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Lunedì 08 GENNAIO 2024
Fenilchetonuria e carenza di BH4: con la dietoterapia e le nuove formulazioni farmaceutiche migliora gestione e qualità della vita

Come spiega Simona Sestito, pediatra, ricercatrice dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, “è una condizione ereditaria che è legata ad un'alterazione del metabolismo di un aminoacido, la fenilalanina. Si tratta, nella maggior parte dei casi, del deficit di un enzima, la fenilalanina idrossilasi, che è deputata alla conversione di questo amminoacido fenilalanina in tirosina”

La fenilchetonuria è una malattia metabolica conosciuta da molto tempo: “si tratta di una delle prime patologie metaboliche riconosciute essere causa di disabilità intellettiva – afferma Simona Sestito, pediatra, ricercatrice dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – ed è una condizione ereditaria che è legata ad un'alterazione del metabolismo di un aminoacido, la fenilalanina. Si tratta, nella maggior parte dei casi, del deficit di un enzima, la fenilalanina idrossilasi, che è deputata alla conversione di questo amminoacido fenilalanina in tirosina. In una minoranza di casi è possibile che il difetto non sia primariamente legato ad alterazioni dell'attività di questo enzima, bensì alla produzione di un co-fattore, la tetraidrobiopterina (BH4), che serve all'enzima idrossilasi per funzionare adeguatamente”.

“Si tratta di una condizione ereditaria trasmessa con modalità autosomica recessiva, che si manifesta con un'incidenza di 1 a 10.000-15.000 nati, sebbene esistano delle regioni e delle aree geografiche nelle quali l'incidenza potrebbe essere variabile rispetto a questa stima. Questa condizione viene diagnosticata grazie ai programmi di screening neonatale, attraverso la determinazione dei livelli ematici di fenilalanina: qualora questo valore superi determinati range, il paziente necessita di un trattamento dietetico. La dietoterapia si basa infatti sull'impiego di una dieta quotidiana a contenuto controllato di fenilalanina, che è sicuramente un approccio terapeutico fondamentale per questa condizione, consentendo di controllare l'apporto quotidiano di fenilalanina introdotto e quindi di andare a ristabilire il valore di fenilalanina plasmatico entro il range adeguato. Questa condizione, se non trattata, può comportare una serie di conseguenze, soprattutto per ciò che riguarda lo sviluppo cognitivo del bambino e pertanto l'obiettivo terapeutico è quello che la dietoterapia in primo luogo vada a controllare i valori ematici di questo aminoacido”.

“Recentemente è stata introdotta anche la possibilità di introdurre nel panorama terapeutico di questa condizione anche degli approcci terapeutici farmacologici. Primo fra tutti quello della terapia di sostituzione con BH4. Questo chiaramente è un elemento terapeutico fondamentale per quella minoranza di casi in cui il difetto primario è legato al deficit di BH4 che, come abbiamo spiegato, rappresenta un co-fattore importante per l’attività della fenilalanina idrossilasi. Ma si è visto che in realtà il BH4 può essere in grado di migliorare l'attività fenilalanina idrossilasi nei pazienti in cui il difetto primitivo risiede nel deficit dell'attività di questo enzima: i cosiddetti pazienti che sono BH4 responsivi sono in grado di migliorare l'attività di questo enzima e di migliorare anche la tolleranza dietetica alla fenilalanina, grazie all'aggiunta della tetraidrobiopterina come trattamento farmacologico di supporto alla dietoterapia. Liberalizzare o migliorare la tolleranza dietetica significa chiaramente migliorare anche la qualità di vita di questi pazienti e quindi il vantaggio che l’introduzione di BH4 ha comportato nella gestione di questa malattia è stato sicuramente notevole negli ultimi anni. Ed esistono oggi diverse formulazioni attraverso cui BH4 può essere somministrato: sia attraverso delle compresse, che attraverso delle formulazioni in polvere”. È stato infatti recentemente introdotto sul mercato italiano un medicinale generico a base di sapropterina dicloridrato disponibile in polvere per soluzione orale che garantisce alcuni importanti vantaggi per i pazienti, primo fra tutti la facilità di assunzione che si traduce in un impatto migliorativo sulla compliance alla terapia. “Chiaramente – conferma l’esperta - i vantaggi che la formazione in polvere può avere sono relativi all'impiego soprattutto nell'età pediatrica e anche all'importanza degli aggiustamenti posologici che possono essere effettuati, cosa che offre un ulteriore vantaggio”.

“La terapia farmacologica, inoltre, si avvale anche, grazie alla sua recente introduzione, di una terapia di sostituzione enzimatica che può rappresentare una valida opzione terapeutica in alcune categorie di pazienti, perché è necessario che i pazienti che ricevono questo trattamento abbiano un'età che sia uguale o superiore ai 16 anni e che non abbiano un buon controllo metabolico con le opzioni terapeutiche attualmente disponibili. Le esperienze anche nell’impiego delle terapie di sostituzione enzimatica stanno aumentando e sicuramente tutte insieme queste opzioni farmacologiche, oltre all'importantissimo strumento rappresentato dalla dietoterapia, rappresentano strategie terapeutiche che possono consentire ai pazienti con fenilchetonuria di poter avere una buona qualità di vita e garantire uno sviluppo neuro-cognitivo ottimale”, conclude la ricercatrice.

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