenza in buone condizioni neurologiche. Le aree rurali, più difficili da raggiungere dai servizi di emergenza medica, sono quelle che possono maggiormente beneficiare della diffusione dei programmi di primo soccorso occasionale. Lo sanno bene in Emilia Romagna, dove dal 2017 è nata una rete di soccorritori volontari in rete con il sistema del 118 e pronti ad entrare in azione in caso di bisogno.

Il progetto si basa sull’applicazione DAE RespondER, che permette di accorciare i tempi di intervento e fornisce una mappatura regionale dei defibrillatori sul territorio. Nel dettaglio, quando la Centrale Operativa del 118 identifica un sospetto caso di arresto cardiaco allerta attraverso l’app i volontari che hanno dato la loro disponibilità ad intervenire in quel settore, e identifica la posizione del defibrillatore più vicino. Arrivato sul posto, il volontario può iniziare a prestare le eventuali manovre di rianimazione cardiopolmonare, utilizzare il defibrillatore ed eventualmente erogare la scarica elettrica salvavita.

“Secondo le Linee guide dell’European Resuscitation Council pubblicate nel 2021, infatti, in caso di arresto cardiaco defibrillare entro 3/5 minuti dall’inizio dell’arresto cardiaco può aumentare le possibilità di sopravvivenza dal 50 al 70%, invece per ogni minuto che passa senza soccorsi queste diminuiscono circa del 10%”, ricorda la Regione nella nota che illustra i recenti risultati emersi da uno studio su DAE RespondER pubblicato sulla rivista Resuscitation.

L’indagine ha preso in considerazione 1.074 casi in cui almeno un primo soccorritore occasionale si è reso disponibile ad intervenire.

Nel 13,4% dei casi, spiega una nota diramata dalla Regione, i primi soccorritori sono riusciti a raggiungere il paziente prima dei servizi di emergenza medica, riuscendo ad iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare in 67 occasioni. Nel 4% dei casi, invece, i soccorritori, oltre ad essere arrivati prima di ambulanze o auto mediche, hanno portato con loro un defibrillatore e sono riusciti ad analizzare il ritmo cardiaco; un dato questo particolarmente positivo perché superiore alla media mondiale che è inferiore al 3%. Nello 0,9% dei casi, infine, i primi soccorritori occasionali sono riusciti anche ad erogare la scarica elettrica salvavita per ripristinare il normale ritmo cardiaco.

Sono due i principali fattori che sono stati individuati come associati a maggiori probabilità per i primi soccorritori di arrivare prima dei servizi di emergenza medica. In primo luogo, la distanza dall’evento: i primi soccorritori occasionali che hanno preceduto le ambulanze o le automediche si trovavano ad una distanza media dalla scena minore di un chilometro, mentre sono stati competitivi con i mezzi di soccorso fino ad una distanza di circa 4 chilometri. Altro fattore decisivo è stato quello di avere già con sé un defibrillatore o un facile accesso a questo al momento della chiamata.

L’analisi ha inoltre osservato come alcune particolari categorie di lavoratori come i tassisti e le forze dell’ordine hanno maggiori probabilità di arrivare sul luogo dell’evento prima dei servizi di emergenza medica. Per gli autori dell’indagine sono queste le categorie su cui investire maggiormente per migliorare l’efficacia dei programmi di primo soccorso occasionale.

“L’Emilia-Romagna è stata la prima regione in Italia ad investire in un’applicazione per velocizzare i soccorsi in caso di arresto cardiaco- commenta l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. In questi casi, intervenire in fretta significa salvare vite. Per questo ringrazio le migliaia di volontari che partecipano al programma e invito tutti gli emiliano-romagnoli a scaricare l’app DAE RespondER per entrare a far parte di questa rete e aumentare le possibilità di sopravvivenza di chi viene colpito da arresto cardiaco”.

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