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Martedì 28 MARZO 2023
Liste di attesa. Piria (Anf): “Bene il provvedimento di Schillaci ma sulla riabilitazione serve un tavolo di confronto”

La visita fisiatrica è compresa nelle 64 prestazioni che verranno in qualche modo ‘promosse’ con fondi annunciati dal ministro per ridurre la lista d’attesa. Ma per il vice segretario nazionale dell’Associazione Fisiatri restano dei nodi irrisolti: “Il provvedimento non comprende la presa in carico riabilitativa del paziente, che necessita di un trattamento articolato, con un setting specifico, in continuità diretta con la visita fisiatrica”.

Si discute sul provvedimento di legge annunciato qualche giorno fa dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante il Question Time alla Camera, per far fronte alla carenza di personale e al problema delle lunghe liste d’attesa. A parlarne oggi, su Quotidiano Sanità, è anche Mauro Piria, vice segretario dell’Associazione nazionale fisiatri (Anf), che solleva alcune osservazioni riferite alla propria realtà medica di competenza.

“Il ministro della Salute, nel corso del Question Time del 22 marzo – spiega Piria -, ha comunicato l’arrivo nei prossimi mesi di un provvedimento di legge utile ad affrontare il problema delle lunghe liste d’attesa che affligge il Servizio sanitario nazionale da sempre, ulteriormente aggravatosi nel periodo della pandemia. In proposito, l’Associazione nazionale fisiatri, insieme a tutte le altre Organizzazioni Sindacali dei medici del nostro Paese, non possiamo che condividere e apprezzare l’impegno per mettere in campo gli interventi proposti dal Ministro, anche di natura finanziaria, per garantire a tutti i cittadini la tutela della propria salute e della qualità di vita”.

“Tuttavia – sottolinea il medico fisiatra -, dobbiamo sottolineare che il campo della riabilitazione presenta alcune specificità che richiedono un’attenzione particolare. Il Servizio Sanitario Nazionale è un indice del livello di civiltà di un Paese. La prevenzione e la riabilitazione sono un ulteriore e più qualificato indicatore di civiltà, come dichiarato anche recentemente dall’OMS, che permettono anche un migliore utilizzo dei fondi per la salute. Infatti, noi otteniamo cospicui risparmi economici non solo con la prevenzione, come è ovvio anche per il senso comune, ma anche con la riabilitazione e in questo modo promuoviamo anche un miglioramento significativo della qualità di vita di tutti i cittadini”.

“Riabilitare – prosegue il vice segretario Anf - concorre innanzitutto al recupero ottimale di tutte le funzioni lese, all’autonomia e al miglioramento della qualità di vita delle persone di ogni età, riducendo i conseguenti costi sociali nel tempo, oltre che, ovunque sia possibile, al reinserimento e alla ripresa dell’attività lavorativa. “Riabilitare” richiede la disponibilità di risorse economiche per prendersi carico in modo appropriato delle situazioni di disabilità conseguenti a malattie e incidenti, che un tempo non permettevano la sopravvivenza, cercando di ottenere il reinserimento lavorativo e la maggiore autonomia possibile. Come ha dimostrato una recente ricerca del Cergas Sda Bocconi, ‘Non riabilitare’ comporta un enorme aumento della spesa sociosanitaria, che purtroppo spesso non viene considerato perché ricade sul silos istituzionale della previdenza sociale”.

“Al contrario – osserva ancora Piria -, “Riabilitare”, con medici specializzati nella disciplina di Medicina Fisica e Riabilitativa e il team riabilitativo, permette di contenere ulteriormente tali spese, evitando terapie non adeguate, sprechi e perdite di tempo. E qui veniamo al dunque. La visita fisiatrica è compresa nelle 64 prestazioni che verranno in qualche modo “promosse” con fondi ad hoc per ridurre la lista d’attesa. Si tratta di un intervento indispensabile, di cui rendiamo merito al Ministro professor Schillaci”.

“Tuttavia tutto ciò non è sufficiente perché non tiene conto della particolarità dell’approccio riabilitativo – evidenzia il medico fisiatra -, ovvero della “terapia” che consegue alla visita fisiatrica. Questa non comprende solo terapie farmacologiche, come nel caso di tutte le altre specialità, ma richiede il più delle volte una presa in carico del paziente che necessita un trattamento articolato coordinato dal medico fisiatra, che è da sempre il garante della continuità assistenziale riabilitativa ospedale-territorio, a cui partecipa un team multiprofessionale (fisioterapisti, logopedisti, neuropsicologi, terapisti occupazionali ecc. ) a seconda del bisogno del paziente. Per “Riabilitare” occorre un setting specifico, in continuità diretta con la visita fisiatrica, che prende in carico il cittadino disabile che necessita di cure per le quali ci deve essere pari dignità e garanzia di trattamento rispetto agli altri cittadini aventi diritto”.

“Se non si tiene conto anche di questo – conclude il vice segretario Anf -, il ministro ha proposto solo una soluzione apparente. E, come adesso succede troppo frequentemente, i cittadini saranno sempre più costretti a ricorrere alle terapie riabilitative solo privatamente (secondo i dati Cergas, già nel 2019 il 64% delle terapie riabilitative venivano effettuate privatamente a totale carico del paziente) producendo diseguaglianze su base economica, sociale e geografica. Serve dunque un tavolo di confronto, ciascuna branca medica conosce la propria area di competenza. Noi siamo pronti”.

Elisabetta Caredda

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