quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 22 MAGGIO 2023
L’inconsistenza di una visione solo finanziaria della sanità

Rifinanziare la sanità senza un chiarimento politico sulla sostenibilità è pericoloso per tre ragioni: non è detto che rifinanziare la sanità rappresenti automaticamente la soluzione alle sue criticità, il rifinanziamento della sanità se sganciato da un progetto di riforma potrebbe aggravare paradossalmente la questione della sostenibilità e la catastrofe del Ssn per essere evitata ha bisogno non solo di soluzioni finanziarie ma anche di soluzioni di riforma
Quanto e come


Non mi aspettavo che Asiquas (G. Banchieri, L. Franceschetti, A. Vannucci) (QS 18 maggio 2023) scrivesse quel bell’articolo sulla sostenibilità. Grazie.

Un contributo prezioso del quale dovrebbero far tesoro chi ancora non ha capito l’importanza della questione e che purtroppo riguarda la maggioranza dell’opposizione.

Ricordando a scanso di equivoci che sono colui che ha proposto per la sanità uno sciopero e un finanziamento straordinario (QS 7 marzo 2023) ribadisco che rifinanziare la sanità senza un chiarimento politico sulla sostenibilità è pericoloso per tre ragioni :

Quanto e come
Ciò posto, l’altra questione è “quanto”? Un conto è avere come, propone qualcuno pochi mld, cioè un contentino che non cambia niente, un conto è raggiungere come spesa sanitaria la media europea.

In questo caso il problema più delicato resta “come” spendere eventualmente i soldi, cioè se questi soldi si spendono, riprendendo la riflessione di Asiquas, in modo sostenibile o no.

Se si spende in modo sostenibile ci vuole una riforma perché senza, in pratica, sarebbe come buttare via i soldi e la questione sostenibilità a seguito di ciò, come detto, potrebbe addirittura aggravarsi portandoci davvero alla catastrofe.

Le prestazioni finanziarie
In ogni caso definisco tutte quelle proposte pensate per avere dal governo dei soldi per la sanità, una domanda di “prestazioni finanziarie”, che a seconda delle quantità hanno più o meno probabilità di essere accolte e pongono più o meno importanti problemi di sostenibilità.

Cito dalla Treccani: “L'indennizzo (o indennità) è una prestazione patrimoniale che vale a compensare un soggetto a seguito di un pregiudizio patito, ovvero del sacrificio di un diritto”.

Per me di fronte alla catastrofe:

Maggioranza e opposizione: due esempi
A questo punto, vorrei richiamare due esempi diversi di “prestazioni finanziare” richieste al governo:

Per il primo si tratta di rilanciare il SSN individuando specificatamente tre “interventi ministeriali”:

Per il secondo che è anche colui che coordina la Commissione Salute delle Regioni, le proposte e le richieste sono finanziariamente alquanto più impegnative, in parte quantificate in parte no, quindi rispetto alle scelte recessive del governo sulla sanità sono praticamente senza copertura.

Le prestazioni finanziarie chieste da Donini

Differenze e identità
Non serve sprecare parole per mostrare le differenze che esistono tra le due proposte. Esse mi sembrano chiare e evidenti. Ma forse serve capire cosa esse hanno in comune nonostante siano di segno politico opposto.

Per entrambe:

Dove è finito il proverbiale realismo della sinistra?
A parte la Sicilia che politicamente è come se chiedesse solo pochi spiccioli colpisce la posizione dell’Emilia Romagna cioè l’opposizione al governo che chiede importanti prestazioni finanziarie ma anche importanti modifiche politiche alla linea del governo, infatti Donini chiede, a sostenibilità assente, di modificare la manovra finanziaria approvata dal governo cioè chiede di cambiare il Def.

Alla domanda dove trovare i soldi per finanziare le prestazioni finanziarie richieste Donini risponde: “Prima di incrementare la spesa agli armamenti bisogna investire le risorse in sanità. Basta non spendere 3 mld per gestire un condono fiscale, basta non attuare la flat tax e la diminuzione della pressione fiscale sui ceti più ricchi”. Come dargli torto. Ma quale plausibilità?

Senza le piazze si rischia di fare solo demagogia
Resta da capire come fa Donini senza avere le piazze in rivolta, anzi con una mobilitazione sindacale della quale il governo non sembra preoccupato, senza neanche una ipotesi di sciopero per difendere l’art. 32, a ritenere che non sia il caso di parlare di catastrofe e di chiedere un accordo politico sulla sostenibilità.

Al contrario Donini, ripeto con le piazze vuote e senza sciopero, ma soprattutto senza idee, con una sinistra dissolta, ritiene che al governo sia il caso di chiedere la modifica del Def, di intascare almeno 30 mld e di cambiare radicalmente la politica fiscale.

Chiedo scusa ma credere agli asini volanti mi è proprio difficile

Non sono tanto sciocco da non comprendere le ragioni di Donini cioè dell’opposizione, ma nello stesso tempo i miei capelli bianchi mi impediscono di credere agli asini che volano.

La cosa, con tutta l’affetto che idealmente nutro per Donini e la sua regione è che non capisco come si possa pensare di poter chiedere tanti soldi senza dare nulla in cambio cioè senza né una proposta di riforma e ribadisco, soprattutto, senza fare prima un accordo sulla sostenibilità e senza contestare a priori al governo la sua scelta politica fondamentale che è quella che ci conduce dritti dritti alla privatocrazia sanitaria ma sulla quale il “compagno Donini”, sperando non si offenda, non dice una parola.

Probabilmente a lui la “grande marchetta” non dispiace o comunque è un problema di difficile soluzione. La cosa che conta sono i conti, cioè avere degli indennizzi cioè delle prestazioni finanziarie.

Un disagio profondo
Il disagio che provo è profondo ed è quello di vedere la sinistra che alla fine senza paura del ridicolo è come se considerasse questo governo uno “scemo” o uno sprovveduto al quale chiedere semplicemente di rifinanziare la vecchia politica del passato ignorando che questo presunto “scemo” con questa vecchia politica ci sta portando verso la catastrofe.

Io penso che Donini, le regioni, il sindacato, la sanità tutta in queste condizioni politiche più di qualche spicciolo per tappare qualche buco non avranno, ma se non sarà così e speriamo che non sarà così, mi chiedo: a questo punto di chi è la responsabilità politica della catastrofe, del matematico che ha inventato la teoria o del “compagno” Donini che questa teoria l’ha corroborata fino alle estreme conseguenze?

Ivan Cavicchi

© RIPRODUZIONE RISERVATA