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Giovedì 14 FEBBRAIO 2013
Leucemia e linfomi. Cancellare una proteina fa entrare le malattie in remissione

Si chiama fattore di trascrizione Gfi1 e quando è assente nei topi queste due malattie entrano in remissione e la malattia scompare, anche senza chemioterapia. La scoperta, effettuata all’Università di Essen, è stata pubblicata su Cancer Cell. I ricercatori dovranno ora completare i test su tessuti umani.

Potrebbe portare a un nuovo approccio alla cura della leucemia e dei linfomi, il risultato di una nuova ricerca dell’Università di Essen, nella quale è stato scoperto il ruolo di un particolare fattore di trascrizione, chiamato Gfi1, cruciale per lo sviluppo di questi tipi di cancro: quando è assente, nei topi la malattia entra in remissione e scompare totalmente, anche senza trattamento. All’importante studio, pubblicato su Cancer Cell, stanno già seguendo test su tessuti umani, che – secondo gli sperimentatori – stanno già dando buoni risultati.
 
I vari tipi di leucemia e linfoma rappresentano solo una piccola percentuale di tutti i tumori maligni diagnosticati nel mondo, un valore che oscilla tra il 3 e il 5 per cento. Tuttavia, nell’80% dei pazienti che sviluppano queste malattie, anche i trattamenti più aggressivi non permettono la guarigione. “Per questo abbiamo pensato di andare dritti al cuore della questione e esaminare come i vari geni partecipassero alla genesi e allo sviluppo della leucemia, e come in particolare questi interagissero tra loro”, ha spiegato Cyrus Khandanpour, co-autore dello studio. “Solo così potevamo pensare di trovare nuove opzioni terapeutiche veramente efficaci”.
 
All’interno di questa ricerca è subito emerso il ruolo cruciale della proteina Gfi1 nello sviluppo della malattia. Per questo i ricercatori hanno tentato di osservare cosa succedeva su modello murino se questa era assente: incredibilmente, gli scienziati hanno osservato che la prognosi migliorava moltissimo, i topolini entravano in remissione e guarivano completamente anche senza chemioterapia. Risultati che da risultati preliminari degli studi condotti su linee cellulari umane sembrano essere confermati anche per l’uomo, ma che dovranno essere confermati in ulteriori ricerche.

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