quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 05 LUGLIO 2023
Richiesta di morire, come supportare il paziente? Un documento condiviso da psicologi, medici e infermieri illustra le competenze, le prassi e le criticità

Per la prima volta in Italia, un tavolo di lavoro multidisciplinare composto da psicologi, medici, infermieri, assistenti spirituali, bioeticisti, giornalisti e familiari si è riunito per offrire le basi traversali e condivise a queste domande

L’assistenza e la cura di una persona con una malattia in fase avanzata sono esperienze sempre accompagnate da dubbi e interrogativi. E tra questi, il più carico di implicazioni è certamente quello posto da una persona che, con una sofferenza fisica e psicologica e senza prospettive di guarigione, chieda di morire pur di porre fine alla propria condizione. Come considerare in questi casi la richiesta? E in che modo supportare il malato verso una scelta più consapevole?

Per la prima volta in Italia, un tavolo di lavoro multidisciplinare composto da psicologi, medici, infermieri, assistenti spirituali, bioeticisti, giornalisti e familiari si è riunito per offrire le basi traversali e condivise a queste domande. Dal confronto, durato oltre un anno, è scaturito un e-book: “Sofferenza e desiderio di morte: le prassi dello psicologo, medico, infermiere a sostegno della persona”, contenente una serie di elementi in grado di orientare medici, psicologi e infermieri in questo delicato e difficile passaggio. L’iniziativa, promossa dall’ Ordine degli Psicologi del Lazio, in collaborazione con la Società Nazionale Medica Interdisciplinare cure primarie e l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS.

Il documento affronta una tematica su cui convergono prospettive diverse. Se per i sanitari è spesso difficile accettare il rifiuto ai trattamenti disponibili o la revoca di quelli in atto, costoro devono accogliere il punto di vista della persona malata che, se gravemente afflitta in termini fisici e psicologici, ha il diritto di far valere la propria volontà. A tale proposito, la legislazione italiana ha accolto la possibilità del paziente con la legge 219 del 2017 e la sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale, di revocare o rifiutare o accedere al suicidio volontario medicalmente assistito circostanziato. Tuttavia, grazie al documento, il Tavolo ha aperto un dialogo sugli elementi necessari per affrontare i dilemmi professionali e umani presenti di fronte alla sofferenza dei malati.

Il testo fornisce indicazioni per approfondire le dinamiche psicologiche alla base della scelta del paziente di morire. A seguire, illustra le diverse dimensioni della sofferenza vissute dalla persona, da quella fisica a quella psicologica, spirituale ed esistenziale, arrivando a includere quella sperimentata dall’operatore e dal familiare.

Come spiega Monia Belletti, psicologa, psicoterapeuta e coordinatrice del progetto, “Il Tavolo di lavoro ha affrontato questi temi cercando di dare risposte concrete, ispirate dalle conoscenze attuali, dai dati empirici e dell’esperienza degli operatori, e ponendo al centro il rispetto per la dignità e la volontà della persona. Il testo prodotto è la sintesi delle conoscenze scientifiche e professionali, attualmente disponibili, e vuole essere un punto di partenza e, auspicabilmente, uno spunto per ulteriori valutazioni, analisi, riflessioni ed elaborazioni future quanto mai necessarie in un contesto professionale in continua evoluzione”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA