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Lunedì 22 APRILE 2013
Napolitano è il 12° presidente della Repubblica. “Ora un governo di intesa per uscire dalla crisi”

“A 56 giorni dalle elezioni si deve senza indugio procedere alla formazione dell'Esecutivo”.  E dovrà essere un Governo di intesa tra forze politiche diverse, perché dalle elezioni non è emerso nessun vincitore autosufficiente. Napolitano giura e  si commuove ma avverte: "se i partiti saranno ancora sordi trarrò le conseguenze". Il messaggio del Presidente

“Come voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest'aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica”.
Inizia così, dopo i saluti di rito, il messaggio di Giorgio Napolitano (che si è visibilmente commosso in più di un momento del suo discorso durato 40 minuti e interrotto da 30 applausi) svolto subito dopo il suo secondo giuramento dinanzi alle Camere riunite.

“La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente - ha sottolineato il Capo dello Stato - non si era mai verificata nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato "schiusa una finestra per tempi eccezionali".
E proprio in circostanze eccezionali si è trovata l’Italia del dopo voto e per Napolitano “bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l'Italia”.
 
Detto questo Napolitano ha ricordato, non senza toni critici, le tante occasioni mancate di questi ultimi anni sul piano delle riforme, prima tra tutte quella elettorale. Fatto questo che ha definito “imperdonabile”.

“La mancata revisione di quella legge - ha sottolineato - ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti”.
 
E di fronte allo stallo delle forze politiche, dice Napolitano "Ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese".

E venendo all’oggi e alle prospettive che si aprono per la formazione di un Governo in grado di far uscire il Paese dalla crisi economica e istituzionale, Napolitano ha lanciato il suo monito. “Lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del paese - ha detto - non è possibile se non nel confronto con un governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione. A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio - dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello Stato - si deve senza indugio procedere alla formazione dell'Esecutivo”.
 
"Tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità. Le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto", ha detto Napolitano, per poi sottolineare che “Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera”. “Al Presidente - ha puntualizzato - non tocca dare mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall'art. 94 della Costituzione: un governo che abbia la fiducia delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune”.
 
“E la condizione - per Napolitano - è dunque una sola: fare i conti con la realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il governo e quali siano le esigenze e l'interesse generale del paese. Sulla base dei risultati elettorali - di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no - non c'è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze”.
 
“Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto - se si preferisce questa espressione - si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni”. E per Napolitano non ci sono dubbi: “Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale”.

“D'altronde - chiosa Napolitano -, non c'è oggi in Europa nessun paese di consolidata tradizione democratica governato da un solo partito - nemmeno più il Regno Unito - operando dovunque governi formati o almeno sostenuti da più partiti, tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti”.

“Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse”, per Napolitano  “è segno di una regressione, di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche”.
 
E che Napolitano voglia far presto lo conferma una nota del Qurinale al termine del suo discroso alle Camere. ""Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avvierà domani mattina, ricevendo il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, e la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, un rapido giro di incontri con le rappresentanze parlamentari essenzialmente per verificare ogni eventuale aggiornamento delle posizioni già illustrate nelle precedenti consultazioni per la formazione del nuovo Governo".
 
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