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Giovedì 04 MAGGIO 2023
Farmacista del Ssn. “Una professione strategica a supporto dell’equità del sistema sanitario che va difesa”

In occasione della due giorni degli Stati Generali per la Farmaceutica del Ssn, presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico a Roma la Sinafo (Associazione Nazionale Farmacisti e Dirigenti del Ssn) e  la Sifact, (Società italiana di Farmacia clinica e terapia) chiedono risposte per i professionisti messi alle strette da organici insufficienti, inappropriatezze organizzative e terapeutiche, mancanza di programmazione formativa e assistenziale

I farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici territoriali del Ssn rivestono un ruolo strategico nel garantire la sostenibilità del sistema, grazie a cure costo/efficaci e sicure. Negli ospedali gestiscono approvvigionamenti di beni sanitari quali i farmaci e i dispositivi medici, attraverso attività di procurement e di distribuzione alle Unità Operative e molto altro ancora. Sul territorio svolgono funzioni autorizzative, di vigilanza e controllo sulla filiera del farmaco e dei dispositivi medici, azioni di monitoraggio della spesa farmaceutica per una corretta assistenza a tutela della salute dei cittadini.

Eppure questo ruolo strategico viene esercitato in presenza di una vacatio legis preoccupante quanto invalidante. A partire dal Dm 77/2022, che ha ignorato le specifiche linee di attività previste dal Pnrr e poste in essere da parte dei farmacisti dirigenti del territorio, mentre per il settore farmaceutico ospedaliero le norme legislative di riferimento si fermano al Dpr 128/69.
Bisogna quindi dare risposte immediate e rimuovere le criticità che colpiscono la categoria.

A puntare i riflettori sulla necessità di ripensare e ridefinire gli orizzonti della Professione del dirigente farmacista del Ssn - anche alla luce della continua e crescente evoluzione tecnologica in campo sanitario, con la conseguente commercializzazione di farmaci innovativi e dispositivi medici sempre più complessi e costosi – la Sinafo (Associazione Nazionale Farmacisti e Dirigenti del Ssn) e la Sifact, (Società italiana di Farmacia clinica e terapia) in occasione della due giorni degli Stati Generali per la Farmaceutica del Ssn, presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico e Roma.

Il settore farmaceutico, sia pubblico che privato convenzionato, ricordano i farmacisti, è stato pienamente coinvolto dalle numerose e annose criticità latenti del Ssn, come organici insufficienti, inappropriatezze organizzative e terapeutiche, mancanza di programmazione formativa e assistenziale, emerse agli occhi dei più durante la fase pandemica.
Per questo diventa oggi più che mai necessario ripensare e ridefinire gli orizzonti della Professione del dirigente farmacista del Ssn

“Il farmacista ospedaliero e territoriale è una professione strategica nel garantire la sostenibilità del sistema sanitario grazie a cure costo/efficaci e sicure – ha dichiarato Roberta Di Turi, Segretario Generale del Sindacato Sinafo e Direttore Dipartimento dei Servizi – Uoc Farmacia Ospedaliera Asl Roma 3 – ruolo che i dirigenti farmacisti esercitano in pochi (2.852, quasi tutte donne) gestendo 16 macroaree per 106 linee di attività ospedaliera e 16 macroaree per 97 linee di attività farmaceutica territoriale. Ce ne vorrebbero almeno 8500, considerato che controllano e governano la gran parte dei 32,2 miliardi di Spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata). Quasi il 2% del Pil nazionale”.

E la Professione del dirigente farmacista del Ssn va rivista anche alla luce della continua e crescente evoluzione tecnologica in campo sanitario, con la conseguente commercializzazione di farmaci innovativi e dispositivi medici sempre più complessi e costosi.

“Se vogliamo un Ssn efficace – ha affermato Prof. Silvio Garattini, nella sua relazione sull’informazione indipendente a garanzia della qualità dell’assistenza farmaceutica – dobbiamo investire in prevenzione. Non dobbiamo dimenticare che la maggior parte delle malattie sono evitabili. Ma ci sono grandi interessi che lo impediscono. Ci sarebbe bisogno di una grande rivoluzione culturale, perché così come è il servizio sanitario nazionale non è più sostenibile”.

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