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Giovedì 21 MARZO 2013
Ocse. Le prime Linee Guida per la valutazione del "benessere soggettivo" dei cittadini

Misurare il benessere: questa la sfida. E per vincerla ecco le indicazioni su come raccogliere i dati sulla percezione del benessere individuale. Non una misura della “felicità”, ma un tentativo di prendere in considerazione tutti i fattori che fanno dire a ognuno di noi di essere soddisfatto o meno della propria vita. LE LINEE GUIDA.

Per poter comprendere se la popolazione “sta bene” ed eventualmente migliorare il benessere dei cittadini, governi e policy makers devono avere dei dati solidi da cui partire. Per questo l’Ocse ha pubblicato in questi giorni le prime Linee Guida per misurare il benessere soggettivo all’interno di una nazione, che permetteranno di valutare se e quanto i cittadini di ogni paese ritengono di condurre una vita “soddisfacente”.
 
Il documento prodotto è una sorta di canovaccio per esperti e ricercatori, ed è stato sviluppato all’interno dell’iniziativa “Better Life” dell’Ocse, un progetto lanciato nel 2011 allo scopo di misurare il progresso della società non con la semplice fotografia dell’economia, ma con undici diversi indicatori che spaziano dal reddito all’occupazione, dalla salute al diritto all’abitare, dall’impegno civico all’ambiente. In questo quadro ha rilievo anche proprio il benessere soggettivo, ovvero quello che ogni persona percepisce di provare nella propria vita. Un obiettivo che è già condiviso dall’Italia, che all’interno delle Indagini Multiscopo redatte dall’Istat ha già inserito la “soddisfazione per la propria vita” come indicatore fondamentale per valutare la società.
Naturalmente, specificano dall’Ocse, non si tratta di un tentativo di misurare la “felicità” della popolazione, ma lo slancio in questa direzione racchiude la necessità di inserire nella valutazione e nella messa in atto di strategie politiche a lungo termine per la crescita di ogni paese anche aspetti della vita personale dei cittadini che lo abitano, degli affetti, ma anche – ad esempio – delle aspettative per il futuro e in generale dello status psicologico della popolazione.
 
La grandezza è tuttavia difficile da misurare, non solo perché bisogna coinvolgere campioni grandi e rappresentativi della popolazione, ma anche e soprattutto perché raccogliere i dati in maniera uniforme e consistente nello spazio e nel tempo è più difficile con grandezze così poco quantificabili.
Proprio perché si tratta in un certo senso di misure che derivano dall’autovalutazione o da indagini a campione, l’indicatore del benessere soggettivo dipende molto dalla metodologia con cui si raccolgono i dati. Ecco perché le Linee Guida cercano proprio di fornire delle indicazioni per avere dati confrontabili e in una certa misura standardizzati: come sviluppare le domande delle indagini in modo che siano più oggettive, come evitare o limitare al massimo la parzialità o lo sbilanciamento delle informazioni raccolte, ma anche come presentare i dati in modo che siano comprensibili e più facilmente utilizzabili dai policy makers.
 
Il benessere della popolazione è infatti sicuramente influenzato da un ampio range di contingenze, comprese quelle relative a tutti gli altri indicatori misurati nella Better Life Initiative. Ma non solo: anche le capacità di recupero personali di fronte alle avversità, o potenziali influenze culturali e linguistiche difficili da quantificare, hanno un ruolo importante nel modo in cui ogni cittadino percepisce e valuta la propria vita. Per questo i dati rilevati devono essere sempre considerati insieme ad altri dati più oggettivi. “La misura del benessere soggettivo funziona da complemento ad altri indicatori già usati per monitorare e confrontare la qualità della vita in ogni paese e possono essere utili perché le politiche locali dei governi siano basate su dati reali”, ha spiegato Martine Durand, capo del dipartimento statistico dell’Ocse. “Tuttavia si tratta solo di una parte della fotografia, che va esaminata insieme a dati più quantificabili”.
 
In ogni caso, spiegano gli esperti proprio nelle Linee Guida, “come ogni nuova area statistica che viene presa in considerazione anche questa avrà bisogno di successivi assestamenti e migliorie”. Insomma, c’è ancora molto da imparare, e “man mano che impareremo dovremo aggiornare queste indicazioni”, specificano. Concludendo poi: “Tuttavia, è importante anche riconoscere gli importanti passi in avanti fatti negli ultimi anni, di cui le Linee Guida sono espressione: il primo tentativo di fornire una metodologia organica e omogenea in tutti i paesi”.
 
Laura Berardi

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