quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 30 MARZO 2023
I Forum di QS. Sanità pubblica addio? Lomuti: “Le responsabilità della politica”

Penso che la mia forza politica, in primo luogo, debba prendersi la responsabilità di proporre una propria idea di sanità. Basta con gli obiettivi generici che dicono tutto e niente. Si, noi siamo per difendere la sanità pubblica ma quale?  Quella che il PD  ha portato sull’orlo di una crisi non solo di nervi? O quella che è più coerente con il nostro progetto di cambiamento politico?

In giapponese, la parola “tsunami” letteralmente indica le “onde sul porto”. Ebbene, ogni volta che Cavicchi esce con un libro è come se la sanità fosse investita da un terremoto che ci travolge e ci inonda tutti.

Il punto, secondo me che lascia pensare, è che in genere passata la scossa che tutto frastorna e tutto bagna, tutto torna come prima. Tutti hanno detto che la pandemia era una grande lezione dalla quale avremmo dovuto imparare ma a giudicare da quello che vedo, nessuno ha praticamente imparato niente. Tutto scorre come se la pandemia non avesse avuto luogo. Cioè, la lezione è stata sprecata.

Come si fa ad imparare ad andare oltre l’invarianza, come la chiama Cavicchi? Cioè, come si fa a non sprecare anche le nostre esperienze negative? Come impariamo dalle nostre incapacità? Come si fa ad andare oltre il loro “cinismo” (è il sottotitolo del libro) che ormai domina sulla sanità?

Queste sono le domande che mi sono fatto quando ho letto questo straordinario libro di Cavicchi.

In effetti, Sanità pubblica addio. Il cinismo delle incapacità” (Castelvecchi 2023) è una specie di scossone che scuote la sanità fin nelle sue fondamenta, mettendone a nudo le criticità. Mamma mia che botta!

Cavicchi, attraverso la sua critica impietosa, acuta e puntuale, affilata come un rasoio, ha passato al setaccio della quasi mezzo secolo di politiche sanitarie, dalla nascita della Costituzione (art 32) fino all’ultima finanziaria del Governo Meloni.

Per me che sono solo un avvocato prestato alla politica e che non mi considero un esperto di sanità, il libro di Cavicchi è stato davvero una grande lezione, oltre che una grande opportunità per capire un mondo decisamente complesso.

Mi ha molto colpito la sua analisi del diritto fondamentale alla salute che diventa un diritto potestativo ma soprattutto mi ha molto impressionato leggere le conseguenze di scelte politiche sbagliate. Un disastro (pag. 17 La controriforma dell’art 32).

Dalla critica di Cavicchi, nessuno ne esce indenne. Tanto la politica che la sanità ne vengono fuori piuttosto mal conci. Il ragionamento del libro è inesorabile e stringente, come quando un giudice ha a che fare con un delitto senza attenuanti: se oggi siamo messi male, la colpa non è della sfortuna, non è del mondo che è difficile, ma è interamente nostra. L’invito di Cavicchi è inequivocabile: prendiamoci innanzitutto le responsabilità delle nostre incapacità. E siccome sono nostre e ci appartengono, se siamo onesti e se ci preme il bene comune, poniamoci il problema di come superarle.

Dipende da noi superare i nostri limiti se essi sono superabili.

L’invito di Cavicchi a me pare sia rivolto tanto alla politica che alla sanità. La prima è quella che è risultata incapace di reggere la sfida riformatrice e che lascia le cose a metà, che non ha idee per andare avanti e che si ferma e torna indietro, finendo, così, per tradire il sogno riformatore. È quella che uccide l’albatros (l’articolo 32 della Costituzione), cioè l’uccello amico dei naviganti, condannando così la sanità ad essere perseguitata dalla mal sorte e dalle tempeste (pag. 12, La ballata del vecchio marinaio).

La seconda è quella che rivela le sue ipocrisie, le sue meschinità, i suoi limiti. Opportunista (pag. 131, La libera professione come controriforma), antiriformista (pag 271 l’anti-riformismo della sanità), sempre pronta ad attaccare l’asino dove vuole la politica consociativa quasi per natura e che alla fine, con il suo cinismo, diventa di fatto complice della politica che non sa fare e che combina solo guai. Due specie di compari che nel corso degli ultimi 50 anni ne fanno di tutti i colori.

Neanche il M5S esce indenne dalla critica di Cavicchi (Cap. 15, La grande occasione mancata) quando afferma che in sanità avrebbe potuto cambiare addirittura il verso della storia (ma senza riuscirci). Secondo l’autore, il M5S, a parte l’indiscutibile voglia di cambiare le nostre idee, alla prova dei fatti i risultati sono risultati scarsi. Certamente ha ragione Cavicchi, quando dice che per cambiare la sanità non bastano le intenzioni, ci vogliono le idee organizzate in progetti per il cambiamento e parecchia determinazione politica.

Ma come dice lui stesso, mi si permetta una piccola difesa d’ufficio della nostra esperienza, alla fine i ragionamenti controfattuali sono pure possibili (se Napoleone non fosse stato sconfitto a Waterloo la storia sarebbe stata diversa) ma lasciano il tempo che trovano. La storia ci dice che oggi abbiamo un Governo di destra che, pensando ai tagli lineari e al blocco delle assunzioni, non presenta nessun cambio di politica. Le cose continuano come prima.

