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Lunedì 12 FEBBRAIO 2024
Sulla violenza contro i sanitari serve più autocritica

Tanti, troppi gli abusi lasciati correre con l’attribuzione scaccia pensieri “so’ ragazzi” ovvero con l’abitudine di girarsi dall’altra parte, fatta eccezione per le vicende riguardanti persone importanti, trascurando quelle sopportate, persino amaramente, da quelle normali, peggio dai diseredati.

Basta con i medici, infermieri, portantini e addetti alle autoambulanze massacrati di botte. Basta con i timori delle giovani donne addette alla continuità assistenziale accompagnate al lavoro, persino dagli anziani genitori, perché a rischio di stupro. Basta con una Repubblica, intendendo per tale l’insieme dello Stato, degli enti territoriali e di quelli che formano il SSN, che non si impegnano facendo autocritica costruttiva delle sottovalutazioni delle quali si sono rese protagoniste.

Tanti, troppi gli abusi lasciati correre con l’attribuzione scaccia pensieri “so’ ragazzi” ovvero con l’abitudine di girarsi dall’altra parte, fatta eccezione per le vicende riguardanti persone importanti, trascurando quelle sopportate, persino amaramente, da quelle normali, peggio dai diseredati.

Tante e troppe le tolleranze indebite che hanno cambiato il modo di giudicare e di intervenire come Iddio comanda nonché cagionato ciò che è davanti agli occhi di tutti.

Il mobbing, che brutta cosa. E’ la manifestazione di sadismo abituale rivolta da un superiore ad un subordinato. Quella fatta di comportamenti aggressivi posti in essere sul luogo di lavoro di chiara persecuzione del lavoratore.

Il bullismo è tanto brutto quanto il mobbing. Entrambi registrano reazioni violente psico-fisiche del più forte verso il più debole, rispettivamente dettate da depressioni sostanziali e favorite da ignoranti esibizioni.

Il primo reso possibile dalle funzioni esercitate da chi sta sopra verso i sottoposti, ma anche i parigrado, del tipo quello narrato nelle filande ad opera del più sadico del sciur padrun da le bele braghe bianche. Ma con metodo e continuità, spesso consentito da particolari promozioni attribuite dal decisore fiduciariamente. Un attestato di quasi sempre immeritato potere, questo, che dà peso al sadico esercente il mobbing, che così si diverte.

Il secondo è la presa di mira del coetaneo più debole, sino ad arrivare a mettere nel più vile dei mirini un disabile ovvero un clochard. Un atto di violenza cui si aggiunge quello fatto per ragioni di stupro, spesso di gruppo. Eventi questi che, solo a sentirli raccontare, si avverte la peggiore delle rabbie e la necessità di riempirsi di Biochetasi per frenare inarrestabili conati di vomito.

I tre genere di violenze si distinguono:

- per il uso ricorso quasi industriale praticato a più livelli nella PA ad opera dei più elevati di grado, che mantengono e rafforzano così le loro prerogative di contare di più degli altri;

- per un uso più artigiano, ma in crescita seriale, ad uso di chi si sente Arnold Alois Schwarzenegger, quell’eroe che diventa addirittura attraente verso quegli imbecilli che arrivano ad ammirare le esibizioni di un siffatto genere di umanità scadente;

- per un uso disumano da esercitarsi per lo più verso le donne, finanche bambine, praticato attraverso l’atto fisico che lascia il segno più di un indelebile deficit psico-fisico: lo stupro, aggravato da quello perpetrato in gruppo.

Tre esempi che, ancorché di gravità e ricadute diverse, lasciano – come detto - segni indelebili. Proprio per questo, al di là della repressione che richiedono, meritano particolari attenzioni sul piano della prevenzione dei corrispondenti delitti. A questi tre generi di aberranti esempi di violenza se ne aggiunge un altro, arrivato ad essere di moda per contrattare la velocità di una prestazione medica ovvero la indebita promozione di un figlio. Il riferimento va ai medici/operatori sanitari divenuti oramai pieni zeppi di scariche di botte e quei docenti e dirigenti scolastici presi di mira dai cazzotti di quei folli di padri energumeni.

Insomma, si è arrivati al massimo delle barbarie! Al riguardo, necessita la scesa in campo di tutti, nessuno escluso, con il doveroso rigore.

È sulla cultura sociale che bisogna incidere, intervenendo su:

le famiglie da impegnare in un genere di educazione forse diversa, dedicata ad imprimere le regole generali della vita, del tipo che se si fa goal con la mano è fallo e non già una furbata se l’arbitro si accorge di nulla;

la scuola ove si pensa più allo studente e non a chi lo stesso sia figlio, con conseguente evidente discrimine, generativo della constatazione del peccato delle differenze;

la società delle discriminazioni, che deve divenire quella della tutela del bene comune, del rispetto degli altri, della generosità che vada ben oltre la tolleranza, quella persino ancora oggi da concretizzare in un modo divenuto esempio orribile dell’insofferenza verso il diverso e verso chi non ha i genitori che contano;

le istituzioni da dovere trasformare in banco aperto al pubblico, ove si dispensino uguaglianza di trattamento, aiuto a chi ne ha più bisogno, provvedimenti motivati in tal senso e tutela assoluta della domanda sociale;

le religioni che, così come sono praticate, devono divenire dispenser di lotta alla rivalità, di corsa alla eguaglianza e alla convivenza costruttiva del mondo di domani.

Ettore Jorio

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