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Lunedì 24 APRILE 2023
Per le riforme sugli anziani serve chiarezza di idee e politiche coraggiose

il governo vuole mettere mano a una materia che riguarda l'intero sistema di infrastrutture portanti della società e si illude di poterlo realizzare senza coinvolgere i diretti attori del campo

Una politica di corto respiro
Nel suo interessante intervento su QS sulla legge delega per le politiche per gli anziani Filippo Palumbo, dopo un'accurata analisi del testo legislativo, conclude affermando “Come si vede l’intrecciarsi e il sovrapporsi di riferimenti normativi è veramente eccessivo. Troppe priorità significa nessuna priorità. Sembra che il provvedimento si mantenga sospeso. È una riforma? È un testo unico? È l’una e l’altro? L’impressione è quella di una ultima nave che sta per partire e per non sbagliare vi si imbarca tutto il possibile".

La sensazione della nave che vaga in cerca di un approdo, reminiscenza della Narrenchiff di cui parla Foucault come unica soluzione quando un problema è troppo complicato per essere risolto e posato a terra, è in realtà la cifra dell'esecutivo in carica.

Un esecutivo abituato ad annunci roboanti, in primis quelli sul rilancio del SSN e su un consistente incremento del fondo sanitario nazionale, che poi vengono smentiti, non tanto dalle opposizioni, quanto dai magistrati contabili, come avvenuto pochi giorni orsono con la relazione della Corte di conti sul DEF.

Un atteggiamento che "informa" anche l'attuale provvedimento sull'assistenza agli anziani.

La complessità di ogni riforma sistematica
Una problematica particolarmente complessa, di cui cercammo di occuparci durante il dicastero di Livia Turco alla sanità, a partire dalle ondate di calore, e che per essere affrontata in modo costruttivo deve partire da un'analisi del contesto sociale e dalla chiara definizione del target a cui il provvedimento è rivolto: due elementi analitici di cui non c'è traccia negli atti del governo.

Il dato da cui partire dovrebbe essere quello del drammatico invecchiamento della società; ad invecchiare infatti non sono solo gli individui, ma anche le famiglie e le popolazioni con problemi che crescono esponenzialmente col passaggio dalla dimensione individuale a quella collettiva.

A questo si aggiunge un tasso di natalità talmente basso da collocarci ai primi posti della classifica mondiale dei paesi meno prolifici e che dipende in larga misura dal basso tasso di donne in fertilità (solo il 14% del totale) che ci caratterizza. Il classico cene che si morde la coda.

Aumentano le patologie croniche, gli anni passati in condizioni di non autosufficienza mentre si indeboliscono le reti di sostegno a partire dai caregiver familiari sempre meno numerosi e sempre più sostituiti da immigrati regolari o non. Un primo obbiettivo dovrebbe essere allora quello di favorire l'immigrazione regolare e di regolamentare la figura del " badante" formando queste figure professionali con specifici percorsi e inserendole in un albo vigilato dal Ministero degli affari sociali. Un provvedimento che come ha recentemente sostenuto Tito Boeri, alleggerendo il lavoro di cura delle donne, permetterebbe una loro maggiore presenza nel mondo del lavoro.

Adeguare le infrastrutture della società
Il secondo aspetto che andrebbe sottolineato e' che le infrastrutture della società non si sono minimamente adeguate a questa impressionante transizione demo-epidemiologica e che senza interventi mirati e di lungo respiro ogni progetto legislativo è destinato a fallire perché non modifica le condizioni materiali di vita degli anziani.

Il problema degli alloggi
Le case sono rimaste quelle degli anni '70 e come tali sono piene di insidie per gli anziani. Renderle più sicure con misure strutturali e con l'impiego degli strumenti della domotica e creare, per coloro che non possono più vivere da soli, delle strutture di co-housing, dovrebbe essere i primi obiettivi che il governo dovrebbe perseguire se si vuole consentire agli anziani di restare in sicurezza nei luoghi abituali di residenza.

In tale ottica invece di concedere il 120% di finanziamento per la ristrutturazione di appartamenti e villette private, (di cui non è responsabile il governo in carica) si dovrebbero riservare tali agevolazioni a chi vuole realizzare strutture di abitazione collettiva.

Questo dovrebbe fare il governo per non perdere quel poco di buono in termini di crescita economica che le agevolazioni edilizie hanno comunque consentito.

Gli ambienti urbani delle città
Le strade delle città si sono ormai trasformate in autostrade ad alta percorrenza mentre i marciapiedi si sono ridotti a vere e proprie trappole per anziani, costretti, come sono, a pericolose gimkane per evitare moto, biciclette e monopattini abbandonati alla rinfusa.

Gli abitanti delle città e in particolare gli anziani sono diventati ostaggio dei veicoli e non possono neanche attraversare le strade in sicurezza perché le strisce pedonali sono occupate da auto in sosta selvaggia.