Oggi, stiamo dicendo di fatto “addio” alla sanità, rischiando di perdere un valore ineffabile e di tornare indietro come civiltà prima ancora che come società.

Ma io non voglio sprecare la lezione preziosa. Più di Cavicchi, io penso che il suo libro sia una vera risorsa come l’acqua e che come l’acqua non dovrebbe essere sprecata.

E da generalista della politica mi chiedo, dopo il suo libro, la politica, il mio movimento, la forza che rappresento, la politica di opposizione al Governo, cosa dovrebbe fare?

Credo che prima cosa dovrebbe usare l’inventario di incapacità che fa Cavicchi nel suo libro per organizzare un bilancio politico. In base a questo bilancio politico decidere le strategie che servono.

Nessuno lo ha mai fatto. Non è possibile decidere le politiche che servono in sanità senza fare un bilancio delle criticità organizzato in un ordine politico di priorità, di tempi di intervento, di impiego dei mezzi e uomini necessari.

L’ordine delle criticità deve riguardare quelle strutturali e quelle sovrastrutturali. In genere le criticità in sanità sono solo quelle contingenti (i Pronto Soccorsi intasati, le liste di attesa, le cure primarie che non funzionano ecc.). Ma le vere criticità, da quello che ho capito, prima di ogni cosa sono quelle strutturali (le Aziende che non funzionano, il rapporto publico-privato, quindi, la “grande marchetta”, per usare l’espressione forte ma chiara di Cavicchi). In pratica, parliamo degli ospedali fermi, congelati nel tempo che continuano ad essere visti come nemici. Parliamo degli operatori, dei servizi come sono organizzati, della prevenzione come funzione ecc ecc.

Troppo comodo fermarsi alle liste di attesa. Ma i problemi veri sono anche altri e il sospetto che ho è che se questi problemi di fondo non si risolvono, le liste di attesa resteranno un problema praticamente irrisolvibile.

La seconda cosa che farei, trasformerei il bilancio degli errori e delle incapacità in un progetto di intervento. Nella pratica, metterei in fila le proposte, anche legislative, che mi servirebbero. Cavicchi, con il pragmatismo che lo contraddistingue rispetto al momento di crisi della sanità pubblica dice tre cose (anche io faccio riferimento ai rapporti Ocse commentati da Fassari su questo giornale):

A questo punto, siccome sulla sanità si può intervenire solo con dei provvedimenti di legge, mi permetto di aggiungere che dobbiamo mettere in ordinata fila, gli interventi di legge che ci servono. Cominciamo ad avanzare le nostre proposte e a fare le alleanze giuste per dare battaglia.

Per esempio, anche io penso che bisogna definire un intervento straordinario per rifinanziare la sanità, ma la prima cosa da chiarire deve essere dove prendiamo i soldi. A me sembra ragionevole la proposta di Cavicchi di finanziare la sanità pubblica rivedendo i costi di quella che lui chiama la grande marchetta. Ma da quello che leggo, tutti restano molto abbottonati. Nessuno si sbilancia.

Per finanziare la privatizzazione della sanità non possiamo sacrificare la natura pubblica del sistema. Se si continua a privatizzare, di pubblico in sanità resterà ben poco

Infine, c’è la questione vera, tutta politica, del progetto di riforma. La famosa “quarta riforma” di cui parla Cavicchi fin dal 2016. Un testo illuminante che mi sono comodamente scaricato proprio da Quotidiano Sanità. Essa, anche se ha ormai qualche anno, è la naturale conclusione operativa del libro di cui stiamo discutendo in questo forum. Le cose vanno male, per cui non posso fare altro che cambiare il loro stato. Per farlo non posso che riformare.

Quindi: a partire da oggi che sanità vogliamo? Come deve essere la sanità? Quali interventi servono per risanarla e rimetterla in piedi? Quali correzioni apportiamo alle politiche fatte? Se le aziende, come dice Cavicchi, sono state una controriforma sbagliata, siamo in grado di cambiarle? Se si, come? In cosa consiste quella ricchezza che è la salute? Come si produce questa ricchezza? Ecc ecc.

Chiudo, riprendendo la proposta che in questo forum ha fatto Edoardo Turi “assumere il libro di Cavicchi come la base di confronto tra tutte le forze politiche della sinistra, per progettare insieme una grande Conferenza sulla sanità, con lo scopo di definire un nuovo programma strategico”.

Per quel che mi riguarda, io lavorerò a questa idea. Personalmente, penso che la mia forza politica, in primo luogo, debba prendersi la responsabilità di proporre una propria idea di sanità. Basta con gli obiettivi generici che dicono tutto e niente. Si, noi siamo per difendere la sanità pubblica ma quale? Quella che il PD ha portato sull’orlo di una crisi non solo di nervi? O quella che è più coerente con il nostro progetto di cambiamento politico?

Sono convinto che, come ha scritto Cavicchi nell’articolo di apertura a questo forum, dobbiamo evitare in tutti i modi di arrivare “al punto di non ritorno”. La partita sulla sanità è troppo importante per essere persa.

Arnaldo Lomuti
Movimento Cinque Stelle, Camera dei Deputati

Leggi gli altri interventi al Forum: Cavicchi, L.Fassari, Palumbo, Turi, Quartini, Pizza, Morsiani, Trimarchi, Garattini e Nobili, Anelli, Giustini, Cavalli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA