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Mercoledì 24 MAGGIO 2023
XXII giornata nazionale del Sollievo. Schillaci: “Necessario continuare a lavorare per garantire accesso alle cure equo e uniforme”

Questo significa consolidare le cure palliative domiciliari e le cure palliative residenziali, garantire cure palliative in sede ospedaliera e consolidare e sviluppare i Centri specialistici. Fedigra: “L’impegno delle Regioni insieme al Ministero della Salute, è  fare il possibile per implementare e completare l’attuazione alla legge 38 e dare contenuti e gambe alla Riforma della medicina territoriale"

“La Costituzione tutela la salute come diritto fondamentale: rafforzare le cure palliative significa garantire questo diritto alle persone e alle famiglie nel momento in cui sono veramente più fragili. Le cure palliative rientrano nei Lea, nei diversi setting assistenziali. Tuttavia, spesso viene ancora erogata un’assistenza sociosanitaria in forma frammentaria e non coordinata, con tante ospedalizzazioni che si traducono talvolta in trattamenti inappropriati, costosi, con scarsa soddisfazione da parte dei pazienti e dei loro familiari. Di qui l’impegno a implementare e rafforzare ulteriormente i servizi di cure palliative e terapia del dolore, in una prospettiva di integrazione e complementarità alle terapie attive. Esigenza che la pandemia ha reso ancora più urgente dimostrando la necessità di rafforzare l’assistenza territoriale e di prossimità anche per chi ha bisogno di cure palliative e di terapia del dolore”.

Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel corso della Conferenza stampa di presentazione della XXII giornata nazionale del Sollievo, organizzata nella sede della Conferenza delle Regioni.

Una giornata, istituita il 24 maggio del 2001 su proposta del ministro Umberto Veronesi, promossa dalla Fondazione nazionale Gigi Ghirotti onlus, dal ministero della Salute e dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome. Obiettivo, far sì che nessuno sia lasciato solo nel tunnel della malattia e di non soffrire inutilmente.

L’Italia con la Legge 38 del 2010 è stata tra le prime nazioni in Europa a dotarsi di una legge innovativa per garantire un’assistenza qualificata e ad umanizzare la cura in ambito palliativo e della terapia del dolore, ha ricordato Schillaci elencando i provvedimenti che hanno dato corpo allo sviluppo delle reti di cure palliative e terapia del dolore, all’attuazione di percorsi assistenziali integrati, al riconoscimento delle competenze professionali, alla formazione accademica e alla formazione continua degli operatori delle reti, nonché al monitoraggio delle attività erogate.

“A oltre 10 anni dalla Legge tanto è stato fatto per l’attuazione delle reti di cure palliative e di terapia del dolore per l’adulto e in ambito pediatrico – ha concluso – ma è necessario continuare a lavorare per garantire un accesso alle cure equo e uniforme sul territorio nazionale. Questo significa consolidare le cure palliative domiciliari e le cure palliative residenziali; garantire le cure palliative in sede ospedaliera; consolidare e sviluppare i Centri specialistici della rete ospedaliera di Terapia del Dolore per la prevenzione, l’identificazione precoce, la diagnosi e il trattamento delle sindromi dolorose e per la diagnosi di dolore malattia; implementare il coordinamento delle reti locali e regionali previste dalla Legge 38. Obiettivi che ci vedono tutti impegnati”.

“Non posso negare che resti ancora molto da fare per assicurare a tutti e in maniera uniforme in tutte le aree del nostro Paese l’accesso alle terapie del dolore e alle cure palliative e che non bisogna abbassare la guardia o ritenersi soddisfatti per i risultati raggiunti – ha dichiarato il presidente delle Regioni, Massimiliano Fedigra – ma al contrario occorre rimboccarsi le maniche e lavorare tutti insieme per superare quelle criticità che l’esperienza di questi anni ha evidenziato come ad esempio la carenza di posti letto nelle strutture dedicate o la formazione specifica del personale medico preposto in grado di riconoscere e affrontare per tempo questo tipo di bisogni ed offrire un intervento precoce e integrato, che affronti la multidimensionalità dei bisogni di carattere clinico ma anche psicosociale”.

Il presidente Fedigra ha poi assicurato l’impegno delle regioni nell’ambito della Commissione Salute per provare a concretizzarle e a tradurre in atti le proposte e i suggerimenti arrivati: “L’impegno che possiamo assumere oggi come Regioni – ha aggiunto – e, mi sento di dire, insieme al Ministero della Salute, è quello di fare il possibile per implementare e completare l’attuazione alla legge 38 e dare contenuti e gambe alla Riforma della medicina territoriale, per migliorare in particolare i servizi sanitari rivolti alle terapie del dolore e alle cure palliative”.

La risposta istituzionale è arrivata con la legge 38 del 2010 ma rimangono ancora numerose difficoltà applicative che hanno accentuato il gap tra i territori, come ha sottolineato il presidente della Fondazione Gigi Ghirotti Vincenzo Morgante: “Alcuni passi decisivi in avanti sono stati compiuti a 13 anni dall’approvazione della legge per la diffusione delle cure palliative ma, come recentemente rilevato dal rapporto Time for better at the end of life che ha fotografato la situazione in molti paesi aderenti all’Ocse, l’accesso a tempestivo ad adeguate cure di fine vita per alleviare i sintomi delle persone in fase terminale è inferiore al 40%, percentuale che in Italia scende intorno al 35%, anche se il nostro Paese ha recentemente implementato un modello di identificazione precoce dei pazienti con bisogni di cure palliative attraverso l'integrazione tra cure primarie e cure palliative domiciliari”.

La legge 38 del 2010 è stata un punto di svolta per i diritti del malato, ha ricordato Andrea Mandelli presidente della Fofi, ma bisogna fare qualcosa in più. “Per prima cosa - ha aggiunto - occorre creare, in linea con le prospettive del Dm 77, un’unitarietà di comportamento tra tutti gli attori della filiera deputati alla cura dei pazienti, ognuno con le proprie competenze, evitando quindi logiche a silos. Il paziente deve essere al centro di una azione unitaria. Bisogna poi dare vita, sul tema delle cure palliative e della terapia del dolore, a una formazione unica per farmacisti, infermieri, medici in maniera tale da avere un approccio unitario al malato”.

Servono poi campagne di informazione e di sensibilizzazione. “La legge 69 del 2009 dice che i farmacisti devono essere attori della campagna di sensibilizzazione. La centralità del nostro ruolo rispetto a questa tematica riguarda quindi la capacità di accogliere i bisogni dei pazienti e dei loro familiari, di informarli sulle terapie e sui diritti garantiti dalla Legge, e di offrire il massimo supporto nella gestione delle cure palliative sul territorio - ha concluso - e stiamo già collaborando con le Associazioni dei pazienti affinché siano consapevoli del fatto che le farmacie sono un punto di riferimento importante. I farmacisti sono al fianco dei malati per alleviarli da burocrazie inutili e sostenerli”.

Anche l’infermiere è protagonista sulle cure palliative, terapia del dolore, umanizzazione, i tre cardini scelti per la Giornata del Sollievo 2023 e lo è per responsabilità professionale, ma anche per prescrizione del suo Codice deontologico, ha affermato Maurizio Zega, consigliere del Comitato centrale Fnopi che propone di ampliare le esperienze di Hospice a gestione Infermieristica dimostratisi assolutamente efficaci per l’assistenza.

“E’ il momento di riconoscere le specializzazioni infermieristiche; in questo caso dare spazio alla professione infermieristica sulla gestione della terapia del dolore” ha affermato Zega che ha aggiunto “in questo modo quanto richiesto al comma 83 della legge di Bilancio 2023 cioè arrivare al 2028 con una copertura dell’assistenza del 90% della popolazione interessata diviene un risultato sfidante e non impossibile”.

“Il valore della professione infermieristica – ha concluso Zega - non deriva semplicemente dall’insieme dei gesti tecnico/scientifici che gli infermieri attuano, ma dalla relazione che veicola ogni gesto di cura e dal senso che ne deriva e che per la loro qualità possono fare la differenza. Racchiudono un valore ancora più prezioso: diventano il mezzo attraverso cui è possibile contribuire a restituire o a far riscoprire il senso e il significato del tempo che rimane valorizzando ogni singolo momento che può continuare a riempirsi di vita. Per gli infermieri un’affermazione del loro Codice è prioritaria: ‘il tempo di relazione è tempo di cura’”.

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