Un problema diventato ancora più allarmante dopo che i comuni hanno permesso che bar e ristoranti occupassero spazi pubblici per i loro dehors a scapito delle piazzole di sosta per le automobili.

Se a questo si aggiunge poi la mancanza di percorsi protetti, di giardini pubblici correttamente manutenuti e di isole pedonali si ottiene come risultato che per molti anziani è diventato impossibile camminare e svolgere anche quel minimo esercizio fisico che è fondamentale per mantenere un sano profilo metabolico, cardiologico e psicologico.

Il governo di questo non si cura e come principale preoccupazione ha quella di limitare l'uso di autovelox e di incrementare i limiti di velocità sulle autostrade.

I trasporti pubblici
Ancora più inadeguato è il trasporto pubblico sia in termini quantitativi (i mezzi a disposizione nei diversi luoghi) che qualitativi in termini di funzionalità dei veicoli, progettati e realizzati come se i loro utenti fossero tutti giovani adulti perfettamente autosufficienti.

Per rendere fruibili agli anziani i mezzi di trasporto questi dovrebbero essere numericamente potenziati ma soprattutto dovrebbero prevedere un numero sufficiente di posti a sedere e invece sempre di più si vedono mezzi di ultima generazione in cui, per aumentarne la capienza, si sacrifica proprio il numero di sedili.

Lo stesso dicasi per le barriere di accesso che impediscono a molti mezzi pubblici di accogliere persone non deambulanti o non autosufficienti.

La conseguenza di questo è l'impossibilità per gli anziani di spostarsi da casa se non con l'uso del mezzo privato.

L'assistenza socio- sanitaria
Per gli anziani gli interventi sanitari più importanti in termini di risultati sono quelli di tipo proattivo basati sulla medicina dell'iniziativa, grazie anche alle opportunità che offre oggi la telemedicina.

Gli anziani con patologie croniche, che sono la stragrande maggioranza, hanno bisogno di un monitoraggio costante e di iniziative di contrasto alle riacutizzazioni delle loro patologie di base. Per quest'azione sanitaria fondamentale e per impedire l'aggravamento delle patologie presenti con inevitabile ricorso all'ospedale, bisognerebbe potenziare sia l'assistenza domiciliare con il coinvolgimento attivo del medico e dell'infermiere di comunità e sia implementare la telemedicina che consente un monitoraggio a-remoto.

Serve dunque una nuova organizzazione della medicina di base e una più stretta interazione tra i servizi di prevenzione individuale e collettiva i diversi specialisti (in primis cardiologo, pneumologo e geriatra) e la medicina di base. Servono programmi di educazione sanitaria e un più stretto monitoraggio sul corretto uso di farmaci e strumenti per il controllo dei parametri vitali, (dalla pressione arteriosa alla saturazione ossimetrica al controllo della glicemia).

Attività che necessitano della presenza nel territorio di equipe multiprofessionali a questo dedicate e di idonee piattaforme informatiche. Tutto il contrario della situazione attuale in cui gli anziani vengono lasciati a loro stessi non riuscendo spesso ad utilizzare correttamente alcuni dispositivi come i comunissimi inalatori per l'asma e la bronchite e non sono addestrati a riconoscere i segni premonitori di una possibile riacutizzazione delle loro patologie.

Manca inoltre qualsiasi coinvolgimento dei caregiver che invece dovrebbero essere formati per partecipare attivamente al processo di cura.

Senza un potenziamento del distretto e il pieno coinvolgimento dei medici di base in programmi di sanità pubblica, nulla di questo può essere ottenuto. Servirebbe da parte del decisore politico un atteggiamento risoluto e invece il governo strizza l'occhio alle istanze più corporative dei medici di base che vogliono mantenere il loro ruolo di liberi professionisti senza alcuna reale integrazione con gli altri operatori.

In conclusione il governo vuole mettere mano a una materia che riguarda l'intero sistema di infrastrutture portanti della società e si illude di poterlo realizzare senza coinvolgere i diretti attori del campo.

L'esatto contrario del progetto che il ministero della salute, ai tempi di Livia Turco e del sottosegretario Gianpaolo Patta che sugli anziani aveva la delega, voleva realizzare con il concorso attivo di tutti gli stakeholder.

Un percorso progettuale che prendeva avvio da un convegno nazionale di due giorni in cui tutti i ministeri coinvolti avrebbero dovuto entrare con i piedi nel piatto per delineare un nuovo sistema di protezione degli anziani ridisegnando le infrastrutture materiali e immateriali del nostro contesto istituzionale.

Un progetto affascinante rimasto nel cassetto per la prematura fine della legislatura in cui dovevano confrontarsi demografi, sociologi, epidemiologi, architetti, ingegneri, medici, infermieri, terzo settore e associazioni del volontariato. Un intero mondo che avrebbe dovuto incontrarsi per definire priorità e co-decidere cosa fare in che tempi e in che modo.

Un'idea di costruzione sociale dell'agire politico di cui non c'è traccia alcuna nei progetti del governo in carica.

Roberto Polillo

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