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Venerdì 19 MAGGIO 2023
Malattie croniche intestinali. Regimenti (FI): “Puntare su ricerca e medicina personalizzata”

"È fondamentale prevedere misure volte a garantire la giusta flessibilità lavorativa a chi deve confrontarsi ogni giorno con queste patologie, così come facilitare il riconoscimento dell’invalidità dato che spesso la gravità della patologia è sottostimata”. Così la responsabile nazionale per l’Europa del Dipartimento Sanità di Forza Italia.

“Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali devono rappresentare una priorità in politica sanitaria: in Europa oltre cinque milioni di persone, molte delle quali sono donne, convivono con patologie come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa, accomunate da una condizione infiammatoria cronica molto debilitante. Le istituzioni devono essere vicine ai pazienti che spesso vedono compromessa la qualità della loro vita e sono a rischio per lo sviluppo di comorbidità, come malattie cardiovascolari e tumori, con ricadute importanti sul benessere psicologico e sul versante socio-economico”.

Così in una nota Luisa Regimenti, Responsabile nazionale per l’Europa del Dipartimento Sanità di Forza Italia.

“Si tratta spesso di patologie per cui non c’è una cura definitiva – continua Regimenti -. I pazienti hanno bisogno di essere seguiti costantemente, con una presa in carico multidisciplinare che comprenda anche un approccio nutrizionale adeguato. Dobbiamo puntare a incentivare la ricerca su nuovi farmaci e allo sviluppo della medicina personalizzata avvalendosi di biomarcatori genetici per orientare verso la scelta del farmaco più adatto per un determinato paziente. Su questo fronte l’Europa si è già mossa con uno stanziamento di 7,5 milioni di euro, all’interno del progetto Horizon 2020, per lo studio delle alghe e dei loro composti per i loro potenziali effetti antitumorali e antinfiammatori”.

“Queste patologie hanno, dunque, un forte impatto sia sulla vita famigliare che su quella lavorativa, costringendo spesso il paziente a numerose assenze per visite e controlli senza che l’azienda e i colleghi siano consapevoli di questa condizione. Una condizione che spesso porta a depressione, riconosciuta come un fattore associato alla ridotta capacità lavorativa. È fondamentale prevedere misure volte a garantire la giusta flessibilità lavorativa a chi deve confrontarsi ogni giorno con queste patologie, così come facilitare il riconoscimento dell’invalidità dato che spesso la gravità della patologia è sottostimata” conclude.

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