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Mercoledì 17 OTTOBRE 2012
Dieta povera di zinco? Attenzione all’intestino

Un apporto insufficiente del nutriente può contribuire ad alcune patologie, tra cui le malattie cronico-infiammatorie dell’apparato gastro-intestinale come il morbo di Chron. A dimostrarlo uno studio dell’INRAN del Ministero per le Politiche Agricole, pubblicato su Journal of Nutritional Biochemistry.

Ad avvertire delle possibili ripercussioni sull’intestino causate da una dieta troppo povera di zinco ci hanno pensato gli scienziati dell’INRAN, l’ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione vigilato dal Mipaaf (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali). Anche una modesta carenza di questo micronutriente essenziale renderebbe infatti l’intestino più fragile nei confronti degli stati infiammatori. A dimostrarlo una ricerca pubblicata su Journal of Nutritional Biochemistry.

Lo zinco è un micronutriente essenziale che si trova in alimenti proteici di origine animale – carne e pesce, quindi - ma anche in legumi, semi, frutta secca e – in minore quantità - nei latticini. È importante per l’efficienza del sistema immunitario, lo sviluppo del sistema nervoso e l’integrità della pelle. Poiché questo metallo è coinvolto in moltissimi processi biochimici, un suo insufficiente apporto può contribuire ad altre patologie, tra cui le malattie cronico-infiammatorie dell’apparato gastro-intestinale come il morbo di Chron. Lo studio - condotto nell’ambito del progetto Nume, finanziato dal Mipaaf - è stato svolto su un modello di cellule intestinali isolate (che riproduce in laboratorio le caratteristiche fisiologiche dell’intestino umano) e ha mostrato che tali cellule, appositamente sottoposte prima a carenza marginale di zinco e poi a stress infiammatorio, vanno incontro a morte cellulare programmata, interrompendo la continuità dell’epitelio intestinale, con possibili gravi ripercussioni sulla salute che andranno confermate da specifici studi in vivo.

“Un’alimentazione bilanciata è di solito in grado di assicurare lo zinco necessario. Tuttavia, la quantità sufficiente di questo come di altri micronutrienti non è la stessa per tutti”, ha precisato Chiara Murgia, la ricercatrice INRAN che ha coordinato lo studio. “Alcuni individui o gruppi di popolazione, quali donne in gravidanza, anziani e bambini, sono più a rischio di altri, ma anche stili di vita o caratteristiche genetiche individuali possono determinare stati di carenza. Ecco perché la supplementazione indiscriminata non è la soluzione e anzi l’eccesso di zinco può essere altrettanto dannoso per la salute. Questo studio – ha concluso la ricercatrice – suggerisce che, qualora si presentino disturbi gastrointestinali cronici, i livelli di zinco dovrebbero essere determinati, offre una prima spiegazione all’osservazione clinica che i pazienti affetti dal morbo di Chron beneficiano di supplementi di zinco e fornisce nuovi possibili spunti terapeutici per trattare i sintomi di questa patologia”.

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